Oggi parliamo di un cortometraggio che racconta un fatto tragico realmente accaduto durante gli anni di piombo: Uno studente di nome Alessandro. Il regista è Enzo De Camillis, particolarmente legato a questa vicenda.
Enzo De Camillis è nato a Roma il 24 Novembre 1953 ed ha conseguito la Maturità Artistica e il Diploma di Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Iniziamente disegnatore di cartoni animati e fumettista, ha debuttato come assistente scenografo di Dante Ferretti nel 1977 con Il mostro di Luigi Zampa. Dal 1986 insegna Scenografia Cinematografica presso la S.A.S. Cinema, progetta e organizza manifestazioni ed eventi di spettacolo, tra cui il Festival del Corto On-line ed il premio La Pellicola d’Oro sui mestieri e l’artigianato cinematografico.
Nel 2007 ha debuttato come regista. Questi i suoi cortometraggi: Le Mie Mani a Colori (2007), con Francesco Venditti e Ernesto Majeux, 19 Giorni di Massima Sicurezza (2009) con Luisa Ranieri, Uno Studente di Nome Alessandro (2011) con Valentina Carnelutti e Giuseppe Maggio. Dal 2006 fa parte della giuria del David di Donatello.
Uno studente di nome Alessandro
Ispirato, come abbiamo detto, alla tragica uccisione dello studente Alessandro Caravillani da parte di Francesca Mambro, Uno studente di nome Alessandro è un cortometraggio che riesce, in poco meno di 20 minuti, a trasmettere tutta l’intensità di quell’evento, frutto di un tragico scherzo del destino ma anche di assurde ideologie diffuse ed osannate negli anni ’80.
Un film davvero ben girato, considerati soprattutto i temi e le difficoltà legate ad esterni e sparatorie, poco visti nel cortometraggi, che vanta ottime interpretazioni (come quelle della straordinaria Valentina Carnelutti). Consigliatissimo ai giovani ma anche a coloro che hanno vissuto quegli anni, spesso (volutamente) dimenticati.
Le domande al regista
Ciao Enzo e benvenuto su cinemio. Del corto, che racconta un tragico episodio realmente accaduto, sei regista e sceneggiatore: come sei arrivato a questa idea?
L’anno scorso ho incontrato Francesca Mambro per strada, abita a 400 metri dal mio studio e mi è capitato di incrociarla per caso. L’averla rivista ha riportato a galla la storia di Alessandro Caravillani che avevo rimosso e che ho vissuto sulla mia pelle per il legame familiare, Alessandro era mio cugino.
Chi era Alessandro Caravillani?
Era un ragazzo di 17 anni,studente del IV liceo artistico di Piazza Risorgimento, correva in moto, aveva una fidanzatina e nutriva tutte le fantasie di un diciassettenne. Non faceva politica né a sinistra né a destra. Il 5 marzo 1982 passava di fronte la banca BNL per caso: stava attraversando la strada per andare a scuola, il liceo Artistico di piazza Risorgimento che oggi porta il suo nome. Si è trovato in mezzo alla sparatoria tra la Polizia e i rapinatori dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) capeggiati da F. Mambro. Venne colpito di rimbalzo a un ginocchio e dal giaccone gli usciva il manico di un ombrello corto.
In quel momento Francesca Mambro l’ha scambiato per una pistola e deve aver pensato che Alessandro fosse un poliziotto in borghese. Allora è tornata indietro e gli ha sparato alla testa. Per questo suo ultimo omicidio è stata condannata all’ultimo ergastolo. La Mambro, è stata scarcerata nel 2008 e nel 2013 sarà totalmente libera.
Aggiungo: non voglio entrare in questioni giuridiche perché mi rimetto al giudizio della magistratura già formulato nel 1985. Però un cittadino una riflessione se la pone, a fronte di pene per reati meno gravi del tutto espiate e 65 suicidi nelle carceri solo lo scorso anno. La Mambro è stata riconosciuta colpevole di 97 omicidi sommando 9 ergastoli. E’ stata scarcerata nel 2008 e nel 2013 sarà totalmente libera.
Cercando su internet ho scoperto che il tuo cortometraggio ha avuto problemi legali. Vuoi raccontarci questa vicenda?
Presentato a inizio autunno del 2011 al Roma Fiction Fest, il cortometraggio nel corso dei mesi è stato proiettato al Dams di Roma, alla Protomoteca del Campidoglio nel corso di un incontro sul terrorismo internazionale ecc. Nel frattempo Uno studente di nome Alessandro ha ricevuto molti premi e il Nastro d’Argento 2012 come Premio Speciale per la qualità giornalistica. Ha ricevuto una lettera del Quirinale in cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso apprezzamento per la storia.
A meno di 3 mesi dall’uscita, però, è giunta la richiesta di sequestro del corto, perché “il film avrebbe leso l’immagine di colei che di quell’omicidio è stata ritenuta colpevole”. Il pubblico ministero di Roma Barbara Sargenti, ha aperto un fascicolo. La querela giunge come un fulmine a ciel sereno per me e per i produttori, Fitel e l’Associazione culturale Sas – Scuola Arte Spettacolo.
Numerose, invece, le attestazioni a favore del film da parte delle associazioni che riuniscono le vittime del terrorismo, a iniziare da quella bolognese sulla strage alla stazione (che ha aderito a una petizione in favore del film), seguita dall’Art. 21, a Dacia Maraini e da tanti altre personalità di cultura e da parte delle istituzioni.
Parliamo del cast nel quale spicca, nei panni della terrorista Francesca Mambro, l’attrice Valentina Carnelutti. Come sei arrivato a questa scelta e com’è stato lavorare con lei?
Non conoscevo personalmente Valentina, è una professionista seria e scrupolosa come tutti gli altri che hanno partecipato come Alex Pascoli, Carmen Di Marzo, Cristina Fioretti e tutti gli altri attori, senza dimenticare tutta la troupe indistintamente, senza di loro non sarei riuscito a raggiungere tali traguardi, ricordando con affetto gli addetti agli effetti speciali.
Com’è stata la fase delle riprese? Ci sono degli aneddoti che vuoi raccontare?
E’ stato un lavoro faticoso per tutti. Abbiamo girato solo 5 giorni con orari lunghissimi. Per riproporre la rapina in banca, siamo stati obbligati a ricostruire l’interno della banca in teatro, non abbiamo avuto la disponibilità della BNL (dove si è svolta veramente la rapina) per avere un loro ambiente in affitto. Purtroppo la disponibilità per girare non l’abbiamo avuta, nemmeno per un film storico per ricordare Alessandro dopo 30anni dalla sua morte.
E poi c’era la difficoltà e la complessità di girare per due giorni interi la sparatoria in una piazza con il mercato di quartiere come era 30 anni fa piazza Irnerio. Ma abbiamo avuto l’aiuto e la professionalità degli effetti speciali per i colpi e le armi, degli splenditi acrobati che hanno simulato le vittime colpite e la collaborazione della scientifica che ci ha seguito con preziosi consigli. Che dire, faticoso, impegnativo, ma di grossa soddisfazione per tutti.
Il tuo cortometraggio si ispira ad un fatto della storia definita “Anni di Piombo”. Credi che il cinema sia lo strumento ideale per raccontare ai giovani episodi che nella maggior parte dei casi non studiano a scuola?
E’ uno strumento importantissimo. I giovani oggi non conosco quel periodo storico, gli studenti che frequentano il Liceo Artistico non conoscono la storia di Alessandro Caravillani, ucciso dalla Mambro. Per far conoscere alle nuove generazioni un passato che non dovrà più ripetersi. Un monito per i politici, affinchè si impegnino ad ascoltare le esigenze dei giovani e riconquistarne la fiducia, ritornando ad essere per loro un punto di riferimento politico e morale, le troppe restrizioni alimentano violenze e frange estreme.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Un nuovo cortometraggio nel cassetto?
No. Un lungometraggio in fase di pre-preparazione e di studio. E’ anche questa, una storia vera, già sperimentata con un corto che ho realizzato nel 2009 dal titolo 19 Giorni di Massima Sicurezza con Luisa Ranieri. Una donna, nel napoletano, viene accusata di associazione a delinquere di stampo camorristico, corruzione e falso ideologico. Portata presso il carcere femminile di Pozzuoli, ha subito una detenzione cautelativa senza rispettare le leggi carcerarie, con le difficoltà di una donna incensurata non attrezzata al quel regime. La donna è stata, dopo 4 anni, giudicata totalmente libera per non aver commesso il fatto. Racconto una giustizia non sempre perfetta e un aiuto e un sostegno importantissimo dalle detenute con condanna definitiva.
Prima di concludere ringrazio ancora Enzo De Camillis per la sua disponibilità e gli faccio un grande in bocca al lupo, a nome di tutta la redazione, per il suo nuovo progetto.