Registi emergenti: ‘Volti’ di Antonio De Palo

Abbiamo oggi il piacere di avere ospite della rubrica il regista Antonio De Palo con il suo nuovo cortometraggio Volti, vincitore del 15° Dc Independent Film Festival di Washington.

Si respira aria internazionale con Volti il nuovo cortometraggio di Antonio De Palo che ci aveva già felicemente stupito con il suo I bambini hanno gli occhi. Di ritorno da Washington con un bel premio come Best Short Film al 15° Dc Independent Film Festival, Volti è in concorso in altri festival internazionali davvero molto prestigiosi come la 22° Muestra De Cine International De Palencia, il 29° Festival Du Cinema Européen de Lille, il 60th Belgrade Documentary and Short Film Festival, il 14° Newport Beach Film Festival e poi il 14° Festival del Cinema Europeo di Lecce ed il Foggia Film Festival, segno che davvero è un cortometraggio da non perdere.

Volti

Riccardo è un bambino con la sindrome di Down ed una grande passione: il teatro. Con l’aiuto del signor De Angelis (Giorgio Colangeli), tuttofare del teatro, Riccardo spia le prove di Mattia, che sta preparando uno spettacolo da mimo vessato dai continui rimproveri del regista (Pietro De Silva), fino al fatidico giorno della prima…

Con questo intenso cortometraggio, Antonio De Palo racconta il tema della disabilità senza pietismi ma cercando di dimostrare come, con l’aiuto di un percorso culturale, in questo caso rappresentato dal teatro, sia possibile una perfetta integrazione. E’ quello che infatti accade nel corto nel quale gli attori normodotati ed affetti dalla sindrome di Down si fondono per dar vita ad un prodotto davvero particolare. Straordinari tutti gli attori da quelli più noti (Volti vanta infatti la presenza degli attori Giorgio Colangeli e Pietro De Silva) ai due giovani protagonisti Davide Sasanelli e Luca Crocicchio entrambi con una grande passione per il teatro, di cui sono anche attori in compagnie locali. Ottima prova del regista Antonio De Palo che si conferma un regista con una grande sensibilità e professionalità.

Gli attori Pietro De Silva e Giorgio Colangeli

Le domande al regista

Ciao Antonio e bentornato su cinemio.it. Del corto sei regista ed è tuo anche il soggetto e la sceneggiatura. Come sei arrivato a questa idea che affronta in modo così originale il tema della disabilità?

La sceneggiatura è frutto di una collaborazione con il noto attore e drammaturgo barese Roberto Corradino. Il tema è a me molto caro e la volontà di parlarne nasce, certamente, da un personalissimo bagaglio esperienziale che mi ha visto coinvolto per molti anni, ed ancora oggi, in progetti educativi con persone con disabilità. In questi anni ho avuto modo di sperimentare l’alterità nella sua complessità, giungendo ad una conclusione che di fatto non si traduce in ferme convinzioni, bensì nell’umile consapevolezza della limitatezza dell’essere umano, della persona.

Ed è proprio da questi intestini spunti di riflessioni che abbiamo cercato di tracciare dei legami tra il senso di abilità e inabilità sul quale, molto spesso, si fonda, anche pregiudizialmente, il rapporto tra persone normodotate e disabili.  Pertanto, partendo da un principio di realtà inopinabile, abbiamo voluto indagare questi meccanismi che stabiliscono il rapporto con l’altro presupponendo una presunzione di abilità. Ma la presunzione di una qualsivoglia abilità, potrebbe, di fatto negare la possibilità del riconoscimento dell’abilità altrui.

Credo, che la potenzialità umana ed esistenziale necessiti di essere onestamente coltivata. Anziché considerare la persona con disabilità come esclusivamente un esistenza con una evidenza di condizione, forse, bisognerebbe sentirsi in dovere morale sia di non negarne la condizione, mantenendo un “principio di realtà”, sia di riconoscerne le potenzialità inespresse; quelle potenzialità che caratterizzano indistintamente ogni esistenza, ogni uomo: il genere umano stesso. È la considerazione morale del potenziale, della celata capacità esistente nella persona con disabilità, e nelle persone in senso ampio, che potrebbe gettare reali basi morali e culturali di integrazione.

Giorgio Colangeli ed Antonio De Palo

Ancora una volta, dopo ‘I bambini hanno gli occhi’, tra i protagonisti ci sono ragazzini, questa volta affetti da sindrome di Down. Ti piace lavorare con i ragazzi? E come hai impostato il lavoro con Davide Sasanelli e Luca Crocicchio?

Sicuramente, sono molto affascinato dalle storie che coinvolgono i bambini ma nello stesso tempo non credo rappresenti per me una caratteristica.  Il lavoro è stato impostato unicamente sulla strutturazione di un rapporto di fiducia sia con Davide che con Luca. Nello specifico, ho conosciuto molto prima delle riprese sia Davide che Luca. In particolar modo con Davide ho creato un rapporto che è cominciato un anno prima delle riprese, periodo in cui quasi ogni settimana ci siamo incontrati, siamo stati insieme, ci siamo conosciuti. Quindi, non ho agito strettamente in funzione del film ma ho privilegiato la conoscenza, il rapporto interpersonale. Anche perché non ho mai ritenuto opportuno caricare di responsabilità entrambi. Il resto è venuto abbastanza naturalmente, con una guida e delle prove molto blande fatte esclusivamente nell’immediato periodo che ha preceduto le riprese.

Giorgio Colangeli ed Antonio De Palo con il piccolo Davide Sasanelli

Nel cast troviamo grandi professionisti come Giorgio Colangeli e Pietro De Silva. Come sei arrivato a questa scelta? E com’è stato lavorare con loro?

Sia Giorgio che Pietro sono grandissimi attori e da sempre apprezzo la loro caratura artistica. Con convinzione, ritengo, siano due tra i migliori attori italiani. Quindi, in questo senso la scelta è stata abbastanza facile. Ma l’aspetto fondamentale è stato che i personaggi sin dal principio sono stati pensati su di loro, quindi, non ho mai nutrito dubbi di sorta. In generale è stato molto semplice lavorare con loro perché sono grandi professionisti. Non nascondo, però, che durante le riprese ho canalizzato la maggior parte delle mie energie nei confronti di Davide e Luca, ed in questo la loro professionalità e bravura è stata di grande sostegno.

Sul set

Il corto è stato presentato in anteprima mondiale al DCIFF – Washington Dc Independent Film Festival ed è in concorso. Cosa ti è rimasto di questa bellissima esperienza?

È stata una bellissima esperienza, sia perché abbiamo vinto, sia perché ho conosciuto molto persone ed ho avuto la possibilità di vedere cortometraggi bellissimi, nonché lungometraggi e documentari. Il film, inoltre, è stato presentato alla 22 Muestra Internacional del Cinema de Palencia, in seguito sarà presentato in Francia in occasione della 29° Festival Du Cinema Européen de Lille ed in Aprile a Belgrado al 60th Belgrade Documentary and Short Film Festival. Per poi ritornare in America a fine Aprile.

La premiazione al DCIFF - Washington Dc Independent Film Festival

Ed ora una mia curiosità. Volti dura 30 minuti, I bambini hanno gli occhi 21. C’è chi è convinto che i corti debbano essere davvero ‘corti’ (non più di 10 minuti). Qual’è la tua opinione a riguardo? Pensi che la durata dei tuoi corti sia un segno del tuo desiderio di passare ad un progetto più importante?

La mia opinione è molto semplice: non creerei una storia e non analizzerei il senso di questa in funzione del tempo. Agire in tal senso, credo, possa rappresentare un forte condizionamento. Per questo, non penso che la durata possa rappresentare una priorità sui cui fondare il proprio lavoro. Sono convinto abbiano ragione d’esistere tutti i film, e di qualsiasi durata. Proprio per questo motivo posso affermare che non c’è un nesso diretto tra la durata dei miei cortometraggi con la volontà di fare un lungometraggio. Agisco solo ed esclusivamente in funzione dell’affetto che coltivo e nutro nei confronti di un progetto.

Pietro De Silva sul set

E a tal proposito quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa c’è nel tuo cassetto?

Il mio prossimo progetto è un cortometraggio noir che trae spunto da un testo scritto da Don Tonino Bello, intitolato Dissipare L’ombra di Caino, Appunti di nonviolenza. L’obiettivo che mi propongo in questo lavoro è quello di analizzare la questione della violenza come tratto atavico della condizione umana, ricondotto anche alla violenza sui bambini. Nello specifico c’è l’intenzione di determinare un forte conflitto etico che metta a confronto generazioni di fronte alla possibilità di un appagamento personale.

Il regista Antonio De Palo

Ringrazio Antonio De Palo per essere stato ancora una volta nostro ospite e gli faccio un grande in bocca al lupo per questo suo nuovo interessante progetto.

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