Continuiamo le nostre lezioni di cinema registrate durante l’ultima edizione del BIF&ST. Oggi abbiamo la possibilità di leggere ed ascoltare un regista dalla fama internazionale: Bertrand Tavernier.
Nato a Lione il 25 aprile 1925, Bertrand Tavernier è regista, sceneggiatore e critico cinematografico francese. La sua capacità di narrare, il suo eclettismo, frutto di una curiosità naturale, ci hanno regalato capolavori che spaziano tra epoche e temi diversi. Si passa dal ‘700 alla Prima Guerra Mondiale ai jazzisti americani della Parigi degli anni ’60 fino ai tempi nostri. Il suo eclettismo ha toccato vari generi di cinema mettendo i suoi personaggi sempre al centro di un ordine politico, sociale, vitale che li stringe, li condiziona, li strozza.
In the Electric Mist – L’occhio del ciclone
Uno di questi film è In the Electric Mist – L’occhio del ciclone, noir di produzione francese tratto dall’omonimo romanzo del 1993 di James Lee Burke proiettato al BIF&ST prima della lezione di cinema, nel quale possiamo ritrovare temi molto cari della vita e del cinema di Bernard Tavernier, come per esempio il tema del passato e dell’ambiente che ci circonda che condizionano le nostre scelte.
Ospite del BIF&ST il regista ha chiacchierato volentieri con il suo intervistatore, il giornalista Maurizio Dei Rienzo, e con il pubblico, iniziando con il parlare proprio di In the Electric Mist – L’occhio del ciclone. Nei video che seguono racconta infatti com’è arrivato al film e come mai, nonostante sia di produzione francese, l’abbia voluto girare in Luisiana (dov’è ambientato anche il libro) spostandolo però a qualche mese dopo il passaggio dell’Uragano Katrina.
L’America ed il jazz
Continuiamo a parlare di America, faccendo un passo indietro con Mississipi Blues, uno straordinario documentario del 1984, e Round Midnight – A mezzanotte circa, del 1986, una storia ambientata a Parigi nel 1959 con François Cluzet, l’attore di Quasi Amici allora giovanissimo. Il film, straordinario, che vinse un Oscar per la migliore colonna sonora, racconta la storia di un sassofonista, interpretato da Dexter Gordon (che ebbe anche una nomination all’Oscar) che viveva a Parigi e che aveva problemi con se stesso e con l’alcol, e di una grande amicizia, la storia di una Parigi innamorata del jazz americano. In quei due anni ecco quindi che il jazz, la musica, ed ancora una volta un pò il sud degli Stati Uniti, il Mississippi,vengono raccontati in modo molto particolare da Tavernier. In questi due film il regista ha saputo inquadrare con passione ma anche con rigore e con grande realismo il suo rapporto con la musica e l’influenza che ha avuto la storia americana, e l’America in se, nel mondo e nel cinema attraverso il blues.
Bertrand Tavernier: Io ho imparato molto a vivere, da adolescente, grazie alla musica e al cinema. In modo particolare ho amato il jazz e sicuramente esiste un rapporto indissolubile tra la musica ed il cinema, in particolar modo il cinema americano, perchè per me John Ford così come Louis Armstrong hanno avuto lo stesso potere emozionale e rivoluzionario. Sicuramente quando ho girato Round Midnight ho voluto girato un film in segno di riconoscenza, una sorta di ringraziamento nei confronti delle persone che mi hanno insegnato il senso della libertà.
In questo video racconta il rapporto con la musica nei suoi film, in particolare quella di In the Electric Mist – L’occhio del ciclone nel quale ha voluto rispettare la musica della Luisiana nel quale il film è ambientato.
Gli esordi
Tavernier ha debuttato al cinema come assistente di un grande del cinema francese Jean-Pierre Melville, un autore davvero particolare, ma è stato anche un critico cinematografico scrivendo per Positif e per Cahiers du cinéma che sono due bibbie, due icone della critica mondiale, non soltanto francese o europea. Ha anche sperimentato la strada della scrittura perchè in collaborazione con un’altra persona (J. P. Coursodon) ha scritto un libro fondamentale Trentanni di cinema americano. Nel libro ha citato John Ford ma anche altri autori, solo apparentemente minori, di un cinema all’epoca molto particolare. E’ stato quindi uno scrittore di cinema che è diventato un regista solo a 32 anni con un film d’esordio, L’orologiaio di St. Paul, in cui compare come protagonista uno dei suoi attori feticcio, Philippe Noiret, che troveremo con lui tante altre volte. A quell’epoca probabilmente era facile debuttare nel cinema francese. O forse no? Nei video che seguono la risposta del regista che parla del suo esordio:
Termina qui la prima parte della lezione di cinema di Bertrand Tavernier. Continua a leggere la seconda parte.