Dopo aver parlato di due dei suoi più importanti film (Rosenstrasse e Hannah Arendt) la regista Margarethe Von Trotta ha risposto alle numerose domande del pubblico.
Anni di piombo, il Leone d’Oro di Margarethe Von Trotta
Anni di piombo, del 1981, ha vinto il Leone d’Oro al miglior film alla 38ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il titolo italiano perde però un pò il senso di quello originale, come afferma la stessa Von Trotta:
M: Il titolo è brutto solo in Italia. In Germania è Die bleierne Zeit e l’ho preso da una poesia (è una citazione dall’elegia di Hölderlin Der Gang aufs Land) che significa ‘come possiamo nel tempo di piombo’, ma per piombo intendevo ‘cielo di piombo’, qualcosa di pesante, non solo le pistole, com’è stato invece inteso in Italia.
Rosenstrasse ed il Nazismo
Com’era affrontato in Germania, soprattutto nelle scuole, il tema del nazismo. E oggi?
M: Negli anni ’50 e primi anni ’60, nelle scuole la nostra storia finiva prima del nazismo, tutto il resto era silenzio. Noi non abbiamo capito niente a parte quelli che avevano i genitori che hanno raccontato qualcosa. In Anni di piombo mostro una parte di un documentario sui campi di Aushwitz ma l’ho fatto vedere da un pastore nel suo comune protestante, non in una scuola. Solo intorno alla metà degli anni ’70 grazie al movimento del ’68, i ragazzi hanno iniziato ad aggredire i genitori per sapere. Quello che ha fatto questa generazione contro i propri genitori è stato molto pesante. E’ cominciato tutto da lì ed il Nazismo è entrato nelle scuole, anche troppo. Il nostro lavoro di memoria, di coscienza, in Germania l’abbiamo fatto anche se ora c’è di nuovo qualcuno che ricomincia.
Com’è stato girato Rosenstrasse sapendo che si era nei luoghi in cui quei fatti erano accaduti?
M: Berlino è stata totalmente distrutta durante la guerra. Esiste ancora una Rosenstrasse ma non è più quella di un tempo. Il film è stato fatto tutto in un teatro di posa, abbiamo ricostruito la strada, anzi in realtà c’era già perchè era la strada dove hanno girato Il pianista di Polanski. Noi l’abbiamo cambiata secondo i nostri bisogni.
In generale girare in questi luoghi fa una certa impressione?
M: Si ma Berlino è pieno di questi luoghi, anzi tutta la Germania.
Questa crisi che la Germania sta provocando, non può essere considerata una rivendicazione dovuta al passato?
M: Con quello che abbiamo fatto, subito viene in mente questa idea ma è solo un’impressione. Spero non sia così, i tedeschi ci tengono a non apparire in questo modo. Forse dal punto di vista politico cercano di proteggere la nostra economia ma non posso esprimermi perchè le informazioni che ho le so dai giornali. Posso dire che la maggior parte della gente che conosco ha paura di esibirsi, piuttosto io mi ricordo che quando siamo arrivati in Italia da giovani abbiamo parlato francese tra di noi per non apparire come tedeschi.
Rosenstrasse ha aperto un dibattito su quello che si sarebbe potuto fare, da noi per esempio per gli ebrei italiani. Al di là dell’elemento storico, questo film dà l’idea che si può cambiare il mondo: questo è un messaggio importante, quanto il cinema può cambiare?
M: Sarebbe bello dirlo che un film può cambiare il mondo ma non ci credo. Hanna Harendt nel suo pensiero dice che una persona non deve fare del male perchè poi deve convivere con questo male fino alla fine. E se fai cose criminali che la tua coscienza non può accettare poi devi conviverci.
La carriera e le influenze
Margarethe Von Trotta ha lavorato con Fassbinder soprattutto come attrice. Quanto ha inciso nella sua formazione registica considerato che lui ha trattato molto i temi della Germania nazista e post nazista? Nel video la risposta:
Le donne
Margarethe Von Trotta ci ha regalato film con personaggi femminili molto forti. In questo video spiega il perchè:
Le registe donne non sono tantissime, non c’è una parità al cinema. Jane Campion diceva a Cannes che le donne forse alle volte hanno cose più importanti da fare nel cinema, quindi fanno meno film degli uomini.
M: Non sono d’accordo, fare cinema fa parte della vita, se vuoi davvero fare cinema.
Le donne però si trovano spesso a dover scendere a compromessi. Kathryn Bigelow è stata la prima donna regista a vincere un Oscar. Quanto è importante che ci siano sempre più donne a fare film, indipendentemente dalle storie che vogliono raccontare?
M: Io sono contenta che ci siano sempre più donne che vogliono fare cinema, anche in Germania nelle scuole di cinema ci sono sempre più studentesse, o anche a teatro. Quando ho iniziato a studiare per fare l’attrice non c’erano donne registe. E’ cambiato molto dagli anni ’70 ad oggi, credo che le donne abbiano da raccontare tante cose a cui forse gli uomini non sono interessati. Però creare mondi di uomini e donne, non solo vivere in un mondo di uomini e donne, è interessante.
Termina qui la seconda parte della lezione di cinema di Margarethe Von Trotta. Continua a leggere la terza parte.
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