The Yellow Sea _ Storie di asce e di vendette

The Yellow Sea è un film del 2010 diretto da Na Hong Jin (The Chaser) e con protagonisti Ha Jung Woo, Kim Yoon Seok, Cho Seong Ha e Lee Chul Min. Inoltre il film è disponibile su Prime Video.

The Yellow Sea
Locandina del film The Yellow Sea

The Yellow Sea

Gu Nam è un uomo che vive nei pressi di Yanbian, una località che confina con la Cina, la Russia e la Corea del Nord. Chi vive lì come Gu Nam è disprezzato sia dai coreani che dai cinesi ed è considerato un reietto della società. Gu Nam è un tassista che spende quasi tutti i suoi guadagni nelle bische clandestine di Majiong e non riesce a saldare un vecchio debito.
Si è indebitato con la malavita per ottenere un visto per la moglie e farla andare in Corea, per una vita migliore. È passato tanto tempo però da quando la moglie si è fatta sentire ma non può partire alla sua ricerca poiché senza soldi e indebitato. Per sua “fortuna“, un uomo decide di aiutarlo se in cambia lui ucciderà una persona, proprio in Corea…

Un noir sulla vendetta che bussa alla porta al cinema neorealista

Il regista già con The Chaser (e vorrei ricordaste che era il suo primo lavoro) ci ha dato prova di un cinema dalle innumerevoli sequenze costituite da ampie e varie angolazioni che rendono il montaggio un lavoro tutt’altro che facile. Lui però è un perfezionista nel vero senso della parola e riesce a far sembrare semplice, un lavoro costato parecchia fatica e diverse ore.

The Yellow Sea si divide perfettamente in due tempi, dando vita così a un film che racconta due storie diverse ma che comunque sono unite tra loro da numerose sotto trame organizzate in maniera eccelsa. Il primo tempo possiamo tranquillamente definirlo un noir neorealista, con un’attenzione maniacale verso i dettagli.

E per dettagli non intendo soltanto i movimenti di camera o gli sguardi dei protagonisti, ma persino nei dialoghi, tipici di quel tipo di “cinema“. Colori saturi, bluastri, accentuano la situazione di degrado (e qui parliamo di neorealismo vero e proprio), con inquadrature sulle abitazioni malandate, a
pezzi, sudicie e diversi “luoghi” dove il rosso/sangue è il colore che risalta di più nelle pareti.

Praticamente ci ritroviamo davanti una fotografia che mostra perfettamente lo stato di degrado generale, grazie ad un estetizzazione cinematografica che mostra da un lato il degrado “ambientale” e dall’altro lato la violenza intrinseca nelle persone, ripetitiva e assordante.

La seconda parte del film perde questo suo lato neorealista (per via di alcune scene inverosimili) e si dedica ad una storia tendente più al filone dei revenge movie, percorrendo le strade del drammatico e della tragedia greca.

C’è più azione, più sangue, più violenza e più inseguