E’ arrivato in Italia The Fourth Estate, controverso documentario ambientato all’interno della redazione di uno dei più noti quotidiani USA e di conseguenza del mondo: Il New York Times.
The Fourth Estate
Si esamina nel film, avvalendosi anche di alcuni estratti da All news tv, la presidenza di Donald Trump, partendo dal giorno del suo giuramento, che ufficializza per tradizione il passaggio da una presidenza alla successiva, avvenuto il 20 gennaio 2017 per analizzare i successivi cento giorni.
Si è scelto questo lasso di tempo, perché per tradizione nei primi tre mesi il neo eletto dovrebbe cercare di mostrare agli elettori quello che intende fare nel periodo del suo mandato, occasione quindi per farsi conoscere e per dare, se possibile, il meglio di sé.
Trump effettivamente ha voluto immediatamente distinguersi dal suo predecessore rompendo con il passato e cercando di dare un’impronta personalissima alla presidenza ma il suo atteggiamento ha immediatamente provocato una reazione negativa da parte della stampa che si è vista quasi subito se non proprio bersagliata messa in condizioni difficili per un buon svolgimento del proprio lavoro.
Il documentario The Fourth Estate potrebbe di primo acchito sembrare noioso poiché gran parte della sua ambientazione è la redazione del quotidiano e vede all’opera alcuni redattori intenti spesso a osservare dai monitor quello che il presidente dice cercando di riportare l’operato di Trump in maniera obiettiva senza farsi, anche se risulta difficile, influenzare da opinioni politiche o da sentimenti personali.
Eppure non è facile restare indifferenti davanti alle parole sferzanti che Trump riserva ai giornalisti, apostrofati come “nemici del popolo” nel corso della Conservative Political Action Conference.
Queste parole, questa scena fanno parte del documentario e sono di esso tra i momenti salienti rappresentando il conflitto eterno tra chi, ottenuto il potere vuole gestirlo a suo uso e piacimento e chi invece ha il compito di garantire l’informazione cercando di mantenere la giusta distanza. Questo è il lavoro semplice e difficile al tempo stesso che è riservato a chi vuole fare il giornalista con onestà attento a gestire le indiscrezioni senza che esse diventino rumours, a carpire le giuste anticipazioni senza trasformarle in fake nrews e soprattutto a mantenere una propria linea di pensiero senza asservirsi al politico di turno.
Il titolo si rifà a un precedente documentario del 1940 ambientato in una redazione di un quotidiano inglese alle prese con il controverso periodo storico e sociale dell’epoca essendo in pieno conflitto mondiale e con ben tre dittature di destra in Europa.
Proiettato al Tribeca festival nel maggio scorso e recentemente al festival dei popoli, The Fourth Estate è una lezione di giornalismo e di democrazia.