Produttori per un documentario indipendente

Vuoi diventare produttore di un documentario contribuendo alla sua realizzazione? A differenza di quanto si creda è molto semplice e poco costoso. Noi di cinemio abbiamo chiesto i dettagli a Domenico De Ceglia, già nostro ospite, che sta girando  un interessante documentario sui rifugiati politici somali ed eritrei in Italia.

Domenico, com’è nata l’idea del documentario?

Il progetto nasce dall’incontro di due realtà che operano nel settore mediatico nella nostra regione Puglia, Gruppo FARFA – Cinema Sociale Pugliese e RECIDIVI – la rete del cinema di Puglia e Basilicata, e dalla volontà di far rete e mettere insieme energie e competenze. L’inverno scorso io avevo iniziato a documentare alcuni casi di emergenza abitativa nel capoluogo pugliese, legate all’occupazione del Ferrhotel e poi della scuola Socrate, da parte di un gruppo di rifugiati politici rispettivamente somali ed eritrei. Questi rivendicavano il diritto all’asilo e alla seconda accoglienza sancito da ogni carta costituzionale moderna e dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo unanimemente accettata da ogni stato occidentale di destra o di sinistra.

In quel caso la macchina da presa si muoveva per raccogliere testimonianze, immagini, squarci di vita di un gruppo di uomini, donne e bambini che fuggendo dai loro paesi lacerati da decenni di guerra, dopo essere stati accolti dall’Italia, erano costretti a vivere in giardini pubblici o sotto i ponti per l’assenza di strutture pubbliche capaci di accoglierli.

un fotogramma del documentario

un fotogramma del documentario

In primavera il Gruppo FARFA di un gruppo di filmaker riuniti da RECIDIVI, la rete del cinema di Puglia e Basilicata, per raccogliere testimonianze da Lucca a Lecce sulla manifestazione nazionale dei migranti del 1 marzo, momento di mobilitazione, presa di coscienza e sensibilizzazione sul problema dell’integrazione in Italia. Ai video-documenti separati raccolti si aggiungevano altri squarci di vita di gruppi di autonomi alle porte del C.I.E., Centro di Identificazione ed Espulsione, che protestavano accordando speranza ai migranti lì rinchiusi e in attesa del rimpatrio.

Con lo scoppiare dell’emergenza abitativa nelle campagne lucane di Palazzo S. Gervasio, ha cominciato a delinearsi un’idea più coerente di quello che sarebbe stato il nostro lavoro. Prendeva così forma l’idea per il documentario dal titolo Inverno, primavera, estate, autunno (e ancora inverno).

Di seguito il pre-montato su Palazzo S. Gervasio di cui parla Domenico:

quali sono state le difficoltà che hai avuto durante le riprese?

Le difficoltà sono legate principalmente al reperimento di fondi di finanziamento non tanto per l’inadeguatezza o indifferenza delle istituzioni, che non abbiamo mai interrogato e di cui non conosciamo quali potrebbero essere le reazioni, quanto per i tempi legati all’emergenza che si sta consumando e che ci costringe ad intervenire e documentare sul campo velocemente e con i nostri mezzi. Qualsiasi pratica di richiesta di finanziamenti pubblici o da grandi enti richiederebbe un iter troppo lungo.

Per questa ragione abbiamo attivato un sistema di finanziamento già sperimentato in Spagna col film Il Cosmonauta e ripresa in forma ibrida dal Gruppo FARFA, per la produzione del documentario I lavoratori del mare: si tratta del crowdfunding, una forma di finanziamento tra la gente, via web. Salta i normali meccanismi di finanziamento e si affida al pubblico, rendendolo parte del movimento creativo e produttivo.  Chiunque può finanziare il nostro progetto e diventare co-produttore sul sito del progetto e operando come se stesse acquistando un semplice biglietto aereo.

un fotogramma del documentario

un fotogramma del documentario

E’ possibile anche fare un bonifico contattandoci in forma privata per mezzo di uno dei contatti sparsi nella rete. Il denaro ci serve per gli spostamenti, la manutenzione dell’attrezzatura di ripresa, la post-produzione e la diffusione. Le stesse riprese non sono terminate. Ancora oggi siamo in giro per le campagne del sud: siamo stati a Nardò nel leccese e nel foggiano; siamo in procinto di metterci in marcia verso la Calabria per mostrare i diversi volti dell’integrazione in quella regione.

Il film terminerà quest’inverno, quando torneremo su alcuni dei luoghi ripresi documentando in che modo si sono evolute le diverse situazioni. Sappiamo che non molto cambierà, ma nel nostro percorso abbiamo incrociato anche realtà dove l’integrazione è effettualmente avvenuta e che potrebbero essere degli esempi estendibili a livello nazionale.

un fotogramma del documentario

un fotogramma del documentario

Hai trovato diffidenza tra gli immigrati che riprendevi?

Gli immigrati non sono mai stati diffidenti, ma sempre pronti ad accoglierci nelle loro povere case, nei loro alloggi di fortuna. Hanno sempre voglia di raccontarsi. La loro diffidenza comincia spesso alla vista della telecamera, che percepiscono come un nemico, perchè in passato dei servizi giornalistici sulla loro condizione, che non hanno tenuto in considerazione la loro privacy, hanno provocato l’intervento della polizia con il sequestro e chiusura delle loro case di fortuna.

Temono inoltre che le loro immagini possano essere viste dai loro parenti lontani attraverso internet, rivelando la loro vita ai limiti anche per gli stessi umili consanguinei lasciati nei paesi di provenienza. O che delle fazioni nemiche nei paesi in guerra possano riconoscerli. Noi non li riprendiamo se non vogliono essere ripresi e ci accostiamo nel modo più rispettoso e delicato. Per vincere la loro diffidenza verso troupe numerose e apparecchiature vistose, ci muoviamo spesso soltanto in tre, io come regista, Angela De Palo, mia assistente ed esperta di comunicazione e Annalisa Colucci, produttrice, con un’auto e una camera HD.

Un altro limite a volte è quello della lingua. Per questo di volta in volta abbiamo cercato la collaborazione di persone come Nicola Montano, ex ispettore di polizia di frontiera, autore di libri e articoli sui migranti ed esperto sull’argomento, di associazioni come l’Osservatorio Migranti Basilicata, dell’Associazione Michele Mancino di Palazzo S. Gervasio, o la Cooperativa Oasi2 di Trani, che hanno fatto da tramite nei diversi territori e ci hanno indicato i modi migliori per interagire.

Il regista Domenico De Ceglia

Il regista Domenico De Ceglia

A me non resta che augurare buon lavoro a Domenico e invitare tutti i lettori di cinemio a contribuire a questo interessante documentario.

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