Arriva finalmente in sala Locke, secondo lungometraggio dello sceneggiatore Steven Knight, che racconta il viaggio verso Londra di un uomo alle prese con una difficile situazione familiare e lavorativa. Dal 30 Aprile al cinema.
di Edoardo Marco Aversa
Locke
Ivan Locke (Tom Hardy, Inception, Il Cavaliere Oscuro: Il ritorno) è un costruttore di edifici che si sta recando in macchina da Birmingham a Londra. Nella sua vita sembra che tutto vada a gonfie vele: ha una famiglia perfetta, un lavoro da sogno e l’indomani segnerà il coronamento della sua carriera da costruttore. Ma una telefonata metterà tutto questo a rischio, costringendolo a prendere una decisione che sconvolgerà totalmente la sua vita.
Trailer del film
Tutto in una notte
Il secondo lavoro da regista di Steven Knight, famoso per aver sceneggiato La Promessa dell’assassino di Cronenberg e Piccoli affari sporchi di Frears, è sicuramente degno di lode per la sua carica innovativa e per la sua struttura “intimista” così difficile da trovare nel panorama cinematografico contemporaneo. Ovviamente l’idea di utilizzare un solo attore in scena per 90 minuti di film non è del tutto nuova, basti pensare al recente Buried – Sepolto di Rodrigo Cortes, nel quale Ryan Reynolds cercava in tutti i modi di uscire fuori da una bara sepolta in mezzo al deserto.
Il film di Knight è però profondamente diverso, raccontando una storia in toni meno opprimenti e claustrofobici ma più personali, mettendo lo spettatore in macchina assieme al protagonista stesso e rendendolo più partecipe dei drammatici eventi che quest’ultimo affronta. Il lavoro e la famiglia, ovvero i motivi per cui principalmente l’uomo vive, sono i temi affrontati e tra cui Locke si districa: due strade opposte tra cui è difficile scegliere, attraverso le quali si compie il futuro di un uomo. Il film di Knight riesce a parlarci di tutto ciò con grande sensibilità e delicatezza, alternando momenti di puro dramma sentimentale con altre situazioni comiche in grado stemperare la tensione, che peraltro rimane altissima per tutta la durata della pellicola.
Non si può non elogiare l’incredibile interpretazione di Hardy, che interpreta un personaggio risoluto ma fortunatamente lontano dallo stereotipo “da duro” che egli stesso si è guadagnato nel corso degli anni. Ottime anche le voci fuori campo delle bravissime Ruth Wilson (Lone Ranger) e Olivia Colman (Hot Fuzz) e di Andrew Scott (Sherlock), capaci di elevare e caratterizzare ancor di più l’intensità emotiva espressa dal solo Hardy. A tal proposito, un po’ come era accaduto per Her di Spike Jonze, raccomandiamo la visione del film in lingua originale, in modo da poter apprezzare ancor di più le interpretazioni dei personaggi. Ultimo appunto infine sulla fotografia di Haris Zambarloukos, assolutamente avvolgente e che richiama fortemente i lavori di film quali Miami Vice e Collateral di Michael Mann, nei quali le luci e il buio della notte creavano un’atmosfera incredibile. Un film quindi eccellente, uno dei migliori del 2014, che nonostante tutto potrebbe non piacere allo spettatore meno abituato a esperimenti cinematografici nei quali vi sono poche location e pochi attori.
Voto 4/5