Nell’appuntamento settimanale dedicato ai film da riscoprire, ecco la recensione di questo film giapponese a cartoni animati del regista Hayao Miyazaki uscito a settembre del 2005.
La recensione del film “il castello errante di Howl”
di Francesca Barile
Sophie è una scialba cappellaia che vive in una città non meglio identificata del Centro Europa nel primo Novecento funestata da una guerra. Una strega la trasforma in una vecchina costringendola a fuggire di casa.
Inizia così l’avventura di Sophie nel favoloso castello errante del mago Howl.
Tratto liberamente dall’omonimo romanzo di Diana Wynne Jones il film a cartoni animati o meglio l’anime come si definiscono le produzioni a disegni di origine giapponese, “Il castello errante di Howl” è l’ennesimo lavoro di Hayao Miyazaki, uno dei più celebrati cartoonists nipponici che, partito dalla rassicurante Heidi nei primi anni Settanta, si è successivamente spostato verso atmosfere più oniriche e simboliche.
Se questo genere di film ti piace, dai un’occhiata anche alla nostra recensione di Arrietty, che di questo film Hayao Miyazaki è stato lo sceneggiatore.
Il castello errante è un esempio di come si sia mosso Miyazaki dopo la pastorella svizzera.
Il tratto è diventato più fluido, i colori meno netti, anche se la riproduzione di case e ambientazioni di stampo mitteleuropeo permane.
In ogni personaggio non vi è un manicheismo comune in molti anime ma bensì una doppiezza imbarazzante: Sophie, prigioniera in un corpo di anziana mantiene la freschezza dei suoi venti anni, la strega delle Lande, il personaggio negativo della vicenda, da una parte è crudele e implacabile ma poi colpita, si riduce a una carcassa vecchia e inutile, il demone del fuoco motore e anima del castello è costretto ad aggrapparsi al minimo tizzone per mantenersi in vita, Howl lo stregone, da una parte fugge dalla guerra e dall’altra lotta per fermarla.
La guerra, altra protagonista indiretta della storia simboleggia l’accanimento insulso dell’uomo verso la distruzione.
Miyazaki parla dell’amore per i luoghi, per la natura incontaminata e denuncia l’indole distruttrice tipica della razza umana.
L’odio per la guerra è una caratteristica comune a molte opere del disegnatore giapponese, retaggio dello shock collettivo subito dal suo popolo con la bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.
Non è facile comprendere a fondo il senso intrinseco del cartone animato, di certo ai bambini potranno piacere i colori e le atmosfere fantastiche, mentre gli adulti si lasciano colpire maggiormente dall’ironia che è un elemento caratterizzante nella storia e dalle sfaccettature complesse dei vari personaggi.
Su ogni cosa non può sfuggire il messaggio antimilitarista e l’importanza delle relazioni interpersonali.
Da vedere per farsi rapire dalla sua poetica misteriosa.
Trailer del film
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bellissimo,la recensione è asauriente
Grazie Rossella per il tuo parere positivo sulla nostra recensione di questo film.
Tu lo hai visto o il nostro articolo ti ha stimolato a vederlo?