Registi emergenti: ‘ReCuiem’ di Valentina Carnelutti

Oggi abbiamo il piacere e l’onore di chiacchierare con un’attrice italiana che ha deciso di cimentarsi, con successo, dietro la macchina da presa: Valentina Carnelutti ci presenta il suo primo cortometraggio da regista: ReCuiem, presentato fuori concorso nella sezione cortometraggi del BIF&ST 2014.

Valentina Carnelutti è un’attrice e sceneggiatrice Italiana e internazionale. Ha lavorato con registi come Marco Tullio Giordana, Theo Angelopoulos, Paolo Virzì, Citto Maselli, Angelo Orlando, Enrico Pau, Pippo Mezzapesa. Ha scritto e diretto il documentario Melkam Zena – Buone Notizie (prodotto nel 2012 da Action Aid), e il videoclip per il singolo di Francesco Tricarico Le conseguenze dell’ingenuitàreCuiem (vincitore del premio miglior cortometraggio al 31 Torino Film Festival) è il suo primo film.

ReCuiem

Una storia toccante ed intensa raccontata attraverso gli occhi di due bambini che si ritrovano improvvisamente a dover affrontare la perdita della propria mamma. Bellissime le interpretazioni dei due bimbi che con realismo raccontano una storia ben diretta e ben girata. Ottimo esordio di Valentina Carnelutti che per la sua prima opera di finzione dietro la macchina da presa fa una scelta coraggiosa (sua anche la sceneggiatura) ma vincente grazie alla cura nei minimi dettagli di sceneggiatura, fotografia, cast e musiche. A tal proposito è da evidenziare la presenza come attore (a perfetto agio) e autore delle musiche del cantante Francesco Tricarico.

Le domande alla regista

Ciao Valentina, benvenuta su cinemio. Di Recuiem sei autrice di soggetto e sceneggiatura oltre che regista. Vuoi raccontarci la genesi di questa storia così toccante ed originale?

E’ nata a partire da un racconto che ho scritto una decina d’anni fa, faceva parte di venti racconti che si sono persi quando si è bruciato il mio primo computer. Sono grasso era l’unico stampato. E’ rimasto a lungo come una cosa viva, che chiedeva di essere sviluppata. E negli anni ho scritto la sceneggiatura, nelle sue diverse versioni…

Due cose hanno dato luogo alla narrazione: l’ascolto delle mie figlie al mattino, quando pensavano che io dormissi e trafficavano in casa, libere e sicure e il pensiero riguardo a che ne sarebbe stato di loro se io fossi morta. Dall’incontro di queste due istanze è nato ReCuiem, con il desiderio di guardare alla questione della morte senza pregiudizi, concedendole il tempo per me fondamentale per prenderne atto.

Il backstage del corto

Tu sei ormai un’attrice affermata. Com’è nata questa necessità di andare dietro la macchina da presa?

Non avevo ‘necessità‘ di andare dietro alla macchina da presa, ma di raccontare questa storia proprio così e l’unico modo perché fosse proprio così era che lo facessi io. Così ho deciso di produrre il film e di dirigerlo in ogni dettaglio, in ogni respiro. Ho scoperto che mi piace molto! Che ho molta energia mentre lavoro e pazienza, un grado di concentrazione altissimo e costante. E’ stato fantastico!

Valentina Carnelutti con Francesco Tricarico

Parliamo un pò del cast. Come hai scelto i tuoi protagonisti? In particolare è strano vedere il cantante Francesco Tricarico, autore anche di una canzone nel corto, nei panni di uno dei protagonisti. Come l’hai convinto? E com’è andato con i due piccoli attori, davvero molto piccoli, e alle prese con un tema così delicato?

Conoscevo Francesco per la sua musica e per le rare interviste che aveva concesso, e mentre sviluppavo il personaggio di Gabriele pensavo che la sua faccia, la sua voce, che si spacca e ti spacca, il suo apparente disagio al mondo sarebbero stati perfetti. Ho impiegato un paio d’anni per trovare chi ci mettesse in contatto, poi casualmente un amico del suo agente mi ha aiutata, gli ho spedito il racconto e Francesco mi ha telefonato. Ci siamo incontrati a Milano e abbiamo chiacchierato in un bar. Stava scrivendo un nuovo brano, che a entrambi è sembrato perfetto per il film, mi ha inviato il file, con il pianoforte ancora appoggiato, la voce fragile e quel brano è rimasto tale e quale. La produzione poi è slittata di un anno ma Francesco non ha perso l’entusiasmo e la disponibilità e così a primavera dell’anno scorso era da me, a Trastevere a girare ReCuiem.

