Arriva nelle sale domani 5 Ottobre il nuovo film di Denis Villeneuve, sequel diretto di una delle più note opere di fantascienza di Ridley Scott (qui produttore), con protagonisti Ryan Gosling, Ana De Armas, Jared Leto e Harrison Ford: Blade Runner 2049.
Blade Runner 2049
Sono trascorsi trent’anni dal termine della storia originale e ci ritroviamo in una Los Angeles dominata da un’ordine spasmodico e senza il cacciatore di replicanti Rick Deckard (Harrison Ford; Indiana Jones, Star Wars), scomparso nel nulla da quasi trent’anni appunto. L’agente K (Ryan Gosling; La La Land, Song to Song), nuovo Blade Runner, deve affrontare una sconvolgente scoperta che lo porterà verso una ricerca della verità che sarà anche una ricerca di un sé nascosto e sepolto che potrebbe addirittura portare ad una guerra politica ed etica senza fine.
Trailer del film “Blade Runner 2049”:
IL CUORE DI UNO SGUARDO
“Se solo tu potessi vedere quello che io ho visto con i tuoi occhi…”. Questa era una delle battute finali del Blade Runner di Ridley Scott del 1982 e da questo concetto prende forma e si dipana fino ad assumere un’identità propria il Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve che, rimarcandone le origini ma trovando un assetto da cinema di genere moderno, riesce a confermarsi come grande regista visionario e, seppur non superando il precedente Arrival (2016) nel suo insieme, dimostra una grande capacità interpretativa pur partendo da un materiale già ampiamente lavorato e diventato oramai un cult.
Gli occhi, appunto, e lo sguardo. Parte tutto da lì e da una città che assume un aspetto più minimalista pur guardando all’originale, con l’intensa fotografia di Roger Deakins che, se nel primo tempo sembra trattenuta e incline a confondersi con il percorso affrontato dal precedente, assume poi connotati da impressionismo post-contemporaneo, di un futuro distopico a cui non è poi così difficile credere.
La sinossi ricca di twist diventa dunque quasi una scusa per Villeneuve per ampliare un mondo a cui il primo film poneva mille quesiti e ambiguità e in cui questa sua opera, in pieno rispetto del tempo che viviamo, ha dalla sua quella di assicurarne le risposte e perde quindi proprio nel fascino di quell’ambiguità che tanto forte era nel precedente.
Se dunque nel personaggio interpretato da Jared Leto troviamo gli “spiegoni” e i momenti meno affascinanti della storia, è proprio nella ricerca del protagonista K (Gosling), nel suo volto non incline all’emozione, nel rapporto con Joi (Ana De Armas) che Villeneuve affonda le radici ed eleva il tema a elemento simbolico e verso un’estetica a limite tra la videoarte ed alcuni dei concetti espressi in precedenza da autori come Spike Jonze e David Cronenberg.
É proprio in questo che Villeneuve innova, ritrova e affascina rendendo l’opera impossibile da scindere dal grande schermo per poterne godere appieno, pur senza l’appoggio del tanto ricercato da Hollywood 3D.
Sul piano sonoro poi la ricerca è al pari del visivo: Villeneuve, come ci ha già dimostrato, non è uno che ricerca la sintesi nella costruzione di un arco narrativo e qui, con la sua modesta durata di 163 minuti, il commento sonoro riesce a nascere, crescere ed evolversi con il personaggio protagonista, passando dal grigiore e dall’ermetismo iniziale ad una riapertura che conduce non solo al sapere ma anche all’identificazione e quindi al pericolo una volta che il singolo viene considerato (inevitabilmente) come elemento di una società.
Si tratta di grande cinema, da qualsiasi prospettiva lo si voglia guardare. E se di certo non mancheranno i legami espliciti al precedente, e se di certo non si potrà non apprezzare il ritorno di Harrison Ford nei panni di Deckard, è proprio in tutto ciò che non si lega direttamente all’originale che l’opera si eleva e rende Blade Runner 2049, se non certo un capolavoro, il miglior cinema di fantascienza degli ultimi anni e Villeneuve un regista che si appresta a diventare autore e che oggi si conferma un visionario che può e sente di raccontare per immagini i sentimenti e che affonda in quell’ingranaggio il cuore della ricerca della propria identità stilistica e narrativa.