La notizia è freschissima (di ieri, 23 maggio): Elio Germano è stato premiato come miglior attore alla sessantatreesima edizione del Festival di Cannes (ex aequo con Javier Bardem, attore in “Biutiful” di Alejandro Gonzales Inarritu). L’attore romano è stato premiato per la sua straordinaria performance nel film di Daniele Luchetti “La nostra vita“, in cui recitano – tra gli altri – anche Isabella Ragonese, Raul Bova e Luca Zingaretti.
Il premio è meritatissimo, visto che – grazie alla sua capacità di toccare sempre il filo del limite, recitando sempre “a un passo dal confine”, rischiando di andare fuori dalle righe senza farlo mai – Germano rende la pellicola di Luchetti un vero capolavoro; personalmente credo che si possa parlare di nuovo di “neorealismo”, tanto questo film è vero, sincero, angosciante per il modo in cui fotografa la realtà senza togliere o aggiungere nulla, lasciando una vita così com’è, con le sue angosce, le emozioni, le perdite e le sperate conquiste.
La trama
“La nostra vita” racconta la vita di Claudio, operaio edile sposato con Elena; i due sono innamoratissimi e in attesa del terzo figlio. La vita scorre tranquilla, sullo sfondo delle borgate romane, tra scene di routine quotidiana dove ad emergere sono le difficoltà economiche, i sogni e l’unione familiare (sembra, come in “Mio fratello è figlio unico“, che Luchetti sia molto legato alla famiglia come punto di partenza e punto di arrivo della vita).
Elena muore dando alla luce Vasco e la vita di Claudio cambia; va alla ricerca disperata di colmare il vuoto lasciato dalla moglie con i soldi, ma finisce col rischiare di perdere tutto e si trova a dover ricominciare da zero, sempre sostenuto da una famiglia che comunque non è immune dalle difficoltà.
Il trailer
Ci troviamo di fronte a un padre che fa di tutto per voler allevare al meglio tre figli; un padre che passa sopra alle speculazioni edilizie e si trova a dover fare i conti con le morti bianche. La storia ruota attorno a un personaggio che comunque si rivela sempre un “eroe positivo”, ottimista anche nelle situazioni più drammatiche, che desidera solo essere un buon padre e cercare di non far sentire ai suoi figli la mancanza materna.
Elio Germano regge da solo un intero film, da corpo alle sensazioni, alle emozioni e alle paure di un uomo che si ritrova solo (ma che solo non è); Luchetti trova il lieto fine di una storia che potrebbe essere quella di milioni di persone, dove ad emergere è l’oscillare di una vita tra concretezza e sentimenti, tra sogni e realtà, tra paura e speranza.
Trovo che il succo del film sia racchiuso nel verso di una famosa canzone di Vasco Rossi, che poi accompagna una delle scene più toccanti del film (forse la più toccante in assoluto, quella del funerale di Elena): “… e la vita continua, anche senza di noi…”.