Non ci resta che ridere. Il trionfo al botteghino di Checco Zalone, di cui si è già dato conto su Cinemio, non è un fenomeno isolato. Anzi: la stagione 2010/2011, mentre il nostro cinema d’autore colleziona una figuraccia dopo l’altra, passerà forse alla storia come la migliore di tutti i tempi per la commedia. E stavolta non si tratta solo di cinepanettoni, anzi, questi sembrano in fase di declino o almeno di ripensamento. Cosa sta cambiando, dunque, nel cinema comico italiano e nei gusti del pubblico?
Partiamo dai gusti del pubblico dunque, e dalla graduatoria degli incassi di questo inverno. “Che Bella Giornata” è ovviamente primo, con più di 38 milioni di euro. Seguono “La Banda dei Babbi Natale” di Aldo Giovanni e Giacomo, solo terzo il “Natale in Sudafrica” con Christian De Sica (il cinepanettone vero e proprio, appunto), quarto è già “Qualunquemente” di Albanese, quinto “Immaturi” di Paolo Genovese. Gli ultimi due peraltro appena usciti.
Se a questi dati aggiungiamo l’exploit di “Benvenuti al Sud” in autunno, il quadro si fa ancora più sorprendente. I “toscani” sembrano spariti dalla circolazione, e semmai chiedono asilo politico al “Natale in Sudafrica” con le fattezze di Giorgio Panariello (che è tutto dire). Per il resto, correggetemi se sbaglio, ma non ne vedo più traccia. E già questa è una buona notizia.
Sui cinepanettoni non mi posso esprimere più di tanto per manifesta ignoranza: ma c’è da rilevare che non sono più quel mostro pigliatutto cui eravamo abituati, specchio della beceraggine strapaesana che ha segnato gli ultimi due decenni (almeno nel periodo natalizio, che però è anche quello più importante per l’industria). Insomma anche la fine del sodalizio Boldi-De Sica forse sta avendo i suoi effetti, ed anche questo non è un male.
Cosa avanza, dunque? Una comicità che mette in primo piano il rapporto tra Nord e Sud, questione ormai da tempo sparita dalla rappresentazione dei giornali e dei telegiornali. Ma soprattutto, gli incassi premiano personaggi come Checco Zalone ed Antonio Albanese che – ridendo e scherzando – spiattellano un’Italia senza più vergogna e senza più speranza, persa tra le raccomandazioni, la cafoneria, la disonestà come valore, la sessuomania del potere. Tanto Zalone quanto Cetto La Qualunque – il politico immaginario del “cchiù pilu pi tutti” – reinventano la lingua “italiana” e ridefiniscono il nostro immaginario collettivo. E nel loro apparente eccesso, sono perfino scavalcati dalla realtà italiana attuale: nel monito di quest’ultimo – “Ricordate: io sono la realtà, voi siete la fiction” – c’è la tragedia di una nazione.
Sia giuseppe Tornatore che Carlo Verdone nelle due lezioni di cinema al BIF&ST hanno dato come motivazione a questo boom di commedie la situazione economica e politica italiana. In un paese senza più certezze e allo sbando gli italiani preferiscono andare al cinema a ‘ridere’ per non pensarci…
io sono perfettamente d’accordo con loro!
Esattamente. Ed oltre al desiderio di evasione, si tratta anche di risate politicamente molto scorrette!