L’industriale: il film che racconta perfettamente la storia che viviamo ogni giorno

L’industriale è certamente un film che farà parlare di sé adesso ma anche in futuro. È uno di quei film che una volta accese le luci in sala ti lascia materiale su cui riflettere, su cui pensare ed è proprio questa la sua ricchezza.

L’industriale, questa la recensione del film

di Chiara Ricci

locandina l'industriale

Torino. Oggi.
Nicola (Pierfrancesco Savino) quarantenne imprenditore è sposato con Laura (Carolina Crescentini).

Le loro vite vengono (s)travolte a causa della forte crisi in cui si trova la fabbrica di cui Nicola è il proprietario e che ha ereditato dal padre.

La fabbrica è sull’orlo del fallimento e lo stesso si può dire del matrimonio tra Nicola e Laura.
La crisi sembra trascinare con sé tutto ciò che trova lungo il suo cammino, compresi i rapporti umani.

Nicola nota che Laura è distante, distaccata, ai suoi occhi pare che la moglie non capisca il profondo disagio che sta vivendo.

Dal canto suo lui è tenace, testardo vuole riuscire a salvare la fabbrica a ogni costo ma non vuole cedere all’aiuto che gli offre la suocera.

Laura pian piano stringe amicizia con un giovane rumeno, Gabriel (Eduard Gabia) il quale sa ascoltarla, capirla, comprenderla.
Ma Nicola accecato dai suoi problemi crede che la moglie lo stia tradendo e temendo di perderla decide di far allontanare il giovane garagista. Ma le cose vanno diversamente del previsto e Gabriel muore.

Nicola non ne fa parola con nessuno sino a quando la verità viene a galla proprio nel momento in cui la sua carriera e la sua fabbrica sono salve.
Ma cosa deciderà di fare Nicola della sua vita?

Il trailer del film

Il Maestro Montaldo è riuscito perfettamente a raccontare non “una” storia ma la nostra storia, quella che viviamo ogni giorno, quella che leggiamo nei giornali ogni mattina.

Ci racconta di tutte quelle persone che in questi ultimi tempi si sono tolte la vita a causa della profonda crisi economica che ha colpito tutto il mondo e che annegano nei debiti con i fornitori e con le banche.

Sullo schermo sembra di vedere proiettato e di vivere due volte ciò che ci circonda in questo particolare momento storico, soprattutto qui in Italia.

I protagonisti non riescono più a vivere, e la crisi che li ha colpiti ha distrutto anche la loro comunicazione, i loro sentimenti: li ha isolati l’uno dall’altro sino ad arrivare all’irreparabile.

È questa un’altra grave conseguenza di questo triste momento.. e che,purtroppo, non è meno grave delle difficoltà economiche che interessano tutti.

È una storia di amore, di denaro e di orgoglio. Sono queste le tre linee guida del film. In ogni scena queste tre componenti non vengono mai a mancare conferendo al film un perfetto equilibrio narrativo-visivo.

Gli attori protagonisti hanno dato una meravigliosa prova del loro talento, perfetti nei loro ruoli così psicologicamente complessi e problematici.

Sono riusciti perfettamente nell’intendo di Giuliano Montaldo nel volere raccontare la sua sofferenza per l’intolleranza.

Carolina Crescentini dice che la sua Laura “è una donna in crisi.

Ho cercato di sezionarla di smettere di giudicarla.
È una donna che ha assoluto bisogno di essere vista”. Mentre Favino si dimostra molto sensibile al problema dei ragazzi di oggi, alle loro fughe all’estero e di quanto dall’alto ci si prenda così poca cura di quella fascia di età “no-profit” che è quella tra i 18 e i 25 anni..anni in cui ognuno deve avere l’opportunità di formarsi e di crescere.

Ottimo è anche il lavoro registico e di sceneggiatura. Ma merita una lode anche la fotografia. Primeggia il bianco e nero e la tonalità color seppia: già questo aspetto è significativo di un certa realtà non troppo rosea ma grigia, fumosa, nebbiosa.. e l’intento del regista è riuscito a perfezione poiché lo stesso Montaldo afferma:

“Questo film (sin dall’inizio) lo vedo, lo penso, sogno in bianco e nero. È una storia che non ha colore, il colore è fuori scena.”

E di grande effetto e spunto di grande riflessione è l’intelligente scelta del finale aperto:

  • cosa farà Nicola?
  • Quale vita sceglierà ora?

L’intenso primo piano di Favino potrebbe essere l’immagine riflessa sul grande schermo di ciascuna persona impaurita, confusa.. e chiunque andrà a vedere il film (e spero ci vadano numerosi, soprattutto gli “addetti ai lavori” della nostra economia) non potrà non porgersi questa domanda: che fine farà quel signore adesso?

A completare questo film c’è la splendida musica di Andrea Morricone.. bellissimo e di grande suggestione è il tema de L’industriale e il suo compositore ha reso assolutamente giustizia all’importante nome che lo accompagna.

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