The Neon Demon (2016) – Continueremo a sognare?

The Neon Demon è un film bellissimo sotto la maggior parte dei punti di vista, ma ancora Refn non riesce a raggiungere i livelli di Bronson, che continua ad essere il suo miglior lavoro da dieci anni a questa parte.

The Neon Demon

The Neon Demon

The Neon Demon

Se si guarda l’ultima parte della filmografia di Nicolas Winding Refn (da Bronson in poi), ci si accorge di quanto questo cineasta abbia una sorta di feticismo verso il cambiamento. Nel senso che sembra provare un enorme piacere ogni volta che cambia stile per un suo film, e questo non gli fa altro che onore. Ma la cosa che accomuna tutte le sue opere (da Pusher – L’inizio a oggi) è senza dubbio la presenza di personaggi molto tormentati e/o che generano tormenti (l’esempio più lampante è il Julian di Solo Dio perdona, ma anche il dio One-Eye di Valhalla Rising). E The Neon Demon, in questo, non fa eccezione.

La storia è quella di Jesse (Elle Fanning), una giovanissima aspirante modella che, appena trasferitasi a Los Angeles, si trova di fronte a delle ragazze ossessionate dalla sua bellezza che faranno di tutto per strappargliela via.

L’ossessione per la bellezza è sicuramente l’elemento fondamentale del film. Queste ragazze o, per meglio dire, questi mostri, talmente tormentate e ammaliate dalla bellezza di Jesse, proveranno in tutti i modi a tormentarla a loro volta e, come già detto, a levarle la sua magnificenza, portando la protagonista a cambiare, ovviamente in peggio, il suo carattere e il suo modo di vedere il mondo.

Ok, il film è bellissimo, punto. Ma c’è da ricordare che chi lo ha realizzato si chiama Nicolas Winding Refn, per cui non si può non tener conto della sua poetica. Abbiamo già capito che il regista danese, da un po’ di anni, adora cambiare stile per ogni suo film, e se si guarda la prima parte di The Neon Demon, non si può far altro che crederci.

Nella prima parte Refn porta all’estremo l’estetica di Solo Dio perdona, e se già quel film poteva ricordare qualcosa di onirico ma sempre ancorato alla realtà, qui la realtà svanisce quasi completamente per lasciare spazio a un vero e proprio trip senza bisogno di LSD, un continuo videoclip con giochi di luce meravigliosi che trasportano lo spettatore in un irresistibile incubo da cui, e questo è un messaggio importante per il film, non sembra esserci via d’uscita (questa e la vera paura!). E oltre a non somigliare a nulla di ciò che riguarda la filmografia di Refn, questa prima parte non somiglia proprio a nulla in assoluto.

Il problema è che la seconda parte non è affatto così. Sorvolando sui dialoghi un po’ troppo infantili a cui Refn ci ha abituato dal suo precedente lavoro, nella seconda metà di The Neon Demon, NWR banalizza diverse situazioni, sia nella sceneggiatura che nella messa in scena, mostrando allo spettatore situazioni in cui i guizzi dell’inizio non esistono più. Ed è un vero peccato perché un appassionato di cinema che guarda una prima parte così, si aspetta una seconda alla stessa altezza.

E per finire, un consiglio: non aspettatevi un film estremamente scioccante, la violenza c’è, ma non così tanta come diversi critici o gli spot possono far pensare. Per farla breve, un film come American Psycho è oggettivamente più ricco di sequenze potenzialmente disturbanti.

VOTO: ★★★½

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