Lezioni di cinema: una chiacchierata con Margherita Buy – Seconda parte

Ed eccoci alla seconda ed ultima parte della chiacchierata con l’attrice Margherita Buy. Dopo aver parlato dei suoi esordi e della maternità, oggi ci racconta della sua carriera a teatro, al cinema e dei registi con i quali ha lavorato.

Il teatro

Come già detto nella prima parte, Margherita Buy ha esordito come attrice a teatro: da citare per esempio la sua interpretazione in La stazione, con Sergio Rubini, pièce dalla quale è stato poi tratto l’omonimo film diretto dallo stesso Rubini, allora compagno della Buy. Con l’inizio della carriera cinematografica le sue esperienze teatrali si sono diradate. In questo video l’attrice spiega il perchè:

La carriera di Margherita Buy

In questo video l’attrice racconta come sia arrivata, assolutamente per caso, alla recitazione e poi scherza sulla quantità di premi da lei vinti durante la sua carriera (ricordiamo che Margherita Buy, con i suoi sei David di Donatello, sei Nastri d’argento, cinque Globi d’oro, e undici Ciak d’oro è l’attrice più premiata del cinema italiano).

Marcello Mastroianni ha sempre detto che per lui recitare era un gioco, facendo anche riferimento all’analogo termine inglese (to play) e francese (jouer) che hanno anche significato di giocare. In questo video l’attrice spiega qual è la sua tecnica per entrare nel personaggio:

Ci sono attori che cercano personaggi vicini a se, altri che invece cercano personaggi il più possibile diversi da sè. Ecco cosa ne pensa l’attrice:

Margherita Buy: I personaggi distanti sono più intriganti, mi piacciono di più perchè mi immedesimo in persone diverse. Ti danno anche la libertà di pensare o di reagire in un modo diverso dal tuo, di dire cose che tu non diresti mai. Questa è la cosa divertente rispetto a fare sempre la stessa cosa.

L’attrice Margherita Buy

L’esperienza con Mario Monicelli

La Buy ha lavorato quasi sempre con registi più o meno della sua generazione ma le è capitato di lavorare anche con registi di altre generazioni, come per esempio Mario Monicelli:

Margherita Buy: Quando ho lavorato con Monicelli ero molto più giovane di adesso, ero un pò terrorizzata, me ne avevano dette di tutti i colori su di lui ed io dovevo lavorarci per un film in cui ero la protagonista e nel quale dovevo attraversare tutta una vita: c’era tanto da fare! Naturalmente avevo meno intimità con lui ma alla fine si è rivelato molto più giovane di me, era una persona talmente divertente, mi dava consigli sulla mia vita privata che allora era un disastro ma con una freschezza ed un modo di fare per cui alla fine lentamente siamo diventati un pò più intimi.

E’ chiaro che è diverso, lui poi era pieno di ricordi di altre attrici, di storie che aveva già raccontato. Sono incontri che sono interessanti proprio per questo motivo per i racconti e le esperienze che ne puoi ascoltare. Per me è stato un grandissimo onore anche se alla fine il film non è piaciuto come speravo perchè era troppo difficile e particolare.

L’attrice Margherita Buy

“I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza

Tra i film più difficili interpretati da Margherita Buy c’è sicuramente I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza come lei stessa ammette:

Margherita Buy: E’ stato un mattone micidiale! Avevo letto il libro molto tempo prima e avevo pensato “chissà se ci faranno un film”. Poi vengo a sapere che Faenza ne avrebbe fatto un film e mi allora mi sono chiesta chi l’avrebbe interpretato, tra l’altro mi sembra che nel libro la protagonista fosse napoletana. Ad un certo punto mi arriva una telefonata con la proposta di fare questo personaggio. Io ero già in una situazione un pò particolare, come il mio solito, un macello sentimentalmente.

 Alla fine iniziamo questo viaggio, entriamo in questa nave e cominciano le onde, la tempesta: ho sofferto insieme al personaggio come non mi era mai capitato. Mi sono trovata in una situazione stupidissima, non bisognerebbe mai farsi coinvolgere così da un personaggio, e dopo è stato molto difficile uscire da questo magone che mi era preso, anche se poi il film finisce bene. Però mi era proprio entrato dentro, ero in un vicolo, un tunnel micidiale. Forse è stata l’unica volta in cui mi sono sentita così.

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