Eccoci arrivati alla terza parte della lezione di cinema di Abbas Kiarostami. Grande regista, Kiarostami è anche un maestro di vita come dimostrano gli interventi che potete leggere in questo articolo.
L’importanza del suono nei film
Abbas Kiarostami dà al suono un ruolo fondamentale nel cinema e nei suoi film. In questo video spiega il motivo?
Il lavoro con gli attori
Arrivati al momento delle domande del pubblico è stato rivolto al regista questo quesito: come si comporta quando gli attori sono dei bambini? E lui ha risposto, con la sua solita verve, estendendola a tutti gli attori:
La risposta a questa domanda non è semplice ma ho appena contato 11 persone uscire dalla sala e mi è stato detto che quando 4 persone escono devi essere più breve perchè probabilmente stai stancando…
La domanda è molto generica e ci vuole molto tempo quindi rispondo con una risposta generica che non riguarda solo i bambini ma anche gli adulti. Per trovare il bambino che deve lavorare nel mio film, così come per un adulto, ci metto molto tempo. Per poter scrivere una sceneggiatura dovrei avere il personaggio reale nella mia mente perciò quando scrivo devo vederlo.
Con la letteratura non si può fare cinema, bisogna vedere la persona, la sua fisicità dell’individuo, il modo in cui si siede, cammina, in modo da averne un’idea. Perciò la parte più importante della scelta degli attori è proprio lo studio per trovarli e cercare a tutti i costi di non cambiare il loro modo di fare e di essere. Perciò una volta trovato un individuo bisogna lasciar stare le nostre idee e lavorare su di lui, ricevere da lui vedere com’è, come reagisce, come lavora: questo è ciò che dà gli elementi per scrivere la sceneggiatura.
Se io trovo una persona che al 70% è quella che volevo trovare posso fermarmi. Certo se trovassi qualcuno che è al 100% come la desidero sarebbe una grande fortuna ma quando sono al 70% cerco di cambiare io il 30% per andare verso di lui e la cosa diventa molto semplice perchè gli altri non sono a tua disposizione quanto tu sei a tua disposizione, ed il film diventa quasi un documentario perchè tu credi alla persona che hai scelto, non l’hai modificata e diventa tutto molto semplice.
L’ultima esperienza che ho avuto in Giappone mi ha aiutato moltissimo: per un anno intero ho cercato due attori, cercavo un uomo di 80 anni ed una ragazza di 20 anni. Ho esaminato più di 200 persone e quando abbiamo iniziato ho detto loro il minimo indispensabile perchè loro erano i miei personaggi, erano i migliori che avrei potuto avere, perciò lasciavo che loro inserissero molte caratteristiche della loro personalità che magari non erano le mie.
Sono 40 anni che lavoro e in Copia Conforme ho messo vicino attori professionisti con non attori: come avete visto William (Shimell il protagonista n.d.r) era uguale a Juliett Binoche, non riusciamo a dire chi dei due abbia lavorato meglio. Era la prima volta che lui faceva l’attore e quando gli ho detto che avrebbe lavorato con Juliette Binoche mi ha chiesto “chi è?”. Non la conosceva ma non era importante per lui era molto sicuro di sè.
Vi racconto un altro caso su Copia Conforme: il film inizia con una persona che viene a presentare lo scrittore. La migliore interpretazione secondo me è di questo attore. Non voleva accettare, diceva che non era il suo lavoro, io non sono intervenuto assolutamente ha fatto tutto lui.
Se qui c’è qualche cineasta giovane, voglio dirgli che modificando gli individui non riuscirete ad avere attori migliori. Cercate di fare la scelta giusta e poi offrite loro la libertà, in fondo accade lo stesso nella scelta del partner: non sarà meglio di così. Questa è una delle mie caratteristiche quando lavoro con gli attori, li lascio liberi e controllo.
Ricordo la poesia di un poeta: c’è un gioco molto antico in Persia che è molto simile al polo, i giocatori vanno a cavallo e cercano di mandare avanti la palla. Il poeta sta parlando alla sua amata e fa la similitudine tra il giocatore di polo e la sua palla: tu sei la mia palla e io cerco di mandarti avanti, io corro dietro di te anche se sono io che ti faccio correre. La combinazione di queste due azioni forma la relazione, tu scegli in che modo correre, io ti corro dietro ma è il mio impegno a portarti verso la buca e poi dentro, ma la strada che scegli è tua.
Perciò la sedia del regista, quella dove c’è scritto ‘regista’, per me non ha nessun significato, la lascio al cinema hollywoodiano. Il regista deve correre, ovviamente in modo simbolico, dietro alle emozioni, i sentimenti, le percezioni del suo attore, deve guidarlo non può ordinare, trattarlo come un soldato, non è colui che dà gli ordini e l’attore non è quello che li riceve.
Ciò che voi vedete sullo schermo è l’attore, il regista si deve fare da parte, il valore l’importanza del direttore della fotografia e del regista è di essere invisibili, nessuno di voi deve vedere questi personaggi dietro ad uno schermo: tutto sommato il lavoro del regista è un lavoro distruttivo.
Termina qui la terza parte della lezione di cinema di Abbas Kiarostami. Continua a leggere la quarta ed ultima parte.