I bambini sono stati scelti dopo averne visti più di cento. Ho incontrato meravigliose creature nel corso dei provini e genitori generosi che li hanno accompagnati anche più volte, per incroci di umori e colori, per prove e merende e giochi. Irene Buonomo (Annetta) è diventata di famiglia, quando vedevo altre bambine lei comunque c’era, e lei è rimasta. Flavio Palazzoli (Leo) invece è arrivato proprio all’ultimo: non ero del tutto soddisfatta dei bambini che arrivavano dalle agenzie e sono andata a cercare altrove, al parco, in piazzetta e infine a una partita di pallone organizzata da un mio amico allenatore di calcio per bimbi. ‘Leo’ era lì!

Abbiamo lavorato bene tutti insieme: Teresa Saponangelo (Emma) è stata paziente e generosa, affettuosa e morbida con i bambini e attenta a ogni indicazione. E Lydia Biondi (la nonna) un vero regalo: era la mia insegnante di mimo quando ero ancora al liceo, ritrovarla così capace e intensa mi ha reso felice.

I due piccoli protagonisti

Com’è andata la lavorazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontarci?

E’ stata la settimana di lavoro più bella della mia vita. Ho avuto una troupe composta da persone che ho scelto con amore, affetto, cura, conoscendo il lavoro di ciascuno, cercando di mescolarli perché fossero a loro agio. E i giorni della lavorazione sono stati una festa: faticosi, intensi ma sempre equilibrati e felici. Guido Colla, il mio aiuto regista, mi ha dato forza e sostegno (sognavo che fosse lui dall’inizio, abbiamo fatto tre film insieme in cui io lavoravo come attrice). Massimo Schiavon, il direttore della fotografia è tornato a lavorare con me dopo il documentario Melkam Zena che avevamo fatto insieme in Etiopia ed è stato i miei occhi! E insieme a lui Cristian Dondi, il secondo operatore: entrambi generosi e sapienti. Sara Di Vito, la segretaria di produzione, ha tenuto insieme il set come fosse stato il suo neonato, con una cura e un’attenzione impagabili e tutti, ma proprio tutti hanno goduto della costruzione di una realtà che sulla carta era inventata ma che via via, diventava vera e irresistibile.

La lavorazione poi è proseguita al montaggio e al montaggio del suono, un tempo lungo, intenso forse il più faticoso per me, quello che conoscevo meno e devo dire grazie a Sara Zavarise, la montatrice e a Mirco Mencacci che insieme a me ha organizzato i suoni del film…

Un'immagine del corto

Il tuo corto ha partecipato a tanti festival e vinto numerosi premi. Che effetto fa avere questo riscontro così positivo al tuo primo lavoro da regista? C’è un complimento che ti è rimasto più nel cuore?

Sono grata e felice. Sono stata sincera, ho fatto per la prima volta in vita mia esattamente quello che volevo e ho scoperto che quello che amo piace anche ad altri: mica male! Le lacrime delle mie figlie, il fatto che loro, che sono così critiche, l’abbiano apprezzato forse è la cosa che mi ha rasserenato di più. E poi mi piace dopo le proiezioni vedere i cuori gonfi e gli occhi un po’ lucidi e sentire che le persone hanno un poco meno paura di parlare della morte, un poco più di coraggio o di apertura: se ne vanno i pregiudizi e lasciano spazio al cuore.

Un'immagine del corto

Ed ora uno sguardo al futuro. C’è già un nuovo progetto nel cassetto? Puoi parlarcene?

Per il momento continuo a scrivere i miei appunti sparsi che ogni tanto sembrano articolarsi in qualcosa di più concreto, ogni tanto tornano ad essere pagine vaghe… penso a un film sì, ma non sono ancora capace di parlarne ad altri. Anche se a Cannes (il film era allo Short Film Corner) ho fatto qualche eccezione incontrando produttori esteri… e poi continuo a fare l’attrice, che mi piace, che mi soddisfa, che è il mio primo e amatissimo lavoro.

La regista Valentina Carnelutti

Ringrazio di cuore Valentina Carnelutti e spero di averla presto di nuovo ospite della mia rubrica.

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