Rassegne cinematografiche: a Milano “il cinema è come un campo di battaglia” – seconda parte

Avendo parlato, nella prima parte dedicata alla rassegna, dell’ Enrico V (1990) di Kenneth Branagh, non posso ora tralasciare il Falstaff (o Chimes at Midnight, 1965) di Orson Welles, altro esemplare film di guerra proiettato nell’ambito di questo evento.

Già mi è capitato di parlare dell’imponente quanto illusoria figura di Welles nel post dedicato al suo F for Fake (1973-1975); e qui certo abbiamo conferma degli aggettivi attribuitigli in quell’occasione.

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Tuttavia, come il regista stesso ci avverte, “Falstaff è più un uomo di spirito che un pagliaccio.

[…] è l’uomo più buono di tutto il dramma. […] E’ buono come il pane, come il vino.

Per questo ho trascurato un po’ il lato comico del personaggio”.

Forse le precedenti interpretazioni in film di scarso interesse, così considerati dalla maggior parte, come The V.I.P.S. (International Hotel, 1963) di Anthony Asquith, o l’incompiuto Treasure Island (L’Isola del Tesoro, 1964) di Jesùs Franco, l’avevano un po’ immalinconito.

Ma tutte quelle parti sono servite, dal punto di vista prettamente economico, per realizzare questo adorabile Campanadas de Medianoche (la produzione era spagnola), meglio noto come Falstaff.

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La storia narra che…

Enrico IV di Lancaster (John Gielgud), usurpato il trono d’Inghilterra a Mortimer, erede legittimo di Riccardo II, è assai preoccupato per il comportamento del figlio, nonchè suo successore, Hal (Keith Baxter).

Istigato dal “cavaliere, inesauribile contatore di frottole e consumatore di vino di Spagna” Sir John Falstaff (Orson Welles), Hal trascorre infatti le sue giornate a far baldoria nella taverna di Mastro Shallow, circondato da belle donne la cui virtù non si chiama certo pudicizia.

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Il Paese è nel frattempo pervaso dalla guerra: sarà questa l’occasione per Hal di dimostrare al padre il proprio valore, ma anche in questo caso l’irriverente Falstaff farà la sua rovinosa comparsa.

Soltanto dopo la violenta battaglia di Shrewsbury, al cospetto del padre morente, il futuro re Hal-Enrico V ripudierà ed esilierà il vecchio compagno di vizi e scorribande.

E così Falstaff morirà terribilmente solo, vittima di una storia che avanza, simbolo di una gaudente Inghilterra ormai giunta alla fine.

La ricchezza visiva della battaglia: eccovi il video

Il clip è in inglese, ma vi consiglio comunque di darci un’occhiata, anche perchè ciò che attrae maggiormente di questa scena è la violenza di uno scontro che si svolge tra la nebbia e il fango tipici del paesaggio inglese.

Un premio nel silenzio

Riscrivendone la storia ispirandosi agli shakespeariani Riccardo II, Enrico IV ed Enrico V, e Le Allegre Comari di Windsor (ma qualcosa anche da The Cronicles of England di Raphael Holinshed), Orson disegna il suo amato Sir Falstaff sulla propria persona: è infatti l’uomo più wellesiano della [sua] storia cinematografica.

E nonostante la scarsa accoglienza da parte del pubblico, nonchè la distribuzione silenziosissima del film soprattutto negli U.S.A. (alcuni anni dopo, Charlton Heston spedì un telegramma a Welles nel quale gli proponeva la parte di Falstaff in un film “inedito” su tale personaggio!), la pellicola ottenne un premio speciale al Festival di Cannes del 1966.

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