Eccoci arrivati alla seconda parte dell’articolo su La casa sulle nuvole, il film di Claudio Giovannesi che ho avuto la possibilità di vedere in occasione della chiusura della undicesima edizione del festival Sguardi di cinema italiano. Oggi continuiamo a parlare delle impressioni del regista e di due corti diretti da due degli attori del cast.
Lo sguardo del regista
Il film è girato in Marocco e ha un illustre precedente Marrakech Express film del 1989 di Gabriele Salvatores. A tal Proposito Giovannesi ha affermato
Io l’ho visto al liceo e poi ho evitato di rivederlo per non farmi influenzare.
Nella sceneggiatura c’era una scena in cui i protagonisti giocavano a pallone nel deserto: quando il produttore l’ha visto mi ha detto ‘questo è stato già fatto’ (c’è una famosissima scena in Marrakech Express ripresa anche da Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba n.d.r): a quel punto abbiamo sostituito nella sceneggiatura la parola pallone con frisbee.
Il film nasce dal desiderio di raccontare l’Italia fuori dal nostro paese: era il mio primo film ed era un periodo in cui non stavo tanto bene in Italia, avevo voglia di andare fuori e raccontare una storia di emigrazione al contrario (verso il sud e non verso il nord). Con gli sceneggiatori siamo andati a Marrakech ad incontrare gli italiani che vivono là e attraverso questa conoscenza abbiamo costruito i personaggi del film: ne sono uscite tre tipologie molto particolari.
La prima è quella del pugliese Paolo Sassanelli, che io ammiro molto, che rappresenta l’imprenditore andato lì per far soldi, che non torna in Italia da talmente tanto tempo da aver acquisito anche l’accento francese.
La seconda è quella del gallerista: a Marrakech abbiamo trovato un gran numero di gallerie d’arte; i proprietari ne erano talmente orgogliosi da dare l’impressione di essere a New York, invece eravamo in mezzo al deserto!
Uno di questi galleristi lo abbiamo arruolato nel film per fare se stesso.
E poi c’è la terza tipologia: ed è quella di tutte quelle creature esotiche che amano vivere lungo tutta la fascia tropicale (non solo a Marrakech ma anche a Cuba, in Thailandia, in Brasile) ed è diventata la figura un pò anomala di un padre che ha lo spirito più giovane dei propri figli: loro vanno lì a cercare la figura paterna, soprattutto il maggiore (Adriano Giannini) e arrivano a trovare un equilibrio solo quando accettano la natura di quel personaggio così moralmente difficile da capire: il loro percorso si conclude proprio in quel momento.
I Corti
Prima della proiezione del film, sono stati proiettati due corti diretti da due degli attori del cast: il primo è Uerra di Paolo Sassanelli, bellissimo omaggio a Bari, sua città natale, e ambientato nell’immediato dopoguerra.
Tra problemi di lavoro e di fame e tra discussioni su schieramenti politici, c’è anche chi, come i bambini, alla guerra ci gioca. Il corto è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia 2009 e ha come interpreti tre bravi attori baresi: Dino Abbrescia, Totò Onnis e Angela Iurilli. Qui un breve trailer del film:
Il secondo corto è Il gioco diretto da Adriano Giannini e vincitore del Nastro d’Argento per il miglior cortometraggio 2009. Basato su un racconto di Andrea Camilleri, è interpretato da un gruppetto di bambini che giocano su una spiaggia assolata e deserta delle coste siciliane. Bellissima la fotografia, dai coloro caldi e forti, soprattutto nelle riprese dall’alto. Qui un’intervista ad Adriano Giannini durante il festival di Venezia:
Grazie Antonella per i contenuti di questo articolo…oltre a quello che hai scritto mi è molto piaciuta anche l’intervista ad Adriano Giannini, non avevo mai avuto l’occasione di sentirlo e, visto che lo trovo un personaggio molto interessante da tutti punti di vista ho apprezzato parecchio! Thanks