Un giovane attore emergente italiano da non perdere di vista: ecco la storia di Filippo Timi

Dopo aver visto due film in cui era il protagonista mi sono appassionata a questo attore molto preparato che potrei definire nella penombra, perchè mi sembra che nessuno ne parla e se ne interessa ma la sua bravura e le sue capacità sono ben visibili a tutti.

Sto parlando di Filippo Timi, classe 1974, nato a Perugia e che in realtà di strada ne ha fatta già parecchia, eh si perchè da quanto ho letto a teatro ha interpretato Orfeo, Danton, Percival, Odino, Satana, Woyzeck ed è stato scelto tra gli interpreti dello spettacolo teatrale “Il colore bianco” rappresentato a Torino in occasione delle Olimpiadi della Cultura.

Oltre ad essere autore e interprete del monologo “La vita bestia”, ha anche ricevuto il premio Ubù come miglior attore under 30, infine per il cinema ha interpretato i film “In memoria di me” di Saverio Costanzo, “Saturno contro” di Ferzan Ozpetek, “I demoni di San Pietroburgo” di Giuliano Montaldo, “Signorina Effe” di Wilma Labate, “Come dio comanda” di Gabriele Salvatores e “Vincere” di Marco Bellocchio; e fino a qui siamo nella parte che riguarda la sua carriera cinematografica e teatrale, ma se andiamo ad approfondire quella di scrittore non rimaniamo affatto delusi.

Infatti Timi ha già pubblicato “Tuttalpiù muoio” (Ediz. Fandango Libri), scritto insieme a Edoardo Albinati, ma anche “E lasciamole cadere queste stelle” (Ediz. Fandango Libri) ed infine “Peggio che diventare famoso” (Ediz. Garzanti Libri).

Io in realtà ho visto soltanto Come Dio comanda e Vincere ma mi sono bastati per rimanere affascinata da un attore come ce ne sono pochi in realtà secondo me, da un certo punto di vista potrebbe essere paragonato ad un Vincent Cassel versione italiana per la sua capacità di interpretare il ruolo del cattivo.

I personaggi che ha interpretato sono profondamente diversi, ad esempio nel film di Salvatores è un padre semi-alcolizzato, senza un lavoro fisso che cerca disperatamente di crescere il figlio da solo contro tutto e tutti; in Vincere di Marco Bellocchio (reduce dal Festival di Cannes) è invece Mussolini padre e figlio, tra l’altro l’interpretazione che lui fa del Duce è davvero  sorpredente e non si può fare a meno da rimanerne a bocca aperta.

Lo so che non rispetta i canoni della bellezza classici ma a me piace ancor di più per questo, sarà la sua intensità da tutti i punti di vista ad avermi colpito; si io lo definirei un attore intenso e profondo, intenso per lo sguardo, profondo per le interpretazioni e assolutamente non banale e scontato, geniale anche per i ruoli che interpreta sempre diversi e nei quali fa sempre la sua bella figura.

Bene sono contenta che anche noi abbiamo dei bravi attori come lui che tengono ancora alto il nome dell’Italia nel panorama mondiale cinematografico e spero che in futuro lo rivedremo spesso!

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