Continuiamo la nostra intervista ad Angelo Amoroso d’Aragona che ha girato un documentario, corredato di tante interviste di volti noti della musica italiana ed internazionale, sul musicista Enzo Del Re e ora, grazie ad un progetto di crowdfunding, vuole renderlo commercializzabile.
foto di Annalisa Colucci
Le domande al regista
Angelo, vuoi parlarmi nel dettaglio di questo nuovo progetto di crowfounding?
Sì, infatti. Il documentario ha avuto un’edizione molto limitata a causa soprattutto dell’alto costo dei repertori filmici utilizzati, provenienti in gran parte dall’Archivio del Movimento Operaio e Democratico. Grazie ad una convenzione tra Teca del Mediterraneo e Archivio ho potuto accedere gratuitamente a questo materiale ma si tratta di una versione non commercializzabile e quindi distribuibile solo ai Festival.
Ora è mia intenzione giungere ad un’edizione compiuta del documentario perché sono in tanti a chiedermi il dvd. Vanno quindi soprattutto pagati i diritti sui repertori. In pratica è possibile preacquistare il dvd sul sito eppela.com con un versamento minimo di 20 euro. Se immaginiamo che il costo del dvd possa essere di 12 euro circa è come aver versato 8 euro in più per sostenere il progetto.
Altrimenti è possibile dare qualsiasi quota da 2 euro sino a 500 euro. Se grazie a questi preacquisti e quote di sostegno raggiungo la cifra necessaria il documentario potrà essere messo su dvd. In caso contrario i soldi verranno automaticamente restituiti grazie ad un sistema collaudato da questo sito web.
Il crowdfunding è una forma popolare di finanziamento del cinema. Al posto dell’investimento a fini speculativi c’è il pubblico che decide cosa sia giusto vedere. Per questo è necessario, a mio parere, offrire ai finanziatori anche una garanzia sull’esito distributivo. Nel nostro caso il DVD. Per l’Italia è una pratica inedita e ancora da sperimentare ma negli USA ha già preso piede e molti documentari indipendenti sono stati realizzati così.
In Puglia abbiamo iniziato come RECIDIVI con lo sciopero degli immigrati del primo marzo 2010. Un progetto che sta portando a termine Domenico De Ceglia e Annalisa Colucci. Eppela offre una piattaforma più evoluta ma stiamo raccogliendo i contributi anche di persona, tramite l’Associazione TRANSTV. Le istruzioni sono sul sito transtv.org. Meglio però utilizzare eppela.com.
La nuova versione del documentario conterrà materiale inedito giusto?
Come ti dicevo, ho continuato a girare interviste anche dopo aver chiuso il montaggio. Non potevo rinunciare a quella con Dario Fo che è chiamato in causa da tutti gli intervistati. La sua è stata rimandata per mesi e mesi per ragioni di salute e perché lui voleva poterla concedere senza fretta. Ci teneva molto a ricordare Enzo. Tutti i testimoni che ho sentito avevano verso Enzo un grande sentimento di commozione e un gran desiderio di parlarne.
Il primo ad aver sentito è stato Antonio Infantino. La sua commozione al telefono il giorno che l’ho sentito la prima volta per chiedergli un’intervista non la dimenticherò mai. Dovevo per forza partire da lui per ricevere la carica giusta e proseguire il viaggio sulle tracce di Enzo.
Dopo Firenze sono andato a Pisa, a Bologna, a Milano e poi ad Alessandria a trovare Sergio Martin che mi ha raccontato la storia dei Circoli Ottobre, il circuito che ha visto nascere gli Area, Francesco De Gregori, Pino Daniele… e tantissimi altri tra cui non si deve dimenticare Pino Masi, l’altro grande protagonista insieme ad Enzo della canzone politica italiana dal ’68 al ’77.
Enzo era dentro questo grande momento e tutti se lo ricordano, da Claudio Lolli a Francesco Guccini. Poi ho iniziato a intervistare quanti oggi hanno riscoperto Enzo, come Andrea dei Têtes de Bois o Vinicio Capossela. Infine c’è il capitolo più importante e che è emerso con la morte di Enzo: l’adolescenza, tutto quello che è accaduto prima del 1966.
Ne sono testimoni gli amici di Enzo, i compagni della FGCI di Mola e i compagni di scuola con cui Enzo ha condiviso una stagione di allegria in cui componeva veri capolavori per un pubblico riservatissimo. Sono quei brani che finiranno solo in parte, nel 1974, sul suo primo disco: il “disco bianco” Maul.
Hai avuto particolari difficoltà durante la lavorazione del documentario? Non sarà stato semplice eseguire le ricerche, recuperare il materiale e parlare con chi lo aveva conosciuto.
Non difficile, ma impossibile. Sono stato mesi a guardare registrazioni delle Feste dell’Unità, degli spettacoli di Dario Fo negli anni che Enzo lavorava con lui, dei cortei nella stagione in cui era a Bologna o Roma. Niente! Solo quel filmato, che utilizzo nel documentario senza alterarlo, degli operai dell’Alfa Romeo che usano un suo brano per commentare le immagini della catena di montaggio.
È da questo repertorio che mi è nata l’idea di usare l’archivio per far ascoltare le canzoni di Enzo, commentandole con le immagini. Volevo trasmettere allo spettatore la mia stessa sorpresa nello scoprire questo cantautore straordinario, raffinato nei testi e con un atteggiamento già punk. Come potevo non mettere la musica? Le esibizioni di Enzo ormai erano poca cosa rispetto a quello che lui aveva fatto in passato.
Il documentario ho iniziato quindi a montarlo dal brano “Povera Gente” che è diventato un vero e proprio videoclip. Spero un giorno di vederlo passare su MTV! Il lavoro fatto con Domenico De Orsi è stato entusiasmante anche per la sintonia che c’è tra noi due. E non avendo io “scritto” il documentario in partenza, la sua disponibilità a compiere questa “scrittura in moviola” è stata fondamentale.
E quando avevamo bisogno di prendere fiato tornavamo a montare sui repertori le canzoni di Enzo, divertendoci un mondo. Ma senza una voce fuori campo a raccontare didascalicamente la vita di Enzo, e senza immagini della sua carriera, come poter rendere la biografia di un artista? A questo va aggiunto che troppi anni di silenzio sulla sua persona inducevano Enzo ad essere lapidario, dando egli volutamente per scontato tutto quanto.
Ho capito che mi stava chiedendo di andare a prendere io le informazioni e così ho fatto. Grazie al lavoro di Mariangela Suma con Stefano Starace ho ricostruito una rete di contatti delle figure più autorevoli che potevano raccontarmi della sua carriera artistica. Da qui una svolta assoluta per il mio lavoro che prima non pensava di essere biografico. Ma la carriera artistica di Enzo non poteva continuare a restare nell’oblio.
Troppo importante per essere ancora omessa. Ho abbandonato così l’idea di un documentario solo descrittivo al presente del personaggio e ho iniziato a girare l’Italia alla ricerca dei testimoni. Anche perché in queste interviste c’era una commozione unica, un desiderio di ricostruire una memoria persa che bucava lo schermo e rendeva filmica anche la semplice intervista.
Termina qui l’intervista ad Angelo Amoroso d’Aragona. Come emerge dalle sue parole c’è davvero tanto lavoro dietro questo documentario e tanta voglia di far conoscere a fondo il cantante Enzo Del Re. Il mio invito è dunque di andare sul sito eppela.com e partecipare attivamente a questo progetto di corwdfunding.