Seconda parte della Masterclass del regista Gianfranco Rosi, al BIF&ST 2021. Rosi, che al festival ha parlato dopo la proiezione del suo film documentario Notturno prodotto da Donatella Palermo, sarà alla prossima Mostra di Venezia 2022 con il suo nuovo film. In questo articolo invece parla della sua carriera.
Gianfranco Rosi: perché non ho voluto raccontare la guerra in Notturno
Il regista racconta il motivo per cui non ha voluto raccontare esplicitamente la guerra e di quanto sia difficile combattere il pregiudizio di coloro che vedono l’uomo bianco a girare in luoghi che teoricamente non gli appartengono
Allontanarsi dai personaggi
Alla fine di un film riesce a mettere la distanza o le viene la curiosità di come si è evoluta la storia dei personaggi?
Per Gianfranco Rosi questo è stato un film molto difficile sia perché in genere non si stacca mai dai suoi protagonisti (che continua a sentire anche successivamente al film soffrendo anche quando si accorge che la loro situazione è peggiorata) sia perché ha cercato di trovare un montaggio che desse un senso all’alternanza delle storie.
I premi per Gianfranco Rosi
I premi non si devono mai aspettare e quando li vinci te li devi dimenticare subito e cominciare il film successivo come fosse il primo e l’ultimo
Gianfranco Rosi
Boatman
Quando Gianfranco Rosi lavora ad un progetto questo dura almeno 3 anni (‘Tranne Sicario durato solo 3 giorni’ ride). Questa è un’abitudine che ha avuto sin dai primissimi progetti come Boatman, un mediometraggio nato come tesi di diploma e poi diventato tutt’altro.
Inizialmente girato a Miami, Gianfranco Rosi è poi andato in india per qualche anno. In questo film si vede già il modo di raccontare le storie del regista.
Girare questo film in 16mm è stato molto costoso e pagato direttamente dal regista che nel frattempo lavorava a New York.
Below Sea Level
Nel video Gianfranco Rosi racconta la genesi di Below Sea Level un documentario che racconta i dimenticati in America anticipando di molti anni il film Premio Oscar Nomadland.
Aveva conosciuto Charles Bowden, un grandissimo scrittore che aveva scritto sui deserti e in quel periodo lui stava girando quel documentario. Nel video racconta la sua esperienza con lo scrittore, i problemi produttivi con il documentario e l’incoraggiamento dello scrittore
Gli Stati Uniti però hanno chiuso le porte a Below Sea Level così simile a Nomadland ma forse più poetico
Charles Bowden me lo disse: questa è un’America che nessuno vuole vedere, tu fai vedere un mondo dove tutti si voltano dall’altra parte. Più tardi è arrivato Trump ed è stato l’unico ad accorgersi di queste persone che non avevano mai votato e che non avevano identità o appartenenza politica. E Trump ha pescato in quest’America del silenzio, estrema, del nomadismo, quel mondo dimenticato. Così quelle persone sono diventati grande parte degli elettori di Trump e allora è diventata politica e Nomadland è diventato un film politico in America.
Io avevo anticipato il problema, nessuno allora aveva dato voce a queste persone. Nomadland è diventato un film di opposizione su quelle persone che ora avevano diritto di voto. Si parla di 10 anni di differenza tra i due film.
Allora era un’America che nessuno voleva vedere, soprattutto raccontata da un regista straniero. Un po’ come quando da noi un regista straniero vuole raccontare la mafia.
Questo film girato da un non americano in un’America così pura, così dolente, così lontana dal sogno della libertà e della democrazia finta ha dato molto fastidio.
Gianfranco Rosi
Mi ricordo che il film era stato accettato al Sundance e poi ricevetti una lettera in cui dal Sundance dicevano che l’avevano scartato perché in quel periodo avevano bisogno di luce e positività.
A Venezia addirittura ci fu quell’articolo di Variety che smontò totalmente il film scrivendo ‘Voglio chiedere al regista se nella stanza da letto del suo miglior amico riuscirebbe a mettere quella cinepresa in un momento di intimità’ e lo bocciò come sacrilego.
Però quella è per me una delle scene più belle del film perché va al di là del senso dell’intimità. Il protagonista la prima volta che l’ho incontrato mi ha puntato il fucile contro per mandarmi via. Solo dopo anni sono riuscito a conquistare la fiducia di quelle persone.
Forse era un film che anticipava troppo politicamente quella realtà.
Gianfranco Rosi
Termina qui la seconda parte dell’approfondimento dedicato alla Masterclass del regista Gianfranco Rosi. Continua a leggere la terza ed ultima parte.