Siamo arrivati alla parte finale della masterclass di cinema del regista Ettore Scola. Dopo aver parlato dei suoi primi passi nel mondo del cinema e della crisi dei valori che attanaglia la cultura italiana in questo articolo leggiamo ed ascoltiamo le risposte alle domande del pubblico.
Ettore Scola: la noia sul set
Ettore Scola ha sempre affermato di annoiarsi a morte sui set quando dirigeva i film. In questi momenti lunghissimi di noia che cosa accadeva? Ha mai trovato un antidoto o si è rassegnato? Nel video la risposta del regista che parla anche di come molti attori e registi impegnavano i tempi morti sul set:
La pausa dai film e Berlusconi
Qualche anno fa Ettore Scola affermò che non avrebbe fatto più film, per fortuna si è smentito. In questo video il regista spiega cosa lo aveva portato a quella scelta:
Una giornata particolare
In questo video il regista risponde ad una mia domanda sul film Una giornata particolare:
Pellicola o digitale?
In questo video Ettore Scola parla dell’era del digitale sottolineando l’importanza dei contenuti di un film e non del supporto su cui è registrato:
Chaplin e la sensibilizzazione con il cinema
In quale paese farebbe proiettare Una giornata particolare per sensibilizzare l’opinione pubblica? A questa domanda Ettore Scola risponde nel video che segue sottolineando come alcuni film come quelli di Charlie Chaplin siano così universali da essere proiettati dovunque:
Regista: sceneggiatore o no?
Un regista che è anche sceneggiatore è più completo di un regista che non lo è? E per un giovane che vuole iniziare a fare il regista è importante cominciare dalla penna o dalla macchina? Nel video la risposta di Ettore Scola:
Italia ieri e oggi
Ettore Scola: Non volevo fare un film nè sul ’68 né sul ’77. Volevo fare un film sulla mentalità italiana che minacciava di continuare nei suoi errori. Sotto il fascismo potevano anche essere non giustificati ma capiti perché c’era quella mentalità. Era un regime che affermava la forza maschia, la gioventù, l’impero, tutto rientrava e si poteva in qualche modo capire questa follia.
Invece il ’68 ed il ’77 non erano una follia ma una illusione giovanile che è stata raccontata in tanti film. Quel film lì non aveva questo scopo, ne aveva un altro e spero di averlo raggiunto.
Quella era un’Italia che usciva dalle macerie dell’ottusità. Sembra invece che la situazione odierna sia nettamente contraria: è un’Italia che entra nell’ottusità. i giovani devono darsi da fare: ma come poter costruire l’orizzonte comune che ha permesso alle vecchie generazioni di costruire un’Italia migliore?
Ettore Scola: Intanto è giusto guardarsi intorno per cercare l’orizzonte purché non sia un alibi per non fare. Capisco che è difficile, capisco anche io che amare l’Italia non è facile oggi però le macerie ci sono anche oggi, le vedete e non potete rifugiarvi nella patria della rassegnazione perché è vero che di ottusità ce n’è tanta ma alleata prima dell’ottusità è la rassegnazione.
Siamo isolati, ma sempre si è isolati finché non si è in due e poi si spera che questi due raccolgano tanti adepti. Intanto cominciate voi con il vostro lavoro, cominciate a porvi domande e capire meglio il lavoro che volete fare. Poi parlatene con gli altri, quelli che incontrate nello studio, nella vita e vedrete che mettere insieme queste domande è già un primo passo.
C’è Platone che racconta nel Simposio di Socrate e dei suoi allievi, Apollodoro, Gorgia, Fedone, Critone: isolati non è che avessero fatto granché poi hanno trovato Socrate che non li ha istruiti, li ha interrogati, li ha fatti parlare (il metodo socratico è proprio quello) in quella maniera lui faceva enunciare le tesi a chi poneva le domande. E’ un metodo eterno, quello che ha vinto spesso.
Voi giovani qui a Bari dovete cominciare ad incontrarvi anche aspettando la proiezione di un film e vi scambiate le vostre esperienze, che non saranno ancora negative, ancora non avete scoperto questo orizzonte, non sapete forse la direzione da prendere. Ma credo sia l’unica soluzione di preparazione a quello che farete se lo fate insieme. Non dovreste sciupare l’occasione di questo festival che ripeto è unico proprio in questo, anagraficamente. Alla mia epoca era difficile trovarsi con tanti altri giovani, non c’era la musica che ci accomunava, non c’erano festival, non c’era praticamente niente quindi o eravamo solitari o dei gruppetti di due o tre amici.
Ecco questo confronto che potete avere, questi incontri, questo spettacolo dei vostri coetanei per voi, di questo dovreste in qualche modo fare tesoro, sfruttare, utilizzare. E allora questo festival prenderà sempre più forma in una identità che già dopo 6 anni il Festival di Roma non ha e non avrà ed il Festival di Venezia ha perduto quindi è importante sia per la città di Bari sia per il Festival ma soprattutto per voi quindi cercate di parlare tra voi.
La critica
E’ possibile fare la critica ad un film senza vederlo?
Ettore Scola: Magari viene bene si (ride).
In Francia c’è un grande critico francese che è cieco dalla nascita però ha una compagna eccezionale e lui è patito di cinema. Non si sa per quali vie, forse per il sonoro e grazie alla compagna che lo porta nei cinema, ad un festival che lui ha fondato e gli racconta quello che passa sullo schermo. L’audio lo sente, ovvio, ha qualche problema con i film muti (ride).
Comunque questo critico scrive delle critiche molto belle, molto acute, non gli manca nulla, non ci si accorge che gli manca la vista, per un’arte che è fatta per essere vista. Quindi probabilmente è possibile fare una critica senza vedere un film: senza arrivare a ricorrere alla cecità forse un critico solo attraverso il dialogo o quello che si sa del film riesce a fare una buona critica di un film.
Termina qui la masterclass del regista Ettore Scola. Appuntamento alla prossima settimana per una nuova interessante lezione di cinema.