Registi emergenti: ‘Ombre’ di Emanuele Pica – Seconda parte

Continuiamo la nostra intervista ad Emanuele Pica, regista di Ombre, con Vinicio Marchioni e Thomas Trabacchi. Al termine dell’articolo anche l’intervista video, in esclusiva per cinemio, al protagonista Vinicio Marchioni.

Le domande al regista

Emanuele, tu hai prodotto molti cortometraggi in Australia e questo dovrebbe essere il tuo primo lavoro in Italia. Quali differenze hai notato?

In Australia come da noi il livello tecnico e umano è molto avanzato. Da noi ci sono mezzi economici inferiori ma si getta il cuore oltre l’ostacolo, malgrado tutto riusciamo a produrre ogni anno lavori di ottima qualità. In Australia la situazione economica è notevolmente migliore, ma la scarsa popolazione e l’agevole accesso distributivo alla produzione americana (la cui lingua e diversi elementi culturali equiparano i due pubblici di riferimento) induce l’industria ad essere tendenzialmente più conservativa; gli investimenti e i finanziamenti governativi vengono gestiti in modo oculato.

Ciò in cui si differenziano le due industrie è l’aspetto produttivo di base. Da noi si privilegia spesso la qualità del progetto, della storia e delle persone che vi lavorano, mentre in Australia questi aspetti viaggiano paralleli al potenziale commerciale e distributivo, senza cui non ci sono speranze di trovare finanziamenti.

Inoltre, i reparti di lavoro sono ben distinti. In Australia l’idea nasce dal produttore, viene sviluppata da sceneggiatori (talvolta affiancati dal regista, il quale offre le linee guida e contribuisce alla creazione artistica senza però divenirne autore); l’autorialità del regista si misura nella rappresentazione del proprio immaginario in fase di ripresa, e funge da collante in preparazione e in post-produzione, è un primus inter pares che tendenzialmente divide i meriti e si accolla i demeriti.

Da noi il regista ha più potere, forse viviamo ancora nel ricordo delle leggende autoriali della nostra cinematografia, che tuttora evidenzia esponenti di massimo riferimento. Nel bene o nel male io mi adatto ad entrambe queste filosofie di lavoro, anche se per la mia formazione mi sento più a mio agio con il modo di lavorare anglosassone.

Cosa pensi, da regista, della situazione del cinema italiano?

Il cinema italiano è in una fase di evoluzione. Dopo decenni di stagnamento, nell’ultimo decennio malgrado la crisi siamo stati in grado di sostenere l’ascesa di registi destinati nel tempo a riempire i libri di storia del cinema; inoltre negli ultimi anni sono fioccate le opere prime, che mostrano interessanti punti di vista.

Dobbiamo prepararci a trovare nuovi sistemi di sostentamento per il nostro mondo, nel tempo i finanziamenti pubblici si ridurranno sempre più, già ora non permettono una programmazione effettiva ai produttori, e ben vengano i fondi regionali, che lavorano in controtendenza.

In assoluto credo che sia necessario riformare il nostro modo di intendere cinema. Occorrerà relazionarsi sempre più con il mercato, capirne la domanda in profondità, produrre contenuti in grado di aprirsi anche ai mercati stranieri e non solo a livello di festival. I nostri sceneggiatori sono fenomenali, noi registi dovremmo forse fidarci di più di loro e non esserne spaventati, l’autorialità del film è progettuale e dobbiamo scendere di un gradino per condividerla con produttori, sceneggiatori e anche con le figure tecniche. La nostra abilità risiede nell’aver chiaro il quadro d’insieme.

Ho vissuto e lavorato in Australia per anni e la conoscenza del nostro cinema è legata ancora al Neorealismo. Esponenti anche di riferimento ti citano Rossellini, De Sica, Visconti, si spingono al massimo a Pasolini. Oggi come oggi abbiamo dei talenti in ogni reparto che lavorano abitualmente in America, è bene che anche noi registi compiamo questo passo in avanti sviluppando storie che diano respiro al nostro cinema e che siano appetibili anche all’estero. Segnali di cambiamenti incoraggianti sono già in atto, ma si può fare ancora molto di più.

Ombre ha ricevuto molti riconoscimenti ai festival ai quali ha partecipato. Qual è stato il riscontro di pubblico che hai ottenuto? E i complimenti più belli che hai ricevuto?

Ombre non esisterebbe se non riscontrasse il gradimento del pubblico. I premi e le partecipazioni ai festival sono fondamentali non tanto per la promozione del lavoro fine a se stessa, piuttosto perché mi hanno offerto l’opportunità di una proiezione pubblica, in una sala riempita da un pubblico spesso anche pagante che accede spontaneamente e che è libero di giudicare l’opera secondo coscienza. Il mio orgoglio è che ovunque l’abbia proiettato, la risposta del pubblico è sempre stata molto positiva, e le difficoltà con cui inseguo questo sogno trova sostegno e vigore nelle strette di mano, nei sorrisi e negli attestati di stima al termine della visione.

Ho ricevuti tantissimi complimenti che tengo custoditi anche gelosamente, sono il mio vero carburante di motivazione. Ciò che mi inorgoglisce è l’entusiasmo che coloro che hanno partecipato al lavoro manifestano dopo aver visto il film; le parole degli attori, la soddisfazione del produttore e di tutti gli amici e colleghi che hanno preso parte al corto.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Pronto per un lungometraggio?

Dopo numerosi corti indipendenti, con Ombre sento di aver fatto il salto di qualità e di essere maturo per debuttare.

Ho sviluppato un soggetto con Giacomo Bendotti e al momento lavoro alla stesura del mio primo lungometraggio insieme alla sceneggiatrice Josella Porto. La storia è ambientata in Sicilia, il progetto è molto ambizioso e verrà girato perlopiù in inglese; ho avuto già diversi incontri con produttori italiani e stranieri e altri ne avrò a breve, pertanto spero di riuscire prossimamente a suscitarne l’interesse concreto.

L’intervista esclusiva a Vinicio Marchioni su cinemio.it

Ecco invece, nell’intervista all’attore Vinicio Marchioni durante l’ultimo BIF&ST, la sua opinione su Ombre e sul regista Emanuele Pica. Non mancano anche accenni ai film da lui interpretati e qualche anticipazione sui suoi progetti in cantiere.

Prima di concludere non posso che fare un in bocca al lupo ad Emanuele Pica e al suo corto Ombre, con la promessa di tenere aggiornati i lettori di cinemio sui suoi progetti futuri.

Il regista Emanuele Pica

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