Due adolescenti conoscono l’amore..ma come lo vivranno crescendo e maturando nel tempo?
La trama
Francia. Anni Novanta. In estate sboccia l’amore tra la quindicenne Camille (Lola Créton) e Sullivan (Sebastian Urzendowky) di diciannove anni.
I due giovani vivono un amore intenso ed esclusivo, a tratti al limite del morboso – soprattutto da parte di Camille – e della patologia perdendo ogni riferimento con la razionalità. Sullivan, poi, decide che è arrivato il momento di dare una svolta alla sua vita (probabilmente non vedendo cos’altro poter fare) e parte per il Sudamerica lasciando Camille in preda alla depressione tanto da tentare un suicidio.
La ragazza non riesce a dimenticarlo..legge con avidità ogni lettera che il suo “piccolo grande amore” le spedisce da ogni luogo sudamericano seguendolo, idealmente, nel suo viaggio attraverso una cartina geografica appesa nella sua stanza.
Passano gli anni.. e Camille per quanto tenti di riprendere in mano la sua vita – anche quando Sullivan le scrive di non pensare più a lui poiché ha trovato altri amori e altre distrazioni – non riesce a vivere completamente e a godere di ogni istante della vita. Va all’università, si laurea in architettura. Diviene assistente e amante del suo professore. Tutto sembra avere una parvenza di normalità sino a quando, dopo tanto silenzio, Sullivan riemerge dalle ceneri. Camille non tarda a capitolare e a stare di nuovo male. I due riprendono a frequentarsi all’insaputa del compagno di Camille. Tutto sembra tornare come negli anni dell’adolescenza ma ancora una volta Sullivan fugge dalla ragazza.. non si sente pronto. Ma non Camille che finalmente chiude col passato e inizia a vivere veramente e totalmente la sua vita, libera da questo strano incantesimo.
Il film diretto da Mia Hansen-Løve pur trattando un tema nobilissimo sul quale sono state scritte migliaia di pagine di letteratura e decine – se non centinaia – di film, e pur avendo una Menzione Speciale della Giuria del Festival del Film di Locarno della scorsa edizione, non convince poi troppo.
Forse i tempi in cui viviamo oggi sono quelli “moderni”.. ma quale ragazzina di quindici anni viene lasciata andare a trascorrere un weekend con il fidanzatino di turno? Quale genitore chiede alla medesima figlia “quali sono i tuoi programmi per il fine settimana?” Insomma.. non si vuole essere bigotti assolutamente.. ma poi che i genitori non si lamentino! Mi sembra una storia d’amore per “grandi” adattata per una coppia di adolescenti che, a loro volta, “giocano a fare i grandi”.. e per di più questo viene loro ampiamente concesso senza alcuna restrizione né rimprovero né moniti di far attenzione. Tanto che in alcuni momenti si cade anche nel ridicolo.. perché i due protagonisti vivono esperienze quasi del tutto improbabili per la loro età.
Il trailer
Una lunga storia d’amore
Come si è appena detto il film nasce con le migliori intenzioni..all’inizio perde molti punti che però riacquista quando Camille e Sullivan crescono e le loro esperienze, i loro dialoghi, le loro emozioni divengono molto più consoni e adatti alla loro situazione e ai loro stili di vita: lei architetto in carriera, lui fotografo in erba. Eppure, il mal d’amore di Camille non è comprensibile sino in fondo..soprattutto visto Sullivan: ragazzo insicuro, che non sa ciò che vuole e che gioca con i sentimenti altrui..per poi realizzare – per la seconda volta – di non essere ancora pronto!
Un finale che riscatta
A rendere piacevole tutto il film è, quindi, l’importanza che si dà al valore della memoria..non importa se i ricordi sono più o meno dolorosi. Ed emblematica è la scena finale. Siamo in riva alla Loira. Camille sta preparandosi – come faceva da ragazzina e con il solito cappello di paglia in testa – per gettarsi in quelle acque tanto trasparenti. D’un tratto il cappello le vola e non riesce a riprenderlo. Si è finalmente liberata del passato e dell’instabilità di Sullivan che tanto dolore le ha causato e che lei (spesso) non ha voluto né è riuscita a curare. Eppure, la vita continua…