Jackie: Natalie Portman è il volto e il coraggio della First Lady

Cimentarsi nell’episodio più traumatico della storia presidenziale americana, significa aprire un varco di verità dietro la cronaca, torrida e claustrofobica di rito. Ma farlo con gli occhi di chi ha amato lo stesso uomo che ha donato agli Stati Uniti quel sogno di una Camelot reale, di un re e una regina amati dai sudditi, è il pregio del regista Pablo Larrain. Natalie Portman è riuscita a calarsi in quel ritratto conformista di una donna consapevole del proprio ruolo. Innanzitutto di moglie e di madre. Quel volto segnato dalla tragedia, subita con rabbia e sconforto. Questo è Jackie, il biopic di una donna che ha saputo essere al fianco di una nazione fragile e sconfitta. Candidato a 3 premi Oscar e presentato al Festival di Venezia 2016 (miglior sceneggiatura), Jackie è in sala dal 23 febbraio.

Natalie Portman è Jaqueline Kennedy, in Jackie

Natalie Portman è Jaqueline Kennedy, in Jackie

Natalie Portman è Jaqueline Kennedy, in Jackie

Jackie: l’amore e la forza di una Kennedy

Cinque giorni dopo l’omicidio di John F. Kennedy, a Dallas. Tutto è privo di razionalità. Tutto è scandito dal suono distorto di un accordo che stona e si disperde nel silenzio. Il silenzio di una donna che è ancora scossa e cerca di capire il significato di ciò che le è accaduto e che le sta accanto. Tutto il mondo si chiede una spiegazione. Tutto il mondo è il volto di Theodore H. White (l’attore Billy Crudup), giornalista di ‘Life’. Una matita e un blocco notes per raccontare una storia. La storia. E a raccontarla è la stessa donna che ha assistito il proprio marito in quei tragici minuti di follia. Il suono del proiettile che penetra nelle carni di un uomo che alza gli occhi al cielo e vede il volto di Jackie. Il volto di una moglie che grida il nome del marito. Il proprio nome, per l’ultima volta.

Caspar Phillipson e Natalie Portman, in una scenda del film Jackie

Caspar Phillipson e Natalie Portman, in una scena del film Jackie

Il ritratto di una Jacqueline Kennedy che aspira nervosamente una sigaretta che brucia i suoi stessi ricordi. Contraddittori e dispersi nel dolore. Un dolore portato con lucida compostezza e che viene soppesato dalla fredda razionalità di un giornalista che osserva. La osserva. Una visione del regista Pablo Larrain, che si accosta a un Richard Attenborough per tecnicismi di stile narrativo. Natalie Portman assume il ruolo di una donna determinata a dare al mondo quelle risposte. Ma sono parole che si perdono dietro lo sguardo velato di lacrime. L’eco di quello sparo e la corsa in ospedale si ripetono nella mente di Jackie. Il montaggio documentaristico di Sebastian Sepulveda è atemporale e disperde lo spettatore, come se tutto stesse accadendo in quel momento. Reale. Reale come quelle macchie di sangue che rigano il volto e l’abito di una donna senza più energie. Un tailleur che diventa il simbolo di una sconfitta.

Natalie Portman e Peter Sarsgaard, in una scena del film Jackie

Natalie Portman e Peter Sarsgaard, in una scena del film Jackie

Un tailleur che cerca di raccontare la donna che ha voluto presentare la propria visione di moglie presente. Rosso come la vita e la passione di una donna sincera e fiera di essere la moglie del presidente (l’attore Caspar Phillipson). Quel garbo nel mostrare al mondo la vita all’interno della Casa Bianca, dietro le telecamere della CBS. Un garbo che si scioglie nel suo stesso sorriso, tra i ricordi di quella vita mondana fatta di rappresentanza e di stile. Il volto dell’America che perde la propria guida e che sembra dimenticare tutto e subito. Jackie diventa una donna qualunque, che deve fare i conti con un presente che deve ridimensionare, per il bene dei suoi stessi figli e per se stessa. Un fratello del presidente (un calibrato Peter Sarsgaard) che cerca di proteggerla, ma che si piega sempre ai suoi voleri.

Natalie Portman in una scenda del film Jackie

Natalie Portman in una scena del film Jackie

I voleri di una donna che ottiene ciò che vuole, ma che si interroga, stanca e senza forze. E nella fede cerca di trovare quelle risposte che non avranno mai pace nella sua mente. Un sacerdote (un enigmatico John Hurt) che cerca di sostenerla offrendole la parola di un verbo di Dio che per Jackie non ha ragione di essere. Ma solo la razionalità della famiglia, nei figli e nel bisogno di crescerli nel ricordo di un padre, avrà un senso. Quella vita che ricicla tutto, come un brutto sogno che non conosce risveglio. Come una vetrina di Chanel che si veste di quel tailleur che diventa il simbolo di ciò che ha cercato di costruire per suo marito. Un’immagine di stile che il mondo ha carpito dalla sua stessa anima e che durerà per sempre. Ora che il sogno di Camelot ha scritto la storia di una nazione.

Jackie – il trailer

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