Proviamo a dimenticare gli impavidi colori nelle scene più emozionanti e taglienti di Suspiria; cerchiamo di immaginarci Profondo Rosso senza le ambientazioni della Fontana del Po o di Villa Scott a Torino; sbarazziamoci dell’immagine/vetrina, dell’omicidio iniziale nella galleria d’arte di L’uccello dalle piume di cristallo; eliminiamo gli sguardi di Alida Valli, Karl Malden, Daria Nicolodi, Jennifer Connely dallo schermo buio, le musiche emersoniane e gobliniane e raschiando qua e la, con scarti di opinione, ci troveremo di fronte l’ultimo film di Dario Argento, Giallo.
Non ancora visibile nelle sale, il film è datato 2009, per disaccordi produttivi e distributivi, la nuova pellicola del, pur sempre, maestro del cinema italiano Argento risente della mancanza dei dettami stilistici cari all’autore e a noi devoti fans. Gli elementi che lo hanno reso unico e quindi riconoscibile sembrano lasciar posto a quieti passaggi obbligati all’interno di una storia che, come accade negli ultimi suoi films, perde da subito credibilità ed effetto.
Anche questa volta, come già in Il Cartaio, Non ho sonno, La sindrome di Stendhal, i primi dieci minuti della pellicola ci fano ben sperare: atmosfera da presagio, misteriosa Torino notturna, pioggia, malcapitate ragazze, assassino all’opera.
Purtroppo man mano che la trama si srotola si perde quell’ansia che ci trascinava in passato, fino ai titoli di coda con il finale inaspettatamente aspettato, colpa anche dei due nuovi sceneggiatori, Jim Agnew e Sean Keller, forse un pò novellini ed estranei alle tematiche argentiane.
In Giallo, forse per la prima volta, Argento ci mostra quasi subito l’omicida per poi rivelarci il segreto del film, che sta tutto nel titolo; segue quindi una caccia all’uomo che non brilla nè per ritmo ne per soluzioni figurative; il commento musicale, affidato a Marco Werba, non emerge mai dalle immagini rimanendo imbrigliato in certi movimenti sonori in stile dramma americano.
Neanche il dilemma interiore del protagonista, un Adrien Brody italianizzato un pò a disagio nella sua parte di poliziotto austero e schivo, pare volerci risvegliare dal torpore narrativo in cui Argento, suo malgrado, ci spinge.
Via anche il “sadismo macabro” che tanto piace a noi amanti del genere e che in alcune scene avrebbe dato una spinta maggiore alla sceneggiatura.
Insomma Giallo rimane un film di investigazione classico che potrà magari piacere a chi non conosce profondamente Dario Argento ma che, di nuovo purtroppo, deluderà i fans dell’autore italiano.
Ed ora, per i fans di Cinemio, ecco le soluzioni al piccolo quiz dello scorso mese:
“Non ho mai incontrato una donna che non capisse il significato di una sberla sul muso”
Woody Allen e Diane Keaton, Provaci ancora Sam 1972
“Non discuto mai d’amore a stomaco vuoto”
Eve-Marie Saint, Intrigo internazionale 1959
“Quanti mariti hai avuto?” “Miei o di altre?”
Tim Curry e Leslie-Ann Warren, Il delitto è servito 1985
“Non sono capace di leggere un messaggio triste senza prima mettermi il rossetto”
Audrey Hepburn, Colazione da Tiffany 1961
“Non ho mai visto tante ragazze, ce ne saranno almeno cento capi!”
Don Murray e Marilyn Monroe, Fermata d’autobus 1956
“Facciamo un cambio: il mio intuito femminile contro un letto improvvisato”
James Stewart e Grace Kelly, La finestra sul cortile 1954
“Ti rendi conto del pericolo a cui vai incontro? ” “Il pericolo più grande è la tua bocca”
Il grande sonno 1956
“E’ a letto con l’esaurimento nervoso” “Sempre a letto con qualcuno, quella”
A qualcuno piace caldo 1959
“Sa cosa faccio quando fa molto caldo? Metto gli intimi nel frigo”
Quando la moglie è in vacanza 1955
“Povera donna, sempre sola. Ma forse un giorno troverà la felicità” “Si, con un poveraccio che perderà la propria” La finestra sul cortile 1954
“A accattò. Ma se mori, a chi la lasci la tua donna?” “Alla buoncostume”
Accattone 1961