Anticipazioni: “1960”, di Gabriele Salvatores

Dopo avere visto il suo ultimo film, “Happy Family”, mi ero chiesto su queste pagine se alcune scene del film – in particolare il lungo intermezzo in bianco e nero – fossero un poetico omaggio a Milano, o un gigantesco spot per la città in vista dell’Expo.

Adesso si annuncia l’uscita del suo nuovo film, “1960”, che sarà presentato al Festival di Venezia…

… E a giudicare dalle anticipazioni, mi vengono più o meno gli stessi dubbi. Stavolta non si parla di Milano, ma appunto del 1960: l’anno chiave del boom economico, l’anno delle Olimpiadi di Roma, l’anno della Dolce Vita di Fellini, insomma quell’anno che ricordiamo (anche noi che non l’abbiamo vissuto) come uno dei momenti più felici nella travagliata storia d’Italia.

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Gabriele Salvatores all’epoca aveva dieci anni, ed è più che comprensibile che del 1960 conservi un ricordo ancora più idealizzato. Chissà se riuscirà dunque a non farsi trascinare dalla retorica, ora che affida alla pellicola il suo personale racconto: un racconto che avrà la voce di Giuseppe Cederna, e le cui immagini saranno tratte dagli archivi Rai (che peraltro produce questo film).

Si direbbe poco più di un documentario televisivo, dunque, che – a quanto è dato capire – intreccerà un collage di filmati sull’Italia del 1960 con i ricordi autobiografici di un bambino che da un paese del Sud emigrava con la famiglia nella grande Milano.

Lo stesso Salvatores lo introduce così: “E’ un pretesto, una finzione ispirata dalla realtà, del resto il cinema è sempre finzione, il realismo non esiste”. Ciò che scriveva ieri Maria Pia Fusco su Repubblica rafforza la sensazione che ci siano diverse analogie con la scena in bianco e nero di Happy Family:

Colpisce in 1960 la bellezza delle inquadrature e la bellezza delle immagini in bianco e nero, materiale che viene soprattutto dagli archivi Rai e Luce.

Ho insomma la sensazione che Salvatores sia sempre più elegiaco, e che questa rappresenti la caratteristica più evidente del suo stile attuale. La cosa devo dire mi lascia perplesso. Non è che vuole fare un po’ troppo il Tornatore, anche lui? In fondo le analogie tra i due registi non sono poche: entrambi premi Oscar giovanissimi, ma che dopo i rispettivi trionfi (Mediterraneo e Nuovo Cinema Paradiso) non hanno più dato né raccolto grandi soddisfazioni. E ormai si stanno facendo anche un po’ avanti con gli anni.

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