Come avevo già anticipato nell’articolo introduttivo, anche questa edizione del festival ha dedicato ogni giorno ad un protagonista del panorama cinematografico italiano. Ciascun protagonista ha tenuto una interessante lezione di cinema che ho seguito e che ho voluto condividere con i lettori di cinemio. Ecco la prima: di Domenico Procacci, produttore e fondatore di Fandango.
Il primo giorno del festival è stato dedicato a Domenico Procacci, presidente di Fandango, il primo a ricevere il Premio Fellini 8 ½ per l’eccellenza artistica. Nello stesso giorno il produttore ha anche ricevuto dal Sindaco di Bari Michele Emiliano le chiavi della città come gesto simbolico.
Produttore cinematografico, Procacci è anche operatore culturale a tutto campo, come ha affermato Oscar Iarussi, Presidente dell’Apulia Film Commission che lo ha intervistato: la sua Fandango spazia infatti anche dall’editoria alla distribuzione alla musica, ma è anche web radio ed un caffè letterario nel centro di Roma: è infatti di qualche mese fa la notizia, che abbiamo dato anche su cinemio, dell’apertura di Fandango Incontro.
Fandango
La prima domanda è ovviamente stata questa: com’è nato il nome Fandango? E come ha deciso di diventare produttore? Nel video la risposta:
Nel video Procacci dice di essersi ispirato per il nome al titolo dell’omonimo celebre film di Kevin Reynolds. Ma anche ai libri di Jack Kerouac: quanto questo tipo di cultura ha influito sull’impostazione della Fandango? Ecco la risposta:
Io sono di quelli bruciati dalla beat generation che a 15 anni ha letto tutto Kerouac e altri scrittori simili. C’è stato un cinema in America coraggiosissimo nel quale sono nati gli autori mentre in genere i protagonisti del cinema americano sono sempre gli attori o i produttori. Chi come me negli anni ’70 cominciava a frequentare qui a Bari l’unico cineclub che esisteva è rimasto molto influenzato da quell’energia. Uno dei primi film è stato proprio Fandango di Kevin Reynolds.
Gli esordi
Inizialmente la casa di produzione di Procacci si chiamava Vertigo e nasceva da un’esperienza didattica della scuola di cinema Gaumont di Renzo Rossellini (figlio del celebre Roberto), da cui sono usciti insieme a lui registi come Giuseppe Piccioni esordiente con Il grande Blek, primo film da lui prodotto.
Il primo film prodotto da Fandango fu invece La stazione di Sergio Rubini. Il suo intento è stato sempre quello di aiutare i registi esordienti e non fermarsi alla loro opera prima.
Quando inizi a fare questo lavoro scegli di lavorare con le persone che hanno studiato con te perchè non hai molta alternativa. Io di opere prime ne ho fatte tante inizialmente per necessità poi per scelta: la difficoltà di produrre questo tipo di film è che ci sono talmente tante variabili che non sempre il talento viene premiato.
Nel cinema accade spesso che un talento evidente, chiaro, per una serie di motivi non ha riscontro commerciale, non riesce ad intercettare il suo pubblico. E’ il caso degli esordi di Gabriele Muccino e Paolo Sorrentino:
I “capitani coraggiosi” e il caso de La bionda
La Bionda di Sergio Rubini, prodotto da Fandango fu un tale flop da rischiare di ipotecare la casa di produzione. Una rassegna della Biennale di Venezia parlò di produttori come i capitani coraggiosi: com’è cambiato il lavoro di questi produttori rispetto alla vecchia generazione?
Se il produttore dovesse finanziare il costo intero di un film ce ne sarebbero pochissimi. I costi di un film sono davvero alti. Anche se ci sonocasi di produzioni a basso costo, il costo medio di un film è intorno ai 2/3 milioni di euro. Il produttore dunque non finanzia tutto anche se una sua spesa ce l’ha.
La bionda è stato disastroso dal punto di vista economico. Mi sono serviti otto anni per riprendermi. Ho chiesto soldi ad amici, mio padre ha garantito per me in banca. Avevo sbagliato investendo tanto in un film e non controllando i costi che avevano ecceduto le previsioni. Questo indipendentemente dalla qualità del film che io mi sento di difendere.
Pensavo che la presenza di Nastassja Kinski avrebbe portato l’attenzione delle distribuzioni estere che non è arrivata. Insomma ho messo insieme tanti errori. L’ultimo bacio è stato il film che mi ha invece aiutato a riposizionarmi nella mappa dei produttori italiani.
Termina qui la prima parte della lezione di cinema di Domenico Procacci. Continua a leggere la seconda parte.
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