E’ si, fa caldo nelle città, l’afa comincia ad abbattersi tra le magliette attillate e le auto senza aria condizionata. Mentre il caldo muove tra i vicoli stretti delle città di mare e i riposi pomeridiani sudano di pance all’aria cerco irrimediabilmente un refrigerio; apro il frigo e bevo un succo ma non mi soddisfa perfettamente, manca qualcosa che mi rinfreschi l’anima, tipo un bel film mordente, cinico, ironico e decisamente ghiacciato.
Ed ecco che dalla Francia mi viene in soccorso un filmetto curioso uscito a dicembre 2008 ma arrivato da noi solo ad aprile 2009, “Louise Michel” scritto e diretto a quattro mani da Benoit Delépine e Gustave de Kervern.
Sin dalle prime scene il film mi cattura per i due personaggi surreali e fumettistici e via via che la pellicola scorre una serie di brividi freddi mi scorre sulla pelle.
La trama è presto detta, nella provincia francese, alcune operaie vengono convocate dal direttore che le mette al corrente di una riduzione di personale nella fabbrica in cui lavorano; la mattina seguente scoprono che la loro fabbrica è stata completamente sgomberata nella notte. Tutto è sparito, macchinari, uffici e l’intera direzione; dopo un iniziale smarrimento, le donne si radunano per trovare una soluzione. Rimaste sole, con solo 2000 euro di liquidazione, la più caparbia, Louise, propone di investire il loro risarcimento assumendo un killer che uccida il loro capo.
Le operaie ingaggiano il bizzarro e patetico Michel, che insieme a Louise intraprende un viaggio alla ricerca del datore di lavoro, che si rivelerà, nel corso del film, essere introvabile.
Il film si caratterizza soprattutto per i due personaggi: Louise, grosso donnone con un’unica espressione facciale, che vive una vita squallida (memorabili le scene della cattura del coniglio e del piccione, così come quella del whisky al supermarket) all’interno di un palazzo fatiscente e Michel, eterno bambinone, vigilantes mancato, confusionario e miserabile in cerca di un lavoro che non potrà mai sostenere.
L’incontro dei due è un incontro tra due povere esistenze in cerca di un riscatto. Ed il riscatto lo troveranno proprio nella decisione fatidica di uccidere un uomo, il direttore della fabbrica. Un omicidio dal sapore paradossale (ogni qualvolta Michel fa fuori il direttore ne spunta un altro di grado superiore nell’amministrazione), tristemente surreale (non trovando in sé il coraggio Michel fa uccidere i vari direttori da parenti malati terminali) e grottesco.
Louise Michel è un film sovversivo (il titolo si rifà al personaggio di un’anarchica francese dell’Ottocento), folle, sghembo, un atto di accusa al capitalismo sfrenato, un racconto al limite del nonsense, con situazioni tanto assurde quanto reali nella loro comica tragicità (vedi le ambigue identità sessuali dei protagonisti).
Louise Michel è un film che va assolutamente visto tra le calure estive, capace com’è di regalare un’ora e mezza di ristoro e di sprezzante arguzia, che di questi tempi sembrano latitare nella cultura della nostra bella italietta.