A Sun è un film drammatico taiwanese del 2019 scritto e diretto da Chung Mong Hong e interpretato
da Chen Yi Wen, Samantha Ko, Wu Chien Ho e Liu Kuan Ting. Presentato in anteprima al
Toronto Film Festival e successivamente al Tokyo International Film Festival, ha ricevuto
diverse candidature vincendo numerosi premi tra cui miglior film e miglior regista. Inoltre è
stato da poco inserito nel catalogo Netflix in lingua originale e con i sottotitoli.
A Sun
È la storia di una famiglia qualunque in Taiwan, alle prese dapprima con l’incarcerazione del
figlio minore e successivamente col suicidio del loro figlio maggiore. Vivremo tutti i loro
drammi, le loro paure e le loro insicurezze, in una storia che non risparmia nessuno…
Se esiste la luce, esiste anche l’oscurità
I primi due minuti del film sono “esplosivi“. Due ragazzi visibilmente “incattiviti” si recano
presso un locale e in una manciata di secondi, uno dei due piglia un machete e fa saltare la
mano ad un ragazzo li vicino. La mano vola via e finisce all’interno di un pentolone,
mescolandosi con gli ingredienti di una zuppa taiwanese. Geniale, nient’altro da dire. In un
film i primi 5 minuti sono essenziali, devono catturare la tua attenzione in breve tempo così
da spingerti ad andare oltre. E ci sono riusciti!
A Sun riesce a raccontare tutto, drammi,
tragedie, con una naturalezza che ti fa pensare di non essere solo un semplice film, va ben
oltre. Ti sconvolge così tanto a livello emotivo che non sai più quando inizia la realtà e
quando finisce l’immaginazione. Il sole, che dà il titolo al film, abbaglia in ogni senso lo
spettatore, gli dà quella sensazione di “fastidio” che solo chiudendo gli occhi possiamo
evitare. Ma i fatti accadono alla luce del sole, vivono alla luce del sole e devono continuare a
vivere nonostante le molteplici situazioni avverse.
Il sole è la metafora della vita, che vede
accadere cose buone e altre altrettanto cattive. Se c’è una luce deve esserci anche il buio
totale, perché se c’è vita c’è anche la morte. Esattamente come nello Yin e nello Yang, luce
e buio non sono l’opposto ma l’uno dipende inevitabilmente dall’altro. Se il sole sono i
momenti giocosi e ironici che accadono durante il film, l’oscurità è data dal susseguirsi di
tragedie sparse qua e là, mostrandoci la vita così com’è…
Parlare stando in silenzio…
Non è mai facile riuscire a trasmettere un pensiero, una sensazione, un’emozione, senza
l’ausilio della parola. Ma il cinema è anche questo, farti emozionare anche solo con la
fotografia e quella di A Sun toglie il fiato… Dalla mano tagliata, al fratello suicida (in cui nulla
si vede ma si percepisce il dolore), alla pioggia battente che cade a terra ma non fa rumore
allo sguardo perso di un padre, che ha smarrito sé stesso già da tempo ormai. Osserviamo
in silenzio tutto, ogni singola inquadratura ci racconta qualcosa, restando in silenzio a volte
come per farci immergere ancora di più, in una storia che possiamo toccare quasi con mano.
Forse perché il silenzio è d’oro e davanti ad alcune situazioni della vita, rimaniamo impietriti
perché qualsiasi parola ci possa uscire dalla bocca risulterebbe futile e pressoché inutile. A
Sun tratta argomenti non tanto complessi, ma duri da digerire quali la perdita di un figlio, la
redenzione e l’orgoglio di un padre visto dall’esterno come una debolezza, solo per chi non è
nel vivo della storia. Il silenzio accompagnato da splendide melodie caratteristiche, risuona
nelle orecchie più di un discorso fine a sé stesso. Forse dovremmo imparare anche noi a
stare in silenzio, ogni tanto, per osservare ciò che ci circonda e per dare il tempo alla “vita”
di esprimersi come vuole, nella gioia e nel dolore…
Perché sia la felicità che la tristezza arrivano e vanno via in silenzio, come una foglia che cade dall’albero e piano piano si allontana…
Giudizio personale su A Sun
A Sun è un film che dura parecchio, due ore e mezza, quindi il mio consiglio è di guardarlo
quando si ha molto tempo libero e si è “rilassati”. Non è una storia, ma LA storia di una
famiglia taiwanese senza filtri. Forse, parere personale, le scene “divertenti” le avrei
eliminate perché troppo banali ma ammetto che aiutano non poco ad ammortizzare gli eventi
tragici e drammatici che si percepiscono nell’aria. Gli ultimi 10 minuti del film mi hanno
letteralmente lasciato a bocca aperta, vedere per credere… Per convincervi a guardarlo, vi
dico che la storia è venuta in mente al regista dopo che un suo amico gli raccontò di quella
volta in cui tagliò la mano ad un tizio…
Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.