E’ in streaming dal 12 giugno su Netflix Da 5 Bloods il nuovo film di Spike Lee assolutamente consigliato.
Da 5 Bloods
Quattro veterinari afroamericani Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Eddie (Norm Lewis) e Melvin (Isiah Whitlock, Jr.) si ritrovano in Vietnam ufficialmente per recuperare i resti del loro Capo Squadra morto in battaglia (Chadwick Boseman) anni prima. In realtà l’obiettivo è anche recuperare una scorta d’oro che avevano seppellito insieme al corpo. Tra ricordi dolorosi e conflitti rimasti in sospeso, tutti si rendono rapidamente conto che il viaggio sarà molto più difficile di quanto avessero pensato.
Il trailer del film
Spike Lee ai tempi del #BLACKLIVESMATTER
Capitato non a caso in un momento in cui la questione dei neri in America è più che mai attiva (ma ovviamente pensata e pianificata prima ancora della morte di George Floyd), Da 5 Bloods è un film sensazionale sulla fratellanza, sulla perdita e sulla lotta contro i propri demoni interiori.
L’ultimo film del regista Spike Lee cattura perfettamente come il trauma inevitabile della guerra lasci un segno indelebile nei soldati. Inoltre, a differenza di Do the Right Thing e Blackkklansman, il regista affronta il tema dei neri sottolineando come lo sfruttamento sia in qualche modo persino peggiore del razzismo.
Nonostante la lunghezza superi di molto le due ore il film è avvincente e ti tiene incollato allo schermo dall’inizio alla fine. Sicura, a mio avviso, la nomination all’Oscar per film e regia così come quella come miglior attore non protagonista per Delroy Lindo, la cui performance è davvero straordinaria e valorizzata dalla scelta registica del monologo di fronte alla macchina da presa.
Un altro aspetto molto particolare di Da 5 Bloods è il montaggio (di Adam Gough): mischiando sapientemente immagini di repertorio, riferimenti a fatti e persone attuali e immagini di finzione, Spike Lee regala un ritmo originale al film e salta magistralmente da passato a presente optando per la scelta, a mio avviso geniale, di tenere gli stessi attori anche per le scene giovanili, aspetto che permette allo spettatore di comprendere gli stati d’animo dei protagonisti.
A questo va aggiunto il lavoro straordinario della fotografia (di Newton Thomas Sigel): molte scene, soprattutto quelle di guerra, sono riprese con la camera a mano posizionandosi alle spalle del soldato, scelta che dà alla trama un aspetto più intimo e mostra allo spettatore il suo punto di vista, quasi fosse un altro personaggio.
Insomma, Spike Lee non delude mai e con questo film, intimo e d’impatto nello stesso tempo (che non dimentica ovviamente il suo ruolo sociale) ci regala un’ennesima perla.
Consigliatissimo.