Arriva nelle sale italiane da domani 15 Dicembre il nuovo (nono, esclusi i film-teatrali) film di Aldo, Giovanni e Giacomo, diretto dai tre insieme a Morgan Bertacca, uscito in occasione del 25esimo anno di collaborazione dei comici (si conosco da ben 30 anni!): Fuga da Reuma Park.
Fuga da Reuma Park
Aldo (Aldo Baglio) viene lasciato dai figli (Ficarra e Picone), dopo un viaggio da Palermo a Milano in macchina, al Reuma Park, un luna park riadattato ad ospizio in un mondo dispotico dove gli anziani vengono relegati lì e seguiti sotto ferree regole da una direttrice dai modi dittatoriali (Silvana Fallisi). Aldo incontrerà gli ex-colleghi Giovanni e Giacomo (Giovanni Storti, Giacomo Poretti) e insieme organizzeranno una fuga per riavere la loro libertà.
Trailer del film:
Alla ricerca di una lapide
Era da tempo immemore che non m’imbarazzavo alla visione di un film in sala. E il dispiacere arriva dal fatto che capiti proprio con un trio da me molto amato come Aldo, Giovanni e Giacomo, e proprio col film che loro stessi dichiarano come il più “personale e surreale”.
Quello che si può dire su questa pellicola di 90 minuti è che sembra più essere la pietra tombale sulle loro carriere, iniziata cinematograficamente nel 1997 col folgorante “Tre uomini e una gamba” che, tra la trama semplice e la scelta del road movie e con quegli innesti surreali di generi cinematografici cari al trio, lo rendeva uno dei migliori esordi del periodo. Come loro, anche Leonardo Pieraccioni in quegli anni partiva col botto con “I laureati” (1995), oggi sappiamo tutti le condizioni in cui si ritrova.
Ed è proprio questo il problema: molto artisti/comici americani ci hanno insegnato di quanto sia importante ed essenziale, proprio per continuare a raccontare la realtà (ognuno a modo proprio è chiaro), far crescere ed evolvere il proprio personaggio per mantenerlo sempre lucido, attento lettore di se stesso e di ciò che lo circonda col fine unico di narrarlo ad un pubblico in chiave comica. Impresa assai ardua.
Esempio riuscito nel nostro tempo pare essere (fino ad oggi) Ben Stiller. Diversamente da Pieraccioni come dai nostri Aldo, Giovanni e Giacomo che, ormai distanti da quelle idee dense di cinema di genere, di quotidianità e legami con la realtà, sono ormai ovattati in un mondo tutto loro che non solo si astrae da ciò che ci circonda ma risulta fine a se stesso e per nulla si rinnova (in quest’ottica sembra allora da apprezzare maggiormente il tentativo sperimentale de “Il cosmo sul comò”, comunque non riuscito). Favola fiabesca era già “La banda dei Babbi Natale” (2010, sotto la cauta direzione di Paolo Genovese) ed improponibile e ricco solo di maschere e caricature il loro ultimo “Il povero, il ricco e il maggiordomo” (2014).
Reuma Park
La regia di Morgan Bertacca risultata ai limiti dell’amatoriale e a tratti imbarazzante, non riesce a sostenere mai il ritmo comico di un trio fiacco tanto quanto i tre vecchietti che – vuole? – raccontare. E se la trama non esiste e il soggetto poteva essere sfruttato estremamente meglio e in modo più acuto pur mantenendo la location e l’impostazione utilizzata, i continui richiami alla vita privata, alle gag più riuscite dei film e agli spettacoli del trio non fanno altro che ricordarci quanto amara sia la cornice in cui li ritroviamo oggi, priva di qualsiasi mordente, qualsiasi voglia di raccontarsi o far ridere, tanto che si lascia al siparietto di Ficarra e Picone e ai contributi video dei loro momenti migliori le uniche risate della sala.
Una sconfitta sotto ogni punto di vista. E se anche questo fosse, ad una lettura più tra le righe, un’autocritica sul proprio operato dell’ultimo decennio, è comunque una chiusa non giustificabile e non convincente, che lascia perfino il tempo allo spettatore di doversi pentire degli otto euro spesi per vedere la ‘morte artistica’ di un trio che rimarrà comunque alla storia per tante gag e dialoghi e sequenze e scelte musicali invidiabili della commedia italiana anni novanta-duemila.