Siamo a Parigi, nel 1907, ed una storia che potremo definire ambigua si evolve tra tre personaggi Jules, Jim e Catherine…con Jules e Jim ci troviamo di fronte ad uno dei manifesti della Nouvelle Vague e della trasgressione femminile, vediamo perchè.
La trama in breve
di Nicola Donadio
Parigi, primi del novecento, il francese Jim e l’austriaco Jules sono amici e condividono la passione per l’arte e per le donne. Conoscono la misteriosa ed affascinante Catherine e l’impressione è subito quella di un possibile triangolo amoroso perfetto; tuttavia sono Catherine e Jules a sposarsi e ad andare a vivere in campagna, dove nasce la loro figlia. La prima guerra mondiale fa da spartiacque nella storia, il francese e l’austriaco si trovano a combattere su fronti contrapposti, ma entrambi sopravvivono. Jim si reca a trovare i due vecchi amici, ma trova una coppia in crisi, con Catherine che tradisce il marito, e questi che ne accetta le scappatelle pur di non perderla. Jules arriva anche a tollerare che Jim e Catherine diventino amanti, è ormai chiaro che i bei tempi andati non torneranno più. All’orizzonte c’è il nazismo, c’è la morte.
Analisi del film
Con Jules e Jim il cinema, nella sua massima semplicità, tocca uno dei punti lirici più alti. Non si tratta di un dramma epico, ma di una storia che dà il via ad un’amara riflessione sui rapporti di genere, sulla fragilità dell’amicizia e sul modo più giusto di esprimere l’amore. Quest’ultimo punto è sempre stato molto a cuore a Truffaut, convinto che la coppia non sia la soluzione perfetta, ma forse l’unica davvero possibile, come fa dire a Jim nel film.
Tratto dal romanzo di Henri-Pierre Roché, con questa opera siamo di fronte ad un manifesto, non solo della Nouvelle Vague, ma di un’epoca intera. E’ difficile quantificare quante scene e quante battute di questo film siano entrate nella storia del cinema. In particolare una Jeanne Moreau (Catherine) fantastica, passa come un ciclone all’interno della pellicola; anche il suo personaggio, di conseguenza, risulta essere dominante, padrone della situazione, tranne che nella decisione finale, simbolo massimo d’impotenza.
Il contesto storico
Catherine ce l’ha con gli uomini, si traveste da uomo in alcune sequenze memorabili proprio perchè solo gli uomini sono davvero liberi, e custodice del vetriolo per punire gli uomini che mentono. Si tratta di un ideale di donna trasgressiva che dalla Belle Epoque ci conduce dritto verso il femminismo degli anni ’60 e ’70; una donna che per protesta si tuffa nella Senna, dopo alcuni commenti maschilisti di Jules e Jim. Catherine tiene in scacco i due, alla ricerca della libertà, restandone però vittima essa stessa. Eccezionale la tecnica dei grandi salti temporali (ellissi), ovattati o da lunghe corrispondenze epistolari, o da immagini d’epoca, come nel caso della Grande Guerra.
Una cosa è certa: dopo questo film il cinema non fu più lo stesso. Finiva l’epoca della Hollywood classica e la Nouvelle Vague diventava un fenomeno egemone, che fino ai giorni nostri ha lasciato segni evidenti, frutto di cambiamenti epocali della settima arte, nella forma come nella sostanza.
non hai citato la corsa sul ponte
a parte gli scherzi.mi sono sempre domandato se in questo film truffaut alluda al cimema muto.
molte scene i ricordano in maniera netta il cinema muto.
@Antonio: grazie mille per il tuo feedback.
Spero che questo appuntamento settimanale sia di tuo gradimento, si sono aggiunti altri autori che partecipano a questa rubrica, quindi aumenta la lunghezza di questo appuntamento a puntate.
Spero di ricevere tuoi feedback, suggerimenti o idee per portare avanti quest’appuntamento in modo da offrire una buona risorsa di valore.
A presto
Antonio, c’erano troppe scene da citare, figurati quanto avrei voluto citare la corsa, di cui ho un’immagine stampata appesa in camera….. Per quel che riguarda il cinema muto il rimando c’è tutto, sia per l’epoca in cui il film è ambientato, sia anche per un certo omaggio a Chaplin, che ancora in quegli anni (come anche adesso) era considerato uno dei due/tre punti di riferimento assoluti…..i baffetti di Jeanne Moreau dicono qualcosa in proposito…. Eh grazie per i tuoi commenti “costruttivi”, sempre ben accetti
@Nicola: grazie mille per aver risposto ad Antonio. nostro lettore su cinemio.
Aspettiamo i tuoi prossimi articoli dedicati a questa rubrica settimanale, che sembra ricevere buoni consensi dai nostri fan.
Buon Cinema.
Truffaut non era esattamente un fans del femminismo, e viceversa…
Sappiamo bene quanto fosse conflittuale il rapporto con sua madre. Nel suo primo film di grande successo, I 400 colpi, la madre la madre è dipinta in modo molto freddo e negativo, tanto che per questo i due litigano e Truffaut si difende dicendo che la realtà è stata peggiore di come l’ha mostrata nel film.
Col personaggio di Kate voleva farsi più o meno perdonare dalla madre, omaggiando la sua figura di donna libera ed indipendente. Il tema sarà ripreso anche in “L’uomo che amava le donne” (Entrambi finiscono con la morte dei personaggi principali. Come se l’idea della libertà sessuale fosse un tema che nella vita reale era impossibile mettere in pratica senza provocare tragiche conseguenze)
La madre troneggia come un ombra in buona parte dei suoi film (L’uomo che amava le donne, Le due inglesi e il continente, prima ancora I 400 colpi, etc… ) Kate somiglia a una mantide, che alla fine uccide i suoi amanti. Jules la paragona ad un ape regina che ha trovato in questi due amici, la soluzione perfetta. Il solo spazio rimasto ai due è la boxe e lei ne è gelosa, tanto che vuole che Jules le insegni a giocarci. Quando capisce che Jim sta per lasciarla compie un gesto risoluto e definitivo. Non mi sembra che quello sia un atto di massima impotenza. Al contrario. Come il creatore, si prende la decisione di decidere la fine della vita dell’altro “Né con te, né senza di te” (La signora della porta accanto… ma anche Tristano e Isotta, amore tragico. )
@desessenties su twitter!
Ciao!!