Estate, quando il cinema è in vacanza

Volevo vedermi un paio di film in questi giorni, ma sono fuori Bologna e questo complica un po’ i programmi. Per la verità ho avuto la brillante idea di farmi una vacanzina in Versilia, dico non ci sarà il cinema però mi faccio qualche bel bagno nel Tirreno, e invece sono tre giorni che mi porto dietro l’ombrello per proteggermi dagli scrosci temporaleschi.

Ma questi sono problemi miei, evidentemente. Il problema condiviso è invece che è iniziata l’estate (lo giuro, lo dice il calendario, proprio tipo adesso a mezzanotte in punto!) ed i cinema sono diventati una specie di pattumiera da riempire con i peggio scarti di celluloide in circolazione: così la classifica dei film più visti vede l’A-Team al primo posto, “The Hole 3D” al secondo, e poi “5 appuntamenti per farla innamorare” (complimenti ai titolisti, by the way), “Sex and the city 2” (complimenti a chi ha il coraggio di andare a vederlo); e quindi via con una certa “Tata Matilda e il grande botto”, “Prince of Persia – Le sabbie del tempo”, “Robin Hood” e “Saw VI”. Ho voluto dirli tutti questi primi otto del box office perché è davvero da non crederci, le cose che la gente è capace di andarsi a vedere pur di sfuggire ad una partita dell’Italia. Anzi, faccio una proposta: a questo punto mettete la partita con la Slovacchia in diretta, così ci leviamo il pensiero.

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Meglio, molto meglio credo che se la passerà chi ha avuto l’idea di andare al Pesaro Film Fest. E’ iniziato ieri, dura fino al 28 e quest’anno è giunto ormai alla sua 46a edizione con un programma assai promettente: per il resto non dico nulla, anche perché credo ci siano già degli inviati di Cinemio pronti a raccontare.

Io intanto cercherò di consolarmi guardando “About Elly”, un film iraniano – vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino 2009 – che sembra per la verità diversissimo dai “film iraniani” che siamo abituati a conoscere, nel senso che non accenna ai problemi causati dalla teocrazia, ma ritrae un allegro gruppo di amici e parenti in vacanza. Una sorta di Paolo Virzì con gli islamici al posto dei livornesi, mi verrebbe da dire, se non fosse che qui c’è davvero aria di capolavoro.

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