Caffè è il nuovo film di Cristiano Bortone, che ha partecipato nella sezione delle Giornate degli Autori alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia. Il film è la prima coproduzione nella storia tra Italia, Belgio e Cina. Il regista romano, vinse il premio David di Donatello come miglior opera prima per il film Rosso Come il cielo (2005). Da un po’ di anni si è trasferito a Berlino, dove sta intraprendendo il ruolo di produttore, oltre a quello di regista, tra cui Marina (2014) di Stijn Coninx, che narra della vita del cantante Rocco Granata (l’ideatore della canzone “Marina”).
Caffè
E’ un film molto importante per Cristiano Bortone, che per la prima volta si accinge a narrare una storia di respiro internazionale, in tre paesi e culture molto diversi tra loro. In Cina, il protagonista, è coinvolto in una operazione industriale che comporta uno sconvolgimento nella vita di molti operai; in Belgio il personaggio è arabo ed ha problemi di integrazione e si ritroverà coinvolto con un delinquente che gli svaligia il negozio; in Italia c’è un commercio del caffè molto ricco, alcune qualità sono molto costose ed alcune persone vedono la possibilità di cambiare la loro vita attraverso un furto.
Tutto gira intorno alla storica bevanda, famosissima in tutto il mondo: il caffè. E’ un film che si divide in momenti di crudezza, passando per atmosfere molto cupe e con toni anche troppo violenti, a scene con più di ampio respiro, legate soprattutto alla cultura orientale della Cina.
L’idea di base è originale, ma Bortone non riesce a pieno nel suo intento, perdendo un po’ quella poesia, con immagini troppo cruente che possono disturbare lo spettatore.
Intervista a Cristiano Bortone e Ennio Fantastichini
Ho incontrato il regista Cristiano Bortone e l’attore Ennio Fantastichini presso la Villa degli Autori a Venezia.
Da dove è nata l’idea di dedicare un film al caffè?
Cristiano Bortone: Grazie ad un amico mi sono appassionato molto alla storia di questa bevanda universale, che molte persone non conoscono. Il caffè è legato alla resistenza dell’invasione turca in Europa; alla nascita dell’industrializzazione, per esempio in Inghilterra l’assicurazione Lloyd nacque come industria di caffè; alla rivoluzione francese che è stata programmata nei caffè parigini; all’America si ribellò all’Inghilterra buttò in mare le balle di te, iniziando a bere il caffè per protesta. Il caffè ha tantissime sfumature, alla schiavitù al prodotto equo solidale, ed in oriente è diventato una forma di status symbol occidentale. Così ho iniziato a pensare che il caffè potesse essere una sorta di fil rouge e legare storie, in posti molto lontani nel mondo, in grado di raccontare i tempi che stiamo vivendo.
Per questo film tu hai usufruito delle coproduzioni
Cristiano Bortone: si, per la prima volta c’è stata la coproduzione tra Italia, Cina e Belgio, un fatto straordinario, infatti il film uscirà anche nelle sale in oriente.
Raccontaci questi tre diversi universi del film
Cristiano Bortone: Si ma non sono strettamente collegate tra loro. Non volevo utilizzare il solito trucco di tre vite che si intrecciano, ma anzi dare tre visioni di mondi differenti attraverso un collegamento poetico, che non è solo dalla bevanda, che è un po il simbolo di una società moderna in cui tutto fruisce in maniera veloce, un fil rouge che scandisce molto i tempi che stiamo vivendo. Nel passato la bevanda primaria in Cina era il te, nel mondo odierno è stato surclassato dal caffè.
Sono 3 anni che vivi a Berlino. Come vedi il cinema italiano stando al di fuori?
Cristiano Bortone: Penso che il cinema italiano vuole sempre di più che i nostri film si aprino a storie di respiro intrernazionale, oltre i limiti dei nostri confini. La mia fortuna è quella di vivere all’estero e potermi confrontare con altre realtà. Inoltre mi ha permesso di poter creare dei ponti tra l’Italia e il resto del mondo, riuscendo a mettere insieme la nostra cultura e la nostra sensibilità connessi a degli sguardi più ampi. C’è una voglia di apertura e di scrollarsi di dosso un pò di provincialismo
Ennio, cosa ti ha fatto scegliere di essere parte di questo film?
Ennio Fantastichini: Ciò che mi ha colpito immediatamente, quando Cristiano mi ha proposto il ruolo, è che la storia non sembrava di un film italiano, intendendo per “Italiano” immagini iconografiche. Io faccio distinzione tra film filosofici e non filosofici, ed in questo caso appartiene alla prima categoria. C’è molta poesia nella visione di questo film. E’ stato soprattutto questo a convincermi ad accettare il ruolo.
Cosa ti ha colpito in particolare del tuo personaggio?
Ennio Fantastichini: E’ un film coraggioso, perché racconta delle storie scomode. Un disagio di vivere che fa parte della vita quotidiana. Quando vedo delle storie che mi raccontano di persone che sono tutte ricche, con il macchinone, mi sembrano tutte finte, perché la maggior parte degli italiani non vive così. Se me la poni come una favola, la considero come tale, ma la vita è altro. Il film lo posso associare a delle magnifiche polaroid che ritraggono dei momenti di vita rubati alla realtà, che potevano svolgersi in ogni parte del mondo, perché sono dei racconti universali. Quando c’è onestà intellettuale e quando c’è la passione poi il messaggio arriva. Altrimenti non si produrrebbero questi tipi di film.
Cristiano Bortone: il caffè ha tre sapori: amaro, aspro e una nota profumata finale. Questi tre sapori non solo si riconoscono nelle tre storie ma sono simbolo della vita stessa. Nel dramma c’è la commedia, nella commedia c’è la malinconia. Tutto è fatto di sfumature, ed io ho provato a filtrarle attraverso le ombre e luci delle immagini, combinando tutti questi elementi. Nel film ci sono momenti molto duri, di scontri, anche molto violenti, ma ci sono anche le risate. Nell’episodio italiano, c’è una sorta di armata Brancaleone, degli scombinati che cercano di mettere a segno un colpo, organizzandolo in maniera molto maldestra.
Ennio Fantastichini: Si, infatti non sono delle persone cattive. Abbiamo sempre due parti della medaglia, lo yin e lo yang, quel bipolarismo che fa parte dell’uomo. Morfologicamente siamo degli animali, abbiamo dei canini, siamo degli onnivori, quindi è naturale che proviamo istintivamente anche sentimenti contrastanti.