Arriva finalmente, dopo tanti ritardi e rinvii, dal 18 marzo su Prime Video Deep Water, il thriller erotico-psicologico di Adrian Lyne, regista specialista del genere (suoi anche 9 settimane e mezzo, Attrazione Fatale e Proposta Indecente). Il film, basato sul romanzo omonimo di Patricia Highsmith, ha per protagonisti Ben Affleck e Ana de Armas ed era stato in partenza immaginato per una distribuzione cinematografica, rinviata causa COVID. Segna il ritorno alla regia di Lyne dopo ben 20 anni, risalendo al 2002 il suo ultimo lavoro, L’amore infedele, con Richard Gere e Diane Lane.
Deep water
Un uomo (Vic Van Allen / Ben Affleck) torna nella sua bella villetta familiare con giardino dopo una corsa in bici. Lo aspetta, seduta a piedi scalzi sulle scale, davanti al portico, la bella e giovane moglie (Melinda / Ana de Armas). Lo osserva. “Che c’è?”, dice lui. “Niente”, gli sorride lei.
In casa, una bimbetta (Trixie / Grace Jenkins) tra i sei e gli otto anni colora allegra un disegno e gestisce la musica con ordini perentori impartiti a Alexa. La madre, Melinda, pare non apprezzare particolarmente né il genere scelto né il volume, ma il papà, Vic, sorride: è evidente che la figlia è la classica daddy’s girl, ipercoccolata dal papà e ci sta che la mamma sia un po’ brusca e scostante. Fin qui, tutto bene, tutto nella “norma”.
La coppia si prepara per una serata da amici: tutti, come loro, piuttosto benestanti, con case con piscina o giardini e voglia di ridere, scherzare, mangiare, bere – molto -, e insomma stare insieme. Fin qui, ancora una volta, tutto bene, tutto più o meno “normale”.
Arriva alla festa un aitante belloccio, apparentemente piuttosto amico di Melinda – vabbè, che male c’è, potrà ben esistere l’amicizia uomo e donna, no? Si salutano affettuosamente, chiacchierano, ballano insieme – vabbè, sono giovani, gli altri invitati hanno tutti mediamente l’età di Vic, quindi una ventina d’anni più di loro due, ad occhio. SI appartano. E si baciano. Sotto gli occhi praticamente del marito di lei, che segue la scena dalla finestra. E di tutti i suoi amici. E qui, già meno bene. Già meno “normale”.
Il resto, per non svelare troppo, è un insieme di situazioni sempre meno “normali”, in cui lei, la moglie, provoca lui, Vic. E in cui lui, Vic, pur se accusato, da lei, di impassibilità, incomincia a reagire. Dapprima in sordina, che non si capisce se scherzi o meno, se stia davvero minacciando. Ma quando i flirt extra-coniugali della moglie iniziano, uno via l’altro, a sparire, qualche dubbio viene: cosa si nasconde dietro la loro apparente “normalità”? Quali segreti riposano, sotto la superficie, nelle “acque profonde” di questa tranquilla provincia?
Impressioni sul thriller visto in anteprima
Di Deep Water si è molto parlato, e molto prima della sua uscita.
In parte perché quest’ultima è stata più volte rimandata: sarebbe dovuto approdare nelle sale a novembre 2020, poi è slittato ad agosto 2021, poi ancora a gennaio 2022. Alla fine è stato deciso che sarebbe stato distribuito negli USA su Hulu e nel resto del mondo su Amazon Prime Video, a partire dal 18 marzo 2022.
In parte perché Deep Water era anche legato al gossip per i rapporti tra i suoi due protagonisti. Che prima si sono conosciuti sul set del film, poi si sono innamorati e messi insieme, poi si sono lasciati prima che il film uscisse. Con Affleck, o chi per lui, che ha gettato, a rottura avvenuta, il cartonato di lei nella spazzatura si ha avuto di che riempire riviste e siti di pettegolezzi, considerando anche i contenuti torridi preannunciati dalla pellicola.
Come spesso accade per i film di cui si parla molto, e non particolarmente per i loro contenuti, ma per tutta una serie di storie o di vicissitudini che li accompagnano, l’attesa che si crea travalica i meriti intrinseci dell’opera in questione.
I lati positivi di Deep Water
Va detto che si è sicuramente operato un buon casting.
Ana de Armas è una più che convincente moglie-bambina, con quei suoi occhi vispi da Lolita avida di vita, quel suo broncio capriccioso e annoiato e quel suo fare burroso che ben fanno comprendere le ragioni per cui sia stata scelta per il biopic su Marylin Monroe, di prossima uscita su Netflix.
Ben Affleck, dal canto suo, incarna perfettamente il marito un po’ noioso, un po’ “polveroso” nel suo essere antico dentro (e un filo anche fuori, con quelle occhiaie e la barba sfatta pare quasi il padre di Melinda). Con degli interessi strani che affascinano solo lui (la collezione di lumache). Si anima giusto quando ride con la figlioletta. E quando la moglie, che apparentemente se lo fa girare su di un dito, lo placa con qualche briciola di attenzione. Visto il genere del film, manco a dirlo, sessuale.
Nel suo essere comunque, pure se un po’ trasandato, Ben Affleck, si comprende anche come tutta la componente femminile del suo entourage gli sbavi dietro, mettendolo in guardia contro le bizze della moglie. E come tutta la parte maschile della sua combriccola lo sostenga, difendendolo a spada tratta. Perché lui è uno di loro, anzi meglio. Praticamente non beve, non fuma, è ricco, è intelligente. C’ha pure una bella e giovane moglie: come potrebbe non andare tutto bene, non essere tutto “normale”?
Nel descrivere l’incapacità di vedere al di sotto della superficie, anche quando è mostrata piuttosto palesemente agli occhi indiscreti, Deep Water centra il bersaglio, ed è sicuramente molto efficace. Con la sola eccezione del vicino scrittore, Lionel Washington (Tracy Letts), che, forse perché romanziere, forse perché estraneo alla cerchia degli amici del protagonista, forse perché bruttino e invidioso (pure sua moglie sbava dietro Vic), nutre forti sospetti, nessuno pare accorgersi di nulla.
E così, platealmente, sotto gli occhi di tutti, una moglie tradisce il marito, un marito reagisce ai suoi tradimenti, persone spariscono. Ma “niente” davvero succede. “Cosa c’è?”, dice lui. “Niente”, risponde lei. Due battute iniziali che davvero riassumono tutto. La vita che continua e si finge normale piuttosto di aprire gli occhi e davvero vedere.
Criticità del thriller di Adrian Lyne
Molto diverso dal libro, in cui Vic era chiaramente il villain, il cattivo, Deep Water arriva quasi ad invertire la percezione dei personaggi e rendere Melinda colpevole quanto, se non più, del marito. Sono più che altro suoi i giochi psicologici perversi e Vic di base passa non solo agli occhi dei suoi vicini, degli amici maschi e delle loro mogli, come la vittima, ma anche agli occhi dello spettatore.
Che finisce per simpatizzare per questo povero cristo, bello, ricco, buon padre di famiglia, costretto a subire gli affronti della moglie, presumibilmente ninfomane. Che per unica giustificazione ai continui ed esibiti tradimenti gli dice che se lui fosse sposato a chiunque altro, si annoierebbe a morte.
Lei, Melinda, viene rappresentata come una bimba viziata. Un po’ come la figlia, che pretende con una certa prepotenza che le cose vengano fatte come lei vuole. E il marito viene tratteggiato un po’ come il bamboccione un po’ sciocco che si fa comandare a bacchetta dalle donne di casa. Che alla fine, con un sorriso, sanno farsi tutto perdonare.
Il lato violento del carattere di Vic è completamente edulcorato, in primis dall’aspetto “bravo ragazzo della porta accanto” di Affleck. E poi anche dall’atteggiamento spudorato della moglie, che porta a far pensare il classico “che alla fine se l’è cercata”. E che “comunque aveva un comportamento esasperante”. “Normale” che alla fine il marito sia sbottato.
Oltre a una quasi totale mancanza di approfondimento psicologico dei personaggi – perché non divorziano? Perché la moglie lo taccia di impassibile, privo di emozioni? Perché non riesce a fare a meno di passare da un amante all’altro sotto il suo naso? -, Deep Water versione filmica finisce per essere molto più retrogrado della sua versione letteraria, pur risalente al 1957. Sarà l’esser passato dalla prospettiva di una donna a quella di un uomo? Quale che sia la risposta, è certo che l’ottica sembra riecheggiare i consueti tentativi di minimizzare e giustificare tanti, reali, crimini (tipicamente, femminicidi) gettando la colpa della motivazione del criminale sul comportamento provocatorio e irritante della donna. Il che è, oggettivamente, un difetto non trascurabile di questo ritorno alla cinematografia di Adrien Lyne.
Bilancio finale di Deep Water
Guardabile ma non imperdibile. Forse il tanto parlarne non ha giovato, anche se ciò che risulta meno riuscito sono le scelte degli sceneggiatori. Probabilmente per calcare la mano sull’aspetto “giochi-erotici-tra-coniugi” hanno perso un po’ di vista il senso di quello che ci può essere dietro. Quindi, in qualche modo anche loro sono rimasti in superfice e hanno solo sfiorato la profondità delle acque nascoste nei reconditi di un matrimonio.
Ciò detto, la scena iniziale e finale rappresentano benissimo il “tutto scorre”: quella capacità di trascinarsi e fingere che niente sia successo dietro a cui si seppelliscono molte unioni, tuttora. Restate anche per godervi l’after credit, piccolo consiglio: è nata una stella ;-)!