Per la rubrica dei registi emergenti, oggi chiacchieriamo con Francesco Prisco, autore di La colpa, un cortometraggio, in concorso nell’edizione 2012 del BIF&ST, che vede come protagonisti attori come Gianmarco Tognazzi e Teresa Saponangelo.
Francesco Prisco, classe 1976, è regista e sceneggiatore. Dopo aver studiato con docenti come Maurizio Sciarra, Citto Maselli, Dario Argento, Daniele Luchetti e Gino Ventriglia, ha esordito nel 1994 con il cortometraggio Il Diavolo Custode. Da allora ha diretto numerosi cortometraggi (con i quali ha vinto molti premi), spot, è stato autore della sceneggiatura del telefilm Tana Libera Tutti (2001) e ha diretto due fiction, La Vita Attesa (2008) fiction-didattica sulla donazione degli organi e La Famiglia Lindi (2008), Eco-Fiction in 6 puntate con Tonino Taiuti, Justine Mattera, Adele Pandolfi e Giancarlo Cosentino.
La colpa, con Gian Marco Tognazzi, Hossein Taheri e Teresa Saponangelo è il suo ultimo cortometraggio, del 2011, che ha vinto il premio come Miglior Cortometraggio nei festival “A corto di idee 2011”, “Linea d’ombra”, “GIFFONI FILM FESTIVAL 2011”, “Videocorto Nettuno”, AIFF INTERNATIONAL FILM FESTIVAL e NAPOLI FILM FESTIVAL e altri numerosi premi nelle altre categorie.
La colpa
Marco, un avvocato arrogante e sicuro di se, mentre è in stazione si trova a difendere uno straniero vittima di pregiudizi. Ma quando quest’ultimo va a ringraziarlo, Marco lo manda via in modo brusco, suscitando in lui un desiderio di rivincita…
Con La colpa, da lui scritto e diretto con grande maestria e maturità, Francesco Prisco mette in scena, in poco meno di 15 minuti, un thriller psicologico ad alta tensione partendo dagli insoliti temi del pregiudizio, la xenofobia ed i luoghi comuni sugli extracomunitari. Bravissimi i protagonisti, Gianmarco Tognazzi e Hossein Taheri, che grazie ad una perfetta sintonia ed una fotografia densa di intensi primi piani, riescono a creare suspence e tenere lo spettatore incollato alla sedia fino al colpo di scena finale.
Le domande al regista
Di ‘La colpa’ sei regista e sceneggiatore. Come sei arrivato all’idea del corto che, pur incentrandosi su un tema (la paura dell’altro) molto frequente, è davvero molto originale?
Adoro mettere i protagonisti delle mie storie in situazioni complicate, meglio ancora se si trovano davanti a una scelta che potrebbe cambiare la loro sorte. Poi, li abbandono alla mia fantasia e mi metto lì, comodo, e aspetto che mi sorprendano. Fondamentalmente, io racconto storie che mi piacerebbe vedere al cinema.
Il corto vede la partecipazione straordinaria e, da quanto ho letto in giro, assolutamente gratuita, di grandi professionisti come Gianmarco Tognazzi, Hossein Taheri e Teresa Saponangelo? Com’è stato lavorare con loro? Hai degli aneddoti che puoi raccontarci?
La partecipazione (assolutamente gratuita) di attori di tale spessore e nome, non fa che un gran bene a prodotti piccoli e spesso invisibili come i cortometraggi. Quando ti trovi a dover dirigere grandi professionisti, rimani sorpreso da come rispondano alle tue richieste con grande celerità, spesso regalando ai personaggi sfumature che non avevi considerato. A me piace cogliere la spontaneità negli attori, per questo solitamente batto pochi ciak. Con loro, spesso e volentieri, potrei fermarmi addirittura al primo.
In particolare ritroviamo Gianmarco Tognazzi grazie al quale nel 2009 hai visto il Nastro d’Argento per la migliore interpretazione. Com’è nato questo interessante sodalizio?
Con Gianmarco è nato tutto da una mail che gli ho inviato, chiedendogli di partecipare a un mio cortometraggio, “Fuori Uso”. Fortunatamente, Gianmarco ebbe l’intuito di accettare. Quel corto è stato molto fortunato. Ha vinto un Nastro D’argento, si è imposto al Genova Film Festival e ha collezionato tanti altri premi e, soprattutto, consensi.
Dando un’occhiata alla tua filmografia ho notato che hai girato numerosi cortometraggi e vinto numerosi premi. Tutti questi riconoscimenti, peraltro meritati, ti stanno aiutando a farti strada nonostante la drammatica situazione del cinema italiano?
Per fortuna, tutti i corti che ho realizzato si sono ben comportati nei festival: ho vinto per ben due volte il Giffoni Film Festival, due volte il Napoli Film Festival, Genova Film Festival, ho ottenuto una nomination al David di Donatello e tanti altri ancora. Ma, ahimè, solo dopo averne collezionato un centinaio, ho scoperto che i premi servono veramente a poco. Sono altre le cose che contano per realizzare un film…
So che attualmente stai lavorando al tuo primo lungometraggio. Vuoi parlarcene?
Si intitola Nottetempo ed è un piccolo film realizzato in cinque settimane tra Napoli e Bolzano. Un cast di attori bravi e “centrati”: Giorgio Pasotti, Gianfelice Imparato, Nina Torresi, Antonio Milo ed Esther Elisha. Una prova complicata, resa possible da una sana dose di incoscienza, fondamentale se si vuole uscire dalla logica di mercato che impera in Italia in questo periodo. Certo, sarebbe stato molto più comodo esordire con una commedia o un film che strizzasse l’occhio al pubblico, ma ho assecondato la mia visione e ho raccontato una storia piena di luci e ombre, dal sapore più “internazionale”. Lo definisco un “noir dei sentimenti”. Dell’uscita si sa ancora poco, sto finendo il montaggio. Molto, comunque, dipenderà dai festival. Io, intanto, incrocio le dita.
E le incrociamo anche noi perchè di registi come Francesco Prisco il cinema italiano ne ha davvero bisogno. Intanto gli facciamo un grande in bocca al lupo per questo suo nuovo progetto.
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