Riprendiamo il focus sulla filmografia di Elio Germano, al BIF&ST 2014 per parlare della sua carriera. Dopo aver parlato degli esordi e del suo modo di lavorare, in questo articolo parla di alcuni dei suoi film e del rispetto verso il suo e gli altri mestieri del cinema come per esempio la regia.
Magnifica Presenza
In Magnifica presenza di Ferzan Ozpetek, l’attore ha avuto a che fare con situazioni diverse da quelle solite cui era abituato nei suoi film. In quel caso infatti il suo contrappunto erano i fantasmi:
Elio Germano: Una delle cose per cui ringrazio i registi è che mi lanciano sempre in cose anche diverse, perché spesso l’incubo di un attore è ripetersi e per quanto mi riguarda questa è una cosa della mia carriera che mi fa molto piacere: essere riuscito a liberarmi da alcune forme preconcette che funzionano spesso in cui cercano di farti ripetere sempre lo stesso personaggio, è una battaglia continua ma per ora mi è andata bene. Anche i registi hanno scommesso su di me facendomi fare cose molto lontane tra loro. Questo per un attore è un regalo bellissimo da ricevere.
La preparazione dei personaggi: Giacomo Leopardi ne ‘Il giovane favoloso’
Come costruisce Germano i suoi personaggi? Quanto conta l’esperienza reale? E’ un background che uno ha alle spalle o si tratta di inventare qualcosa?
Elio Germano: Tutte e due le cose. La preparazione è la parte più bella del lavoro, è il momento in cui cerchi qualcosa e non ti senti un macchinario che deve sviluppare delle cose, in cui cerchi la tua interpretazione. Il senso dell’interprete è questo, dare un taglio personale a quello che vai a raccontare e questo aspetto lo decidi nella preparazione, nel momento in cui ti avvicini alla storia, studi, ti prepari. Poi quando giri è come andare a fare un esame all’università quindi è ovvio che il momento migliore è quello della preparazione. Ho appena girato un film di Mario Martone in cui interpreto Giacomo Leopardi e ovviamente aver avuto la possibilità di stare quasi quattro mesi a studiare questo poeta è stato un viaggio molto più emozionante che fare il film stesso per cui la preparazione è sempre il momento migliore.
Per prepararmi lavoro molto su quella che io chiamo una comunicazione inconsapevole: sono convinto che ciascuno di noi comunica delle cose nonostante la propria volontarietà e questa è una cosa che mi interessa molto dal punto di vista professionale e quindi cerco di lavorare su questo tipo di emanazione piuttosto che sull’indirizzare volontariamente, con un particolare tono di una battuta o con un particolare movimento, l’interpretazione da una parte all’altra. Cerco di mettermi nei panni del personaggio in maniera che vengano fuori delle cose dal personaggio senza che siano veicolate da me volontariamente studiando il come farle. Ecco nella preparazione del personaggio lavoro sull’inconsapevolezza quindi sulla sostituzione di lui a me. Sono discorsi un po’ da attore, è una malattia, ma la curiamo con uno psicanalista (ride).
I ciak e la scena giusta
In questo video l’attore spiega che tipo di attore è (che non ama ripetere più volte la scena) e di come apprezzi i registi che danno agli attori più libertà rispetto a quelli che lo marcano stretto:
Il teatro e la regia
Per Elio Germano la recitazione è sperimentazione. Per questo motivo ha deciso di portare questa sperimentazione a teatro:
Elio Germano: il teatro solo come regista, proprio per quel motivo, altrimenti mi faccio del male. Ho sempre cercato spettacoli che vadano nella direzione del mio percorso di ricerca quindi anche in questo caso non mi piace il teatro della parola in cui si sentono le voci che arrivano pulite, quel teatro che io chiamo di rimando per cui uno chiude gli occhi e può seguire un audio-spettacolo, a me piace invece che accadano delle cose, nel momento in cui accadono, mi piace far accadere delle cose per cui sono per un teatro di cose sporche, sbagliate, magari difficilmente comprensibili, in cui ci sia quel brivido in cui gli spettatori hanno l’illusione che stia accadendo qualcosa. Per cui faccio teatro solo se trovo testi che mi danno la possibilità di mettere in scena questo non mi interessa fare dei quadretti o delle canzoni, mi interessa fare accadere delle cose. Il teatro ha quello di grande, che è poi ciò che avviene anche in uno stadio, ad una manifestazione, quando ci si immobilizza perché di fronte a te sta accadendo qualcosa che ti restituisce qualcos’altro.
Se il teatro è una possibilità per far accadere questo, bene, se no non mi interessa. Nei miei spettacoli ho cercato di fare questo, anche nell’interpretazione faccio personaggi che sono quasi cinematografici, che non si preoccupano di doversi far sentire fino all’ultima fila.
Il fatto che ha fatto regia a teatro fa pensare che forse, come suo tuoi colleghi, gli possa interessare anche la regia cinematografica
Elio Germano: Non lo so. Io sono molto interessato al mio lavoro quindi nel mio piccolo mi è capitato di poter dare una mano nel lavoro con gli attori. Il regista è anche altro, è soprattutto altro, è capacità di parlare con le immagini per cui è una competenza che io al momento non ho. Poi se un domani mi innamoro di questa professione non lo so però al momento no. Forse è naturale dopo un certo numero di anni dopo aver acquistato un’esperienza di set passare dietro la macchina da presa, può darsi. Spesso avviene per motivi produttivi perché magari un attore che fa un film da regista ottiene finanziamenti che invece un regista non ottiene. Spesso accade anche per questi motivi.
Oppure è un attore che non è mai riuscito a fare quello che voleva, che è sempre stato chiamato per fare altro w prende l’iniziativa. Io comunque in questo momento non mi sento neanche all’altezza anche perché se uno dovesse stare a sentire tutte le cose che ti propongono quando hai un minimo di popolarità, tra scrivere libri, dirigere giornali, o firmare linee di capi di moda… Insomma se uno cede al proprio edonismo perdendo il rispetto per le persone che invece veramente fanno quei mestieri e faticano tanto per ottenere quei risultati è una cosa spiacevole per te e per gli altri. Non avendone in questo momento bisogno preferisco mandare avanti altri più meritevoli. Andate a comprare i libri degli scrittori non quelli degli attori e dei calciatori.
La popolarità
Cosa dà piacere e cosa dà fastidio della popolarità, dell’attenzione, dell’affetto e dell’interesse che c’è attorno a lui, considerato anche che la filmografia di Elio Germano è così varia?
Elio Germano: Mi fa piacere sicuramente quando le persone riconoscono il tuo lavoro, come quando l’operaio viene richiamato perché qualcuno ha parlato bene del suo lavoro e allora va avanti con il passaparola. Cioè quando è veramente relativo alla qualità del tuo lavoro, quando il pubblico si emoziona e queste sono cose che si riconoscono. Quello che mi dà fastidio è quando tutta la gente che non sa neanche chi sei ti deve fare una foto perché la deve far vedere agli amici su Facebook, quando sei trattato come un elettrodomestico, come una cosa non pensante, di proprietà, sei anche preso a male parole se ti ricordi di essere un essere umano e di esprimere delle opinioni personali perché devi fare quello che dicono loro. Sicuramente questo è tutto l’aspetto spiacevole. Però uno magari poi cerca, rinunciando anche a dei soldi, di rinunciare a fare delle pubblicità che poi vanno ovunque.
Quando in televisione non danno film in cui ci sono io va tutto bene, e ormai non c’è pericolo perché tanto ormai i film in televisione non li fanno. In ogni caso solo in quel momento per strada ho riconoscibilità per due o tre giorni, qualcuno per strada mi riconosce, ma altrimenti devo dire che vado abbastanza sereno anche perché il cinema purtroppo non va più così di moda. Quello avviene quando magari sei molto sulle trasmissioni televisive, sei molto nelle pubblicità, tutte cose che ti riempiono di soldi ma ti privano di una cosa che non ti puoi comprare con quei soldi che è la vita per cui io fintanto che riesco a mantenere le due cose separate non mi lamento. Al massimo mi prendo qualcuno che mi prende a parolacce perché non mi faccio la fotografia, ammazza quanto te la tiri, mi fa incattivire ancora di più ma ho imparato a fare dei respiri in più e quindi non mi voglio lamentare
Il premio come miglior attore a Cannes e la critica cinematografica
Quanto è importante vincere dei premi ed in particolare quanto è stato importante il premio ricevuto a Cannes, considerato che un premio del genere arriva a coronare una carriera? La risposta nel video nel quale l’attore dà anche la sua opinione sulla critica cinematografica:
Elio Germano: Il nostro mestiere non è oggettivabile, non sono tempi sportivi in cui sei li con il cronometro e poi ne parli, ognuno è richiamato da qualcosa, ognuno vede qualcosa che lo riguarda, si identifica se lo riguarda, perché qualsiasi spettacolo, qualsiasi operazione artistica è fatta per metà dall’opera d’arte ma dall’altra metà dallo spettatore e l’opera d’arte è un’unione tra queste due cose per cui è sempre una direzione soggettiva. Per questo motivo non esiste il miglior attore, l’attore più bravo, esiste un attore in cui tu ti riconosci o non ti riconosci, esiste anche il film in cui ti riconosci in un attore ed un altro in un altro attore per cui penso che il critico non sia esente da questa soggettività. Poi oggi basta aprire Facebook e trovi critiche su qualsiasi cosa, su qualsiasi evento, commenti su qualsiasi cosa. C’è una critica del presente ormai. E’ anche un po’ una deriva, infatti i critici veri non esistono più, sono rarissimi.
Il mestiere dell’attore
In questo video l’attore parla del mestiere dell’attore e dei vari metodi per arrivare all’obiettivo. In particolare racconta la sua esperienza sul set de Il giovane favoloso.
Termina qui la seconda parte del focus sulla filmografia di Elio Germano. Appuntamento alla prossima settimana per la terza ed ultima parte.