Sarebbe dovuto uscire al cinema il 19 novembre 2020 Lezioni di Persiano, film di Vadim Perelman con protagonisti Nahuel Pérez Biscayart, Lars Eidinger, Jonas Nay, Leonie Benesch. Dura circa 127 minuti
Lezioni di Persiano: non sbagliare, ricorda sempre
Delle pagine, liste di nomi che bruciano. Alcuni bruciano più lentamente, alcuni più velocemente.
Così inizia Lezioni di Persiano, con un uomo sconosciuto, su un camion, insieme ad altri uomini sconosciuti. Tutti stipati, nessuno sa bene dove li stiano portando, nemmeno loro. Nemmeno Gilles, lo sconosciuto di poco prima. Viaggiano, sono ebrei, e viaggiano. Li hanno catturati,
“Dove stavi andando?”
Lezioni di Persiano
“In Svizzera”
“Dovevamo passare dall’Italia, e non dalla Francia” ma ormai è tardi.
“Hai qualcosa da mangiare?”
“Ho un panino”
“Dammelo, ti dò questo libro rarissimo in cambio, è scritto in persiano, vale una fortuna”
“Ma che me ne faccio”
“Dammi solo mezzo panino in cambio”
E Gilles accetta, quasi più che altruismo, per bontà, che per altro. Poi il camion si ferma. Tutti devono scendere, anche Gilles. Raffiche di mitra, tutti capiscono che il viaggio è al capolinea, che non sono solo dicerie, quelle che si sentono nel 1942, in una Francia occupata dai nazzisti.
Gilles ha meno di 10 secondi per agire. Non per pensare, non per elaborare un piano, ma per agire. Per fare qualcosa, qualunque cosa che possa salvarlo per i successivi 10 secondi.
“Non sono ebreo, sono Persiano!”
Lezioni di Persiano
“Provamelo”
“Questo è il libro, scritto in persiano, che mi ha regalato mio padre”
“Il comandante cercava un Persiano, offre una ricompensa. Ti porterò da lui.”
Per un capriccio, di un comandante nazista, Gilles viene risparmiato, ma poi? Cosa succede, quando il comandate vuole delle Lezioni di Persiano?
Il trailer del film
Farsi, la memoria della Persia
Fogli che bruciano, nomi e vite che bruciano. Metafora visiva di storia recente. Fogli che bruciano, e con loro l’impossibilità di dare il nome a 25/30 mila ebrei, passati per il campo in cui anche Gilles è deportato. Registri, attentamente tenuti, maniacalmente compilati in bella grafia, senza sciatteria. Colonne ordinate, file di vite, di sogni e di speranze che passano come ombre di loro stessi in quel campo. Registri bruciati, come ultimo atto, per cancellare, anche dopo la morte, il ricordo di chi in quel campo è rimasto.
Atto di sfregio supremo, cancellare anche il ricordo delle vite che hanno spento, nemmeno i nomi devono rimanere, nulla che testimoni l’enormità della crudeltà commessa. Perché la memoria è tutto, cancella la memoria, e tutte le azioni che sono state commesse, saranno magicamente cancellate. Senza memoria siamo niente, come la cenere che rimane dopo il rogo dei registri. Lezioni di Persiano è un film coinvolgente, bellissimo, tragicamente sul filo del rasoio. Va visto di 10 secondi in 10 secondi, perché è così che va. Uno sguardo di troppo, una parola sbagliata e i 10 secondi successivi saranno gli ultimi della vita di Gilles.
La memoria, per non dimenticare. Lo sa bene Gilles, che per sopravvivere, è costretto ad inventare una lingua, parola dopo parola. Inventarle non è il problema, il problema è ricordarle tutte. Perchè se anche si dimenticherà una sola parola, potrebbe succedere che sia l’ultima. Il protagonista, Nahuel Pérez Biscayart, nei panni di Gilles, è semplicemente perfetto.
Lezioni di Persiano, un film sull’umanità, sulla speranza, su tutto. Sulle piccolezze dell’uomo, che svaniscono di fronte all’enormità dell’umanità che si dimostra nei momenti peggiori. Non è un film particolarmente crudo o violento, ma è un film che arriva, che non si farà dimenticare facilmente.
Non rubare, è l’ottavo comandamento.
Lezioni di Persiano
penso che ora, possiamo dimenticarceli tutti.