Nuovo appuntamento con il Sudestival 2015: oggi parliamo di Fango e gloria di Leonardo Tiberi. Oltre all’intervista allo sceneggiatore Salvatore De Mola la recensione dei ragazzi della giuria dei giovani.
Fango e gloria
Fango e gloria è la storia di Mario, un giovane ragazzo pieno di sogni, speranze e progetti per il futuro, destinati a infrangersi con lo scoppio della Grande Guerra. Sono sufficienti tre mesi di addestramento per fare di lui un soldato e, ancora meno, per trasformare veri paradisi naturali in teatri di atrocità inaccettabili.
L’atmosfera dura della guerra è addolcita dalla storia d’amore tra Mario e Agnese, che stempra i toni e, al tempo stesso, attira l’attenzione dello spettatore, che si appassiona alla vicenda dei protagonisti e che, forse, identificandosi con loro, avverte la guerra come irrimediabilmente vicina. Al fascino del film contribuisce anche l’utilizzo di scene originali dell’epoca, messe a disposizione dall’Istituto Luce, in occasione dei suoi novant’anni, e organicamente inserite nel tessuto narrativo.
Fango e gloria risponde perfettamente al tentativo di restituire un’identità alle migliaia di eroi e martiri che hanno combattuto per l’Italia, mossi da un forte sentimento patriottico. A tal proposito, molto drammatico e insieme commovente è l’ultimo viaggio di Mario, scelto a rappresentare i caduti nella figura del milite ignoto. Il finale suona come un’aspra condanna della guerra e, al tempo stesso, come uno straordinario inno alla vita.
VA Liceo Classico “IISS Galileo Galilei”
Intervista allo sceneggiatore Salvatore De Mola
Iniziamo da soggetto e sceneggiatura, scritti a quattro mani con il regista Leonardo Tiberi. Ci racconta la fase di stesura? Quali erano gli aspetti che volevate sottolineare maggiormente?
Nel novembre del 2013 Leonardo Tiberi, per anni documentarista presso l’Istituto Luce, e il produttore Maurizio Tedesco, con cui stavo già lavorando a un altro bellissimo progetto che speriamo sia realizzato, prima o poi, mi proposero questa follia: in occasione del centenario dell’inizio della prima guerra mondiale, Tiberi voleva realizzare un film costituito da un mix di scene girate ex novo e materiale di repertorio.
Quest’ultimo sarebbe stato scelto nell’immenso “magazzino” del’Istituto Luce: d’altra parte nel 2014 sarebbe caduto un altro importante anniversario, i novant’anni dalla fondazione di questo istituto. L’idea era quella di raccontare l’odissea di un ragazzo come tanti che attraversava tutta la guerra, dall’attentato di Sarajevo del 28 giugno del 1914 alla vittoria finale dell’Italia e delle forze della Triplice Intesa, nell’autunno del 1918.
Tiberi mi disse che voleva finire il film con le immagini del treno che, nel 1921, ha attraversato l’Italia per portare a Roma le spoglie del Milite Ignoto. Immagini molto commoventi, che dimostravano quanto quel conflitto avesse veramente unito l’Italia nella tragedia e nella sofferenza, ma anche nell’orgoglio di essere italiani.
L’idea che il ragazzo scelto per raccontare questa storia fosse proprio il Milite Ignoto è stato un altro elemento che mi ha convinto ad accettare questa sfida. Abbiamo quindi iniziato a lavorare cercando di trovare il modo di unire al meglio due tipi diversi di racconto: quello documentaristico, che ci veniva restituito dalle immagini girate al fronte dai primi cineoperatori di guerra – non dimentichiamo che il cinema era stato inventato appena vent’anni prima – e quello narrativo di finzione.
Il compito di trovare il giusto mix è toccato soprattutto a me: una volta scelta la storia, ho scritto la sceneggiatura basandomi anche sul lavoro che Leonardo aveva fatto “premontando” le scene di repertorio. Quindi a tutti gli effetti si è trattato di un vero lavoro d’equipe…
Per cercare di dare ancora di più carattere di “esemplarità” alla vicenda che raccontavamo, all’inizio abbiamo provato a non nominare mai il nostro protagonista, in modo che fosse davvero un soldato senza nome. Ma poi ci siamo resi conto che questa scelta alla fine risultava poco realistica, soprattutto nei dialoghi – è impossibile che non ci si rivolga mai a una persona chiamandola per nome – e quindi per il nostro protagonista abbiamo scelto il nome più diffuso nell’Italia dell’epoca: Mario. Un Mario qualunque…
Passiamo all’aspetto tecnico del film. Molto interessante l’idea di unire la fiction ad immagini di repertorio. Che tipo di lavoro è stato fatto per amalgamare il tutto? So per esempio che è stato fatto un accuratissimo lavoro di colorazione e sonorizzazione dei filmati di repertorio…
Devo dire che all’inizio l’idea di colorare, rallentare – per evitare l’effetto “Ridolini” che hanno sempre le riprese fatte a inizio secolo a causa della diversa velocità dei proiettori moderni – e sonorizzare le immagini di repertorio mi aveva lasciato un po’ perplesso. Mi sembrava una operazione innaturale, poco filologica.
Ma quando Leonardo mi ha spiegato la ragione che l’aveva portato a questa decisione, ho capito che aveva ragione: mentre oggi girare in bianco e nero è una scelta artistica, allora era una necessità. Non c’era alternativa. Quindi i cineoperatori che andavano sul fronte e rischiavano la vita usavano il bianco e nero e il muto perché il colore e il sonoro non erano nelle loro possibilità.
Inoltre questa scelta andava nella direzione che fin dall’inizio abbiamo perseguito: volevamo che il nostro film fosse visto e capito soprattutto dalle giovani generazioni, che spesso sanno poco o nulla di questa guerra, e quel poco che sanno spesso non riescono a trasformarlo in vita vissuta, a portarlo fuori dalle pagine dei libri.
Per questo abbiamo deciso di “modernizzare” le immagini di repertorio: per far sentire il più possibile “vicina” a noi una guerra avvenuta cent’anni fa ma che è stata di fondamentale importanza per le vicende successive che hanno segnato il ventesimo secolo. Molto interessante è stato il lavoro fatto sulle voci dei partecipanti al conflitto: un esperto di lettura delle labbra ha decifrato le parole dette da chi veniva ripreso. In questo modo, la colonna sonora contiene anche le voci – ovviamente doppiate… – di chi ha davvero preso parte alla guerra.
Sul lavoro di restauro del materiale documentario, che dire? Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed è ottimo e coinvolgente. Esattamente quello che volevamo.
E per concludere uno sguardo al futuro. C’è già un nuovo progetto nel cassetto? Può raccontarcelo?
Il film, realizzato a basso costo da una produzione indipendente con la partecipazione del Luce, non è stato certo un successo commerciale, né nessuno di noi pensava che potesse esserlo. Ma, dovunque è stato proiettato, Fango e gloria ha suscitato commozione e partecipazione nel pubblico, anche più giovane.
Tanto che è stato scelto come film ufficiale delle celebrazioni italiane per il centenario della prima guerra mondiale, col patrocinio della Presidenza della Repubblica, del Ministero della Pubblica Istruzione e della Difesa, e sarà trasmesso in prima serata da Raiuno il 24 maggio di quest’anno.
Forte di questa bella esperienza, da poche settimane lo stesso team che è dietro Fango e gloria si è messo a lavorare su un altro progetto, di cui ovviamente, soprattutto per la scaramanzia che, come si sa, domina nel nostro mestiere, non posso dire ancora nulla.
L’unica cosa che si può sapere è che per questa seconda avventura vorremmo correggere le percentuali del film precedente: in Fango e gloria il 70 per cento del film è costituito da materiale di repertorio e il 30 da scene di finzione. Per il nuovo film vorremmo puntare a una divisione al 50 per cento.
Infine, vorrei sottolineare due aspetti molto importanti nel film: la fotografia delle scene girate ex novo, di Stefano Paradiso, e la musica di Baptiste Allard. Inoltre credo sia da elogiare il lavoro degli attori, che hanno saputo calarsi in personaggi così lontani da quello che siamo noi oggi.
Ringrazio Salvatore De Mola per averci permesso di scoprire i retroscena del film e do appuntamento alla prossima settimana per una nuova intervista dal Sudestival 2015.
Il premio del Sudestival
Terminato il Sudestival 2015 a Fango e Gloria è andato il Premio “D’Autore” Apulia Film Commission assegnato dalla giuria giovani, composta da 150 studenti, in gran parte liceali del “Galilei” per “la straordinaria suggestione con cui si intrecciano riprese dal vivo e immagini di repertorio e per l’efficacia con cui la microstoria dei protagonisti si riflette nella macrostoria del nostro Paese, risultando così un’aspra condanna della guerra e, al contempo, uno straordinario inno alla vita”.
Grazie al premio il film verrà programmato nelle sale del Circuito D’Autore della Regione Puglia.