Iniziamo oggi la lezione di cinema di Marco Bellocchio, al BIF&ST 2013 per ricevere il Premio Monicelli al miglior film del festival per Bella Addormentata. Per l’occasione è stato proiettato I pugni in tasca, il suo esordio da regista.
I pugni in tasca: l’esordio di Marco Bellocchio
Il film I pugni in tasca, del 1965, è stato scritto e diretto da Marco Bellocchio a soli 26 anni ed è considerato uno dei debutti e delle opere prime più folgoranti della storia del cinema, non solo italiano. Diplomato al centro sperimentale di cinematografia negli anni ’60, Bellocchio si è ritrovato a condividere la sua passione insieme a registi quali Antonioni, Fellini, Pasolini, Bertolucci e tanti altri, che hanno fatto la storia del cinema italiano. Nel video che segue, Bellocchio racconta la sua esperienza di giovane regista in quel periodo così particolare e la fatica di mettere insieme il denaro per questo esordio (il film ha infatti una storia produttiva molto particolare). Prima di iniziare però ha voluto chiedere al pubblico cosa ne pensasse di questo film che ha quasi 50 anni.
A distanza di 50 anni I pugni in tasca conserva ancora una forza dirompente, corrosiva, sorprendente, continua ad essere qualcosa di insolito rispetto a certe altre opere prime, di oggi e di ieri. Forse allora l’Italia era diversa, c’era un coraggio ed una non ovvietà di appoggiarsi a certi modelli e forse Bellocchio, nonostante la sua giovane età, l’aveva molto presente. Sicuramente non sapeva che sarebbe stato un capolavoro ma non voleva fare un film come tanti, a partire dal tema molto fuori dal comune, come afferma in questo video:
Il titolo ed il cast
Il titolo del film non è sempre stato I pugni in tasca come afferma lo stesso regista:
Marco Bellocchio: Mah il titolo quasi non c’era. Io ho trovato una sceneggiatura originale il cui titolo era Epilessia. Mi sembrava un titolo orribile e per fortuna l’abbiamo cambiato!
Per quanto riguarda il cast invece, ci sono tanti retroscena, come per esempio la scelta iniziale di Gianni Morandi nel ruolo del protagonista come racconta direttamente il regista in questo video:
La storia e l’aspetto autobiografico
Il tema del film, con questo reticolo di bugie familiari di detto e non detto che poi sfocia nel paradosso della violenza, è molto particolare. Nel dirigere questi attori con una freschezza straordinaria c’è qualcosa di vissuto, di personale, nel film? La risposta nel video che segue:
Marco Bellocchio: Il film è nato senza un progetto nel senso che io sentivo che dovevo fare qualcosa. Mi ero diplomato come regista al centro sperimentale, sono andato a Londra per conoscere un po’ il mondo e lì ho sentito che dovevo mettermi alla prova. Avevo fatto delle cose al centro sperimentale ma da questa necessità, molto discreta non ossessiva, è venuta fuori questa storia. Poi con il tempo ho scritto storie che sono venute da fuori, di cui però mi sono impossessato quasi inevitabilmente.E’ naturale però che devi metterci qualcosa di tuo: non so se avete visto Bella addormentata o Buongiorno, notte o anche Vincere, film che sono storici ma anche un po’ inventate. In tutti i film c’è un percorso inconscio non è che una mattina mi sono svegliato, ho aperto un quaderno e ho iniziato a scrivere. Nel caso del mio primo film, in quel momento si sono uniti tutta una serie di temi che in qualche modo mi perseguitavano da quando sono nato. E’ chiaro che il primo film in qualche modo sintetizza e concentra tutta l’esperienza precedente ed è un’esperienza unica, è la prima volta.
Termina qui la prima parte della lezione di cinema di Marco Bellocchio. Continua a leggere la seconda parte.