Addio Fottuti Musi Verdi dei The Jackal

Arriva nelle sale italiane Giovedì 09 Novembre il primo film dei The Jackal, ragazzi partenopei che da anni producono video su Youtube di genere comico/satirico e che, sulle orme dei The Pills tentano il passo sul grande schermo, producendosi insieme a Cattleya e Rai Cinema. Arriva Addio Fottuti Musi Verdi.

Addio Fottuti Musi Verdi

Addio Fottuti Musi Verdi

Addio Fottuti Musi Verdi

Partire o restare? Questo è il dilemma del disilluso Ciro Priello (Ciro Priello) che, pur essendo un creativo informatico, si trova a dividersi tra la madre che gli vive dirimpetto e si preoccupa (fin troppo) per lui, un ambiguo datore di lavoro cinese per cui lavora come lavapiatti e un egocentrico imprenditore a cui provare a vendere idee per un restyling della confezione dei piselli che vendono. Tutto questo mentre ama segretamente la migliore amica (Beatrice Arnera) e continuando a star dietro all’amico (Fabio Balsamo), fanatico dei videogiochi di fantascienza.

Addio Fottuti Musi Verdi – Il trailer:

L’incertezza di un innesto

Dopo l’incertezza produttiva a cui hanno portato i The Pills con il loro film omonimo un paio di anni fa, i The Jackal si son trovati poveri di un produttore, almeno fino a quando Cattleya (e Rai Cinema) non hanno deciso di scommettere sul gruppo formato dal regista Francesco Capaldo (che si firma Francesco Ebbasta) e i giovani Ciro Priello, Fabio Balsamo e company. Il film, però, rispetto alle interessanti premesse, finisce per funzionare solamente a metà.

Se l’idea alla base risulta interessante sin dal trailer come le references che vanno dalla fantascienza da camera di Predestination al b-movie Iron Sky e fino al montaggio iper-cinetico di Edgar Wright, è proprio nell’innesto tra la comicità di parola e (quasi) slapstick dei The Jackal e le regole di genere della fantascienza dentro i quali tendono comunque a rientrare che il film toppa, con una perdita ascendente di ritmo (e interesse), l’assenza di una trama che trovi un fulcro narrativo solido e reale (si parla di lavoro? di maturità? di amore? di amicizia? di salvare il mondo? dell’accettare se stessi?) ed una recitazione assolutamente non diretta.

Nel suo insieme, forse l’errore più grande del film (come lo era stato ad esempio per Ezio Greggio in Box Office 3D, 2011) è proprio l’evitare di seguire le regole americane che riguardano la satira cinematografica: non si può pensare una messa in scena ed una resa visiva che miri al provare a rendere verosimile il genere se poi l’intento della storia e dei personaggi è quello di farne satira. La scenografia, la fotografia, i costumi, la messa in scena nel suo insieme deve partecipare al vero intento per cui il film nasce e cresce e non andargli contro per avere la pretese di utilizzare grandi e seriosi effetti visivi al fine di rendere credibile il genere stesso.

Se viene vista come operazione sperimentale il progetto può (forse) anche risultare gradevole dentro un range di pubblico molto circoscritto. Per tutti gli altri sarà meglio evitare di entrare in sala e legarsi ai ricordi del web dei The Jackal dove la resa risulta molto più acuta e ragionata. Addio Fottuti Musi Verdi, o forse è meglio ammettere che il cinema non è di casa stasera.

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