#Venezia74: Un uomo può essere definito e definirsi sulla base della sua appartenenza religiosa e politica? Da un facile e molto utilizzato (perché funziona) escamotage cinematografico, il regista libanese Ziad Doueiri decide di affrontare il delicato conflitto ideologico, politico, religioso, tra un cristiano libanese e un palestinese in The Insult. Nasce una stupida incomprensione, il dialogo diventa subito scontro. E dall’evento particolare si finisce a parlare di guerra tra razze e credenze diverse, fino ad un discorso più universale legato all’uomo e a quanto una corrosione interna legata ad eventi passati che vanno oltre la propria identità possano definirlo fino a distruggerlo ed annullarlo del tutto. Chi è superiore a chi? Chi ha maggiori diritti rispetto a chi?
The Insult
Doueiri, supportato da una sceneggiatura di ferro che non ha particolari sbavature e conduce questo semplice soggetto sino ad un legal thriller di elevata fattura, riesce a mantenere l’equilibrio tra le due parti e a portare a casa un prodotto di emblematico fascino concettuale dove il tema narrato è universale e supera la terra di confine che racconta per essere facilmente letto in qualsiasi altra nazione, come la stessa Italia o America. Doueiri cerca di narrare in maniera lucida e attenta la situazione attuale libanese e, forse per questo, non lascia spazio ad altre sottotrame che apre ma che rimangono poi lì in sospeso (come il rapporto con il passato dei due protagonisti o il rapporto tra i due avvocati).
Detto ciò, The Insult raggiunge gli obiettivi prefissi e porta a casa un progetto ambizioso ed un’opera matura che, essendo la quinta pellicola del regista, non fa che lasciarci la certezza che potrà ancora regalarci grandi prove in futuro.
Nota di merito all’uso moderato ma efficace delle musiche e ad un cast sopraffino e totalmente in parte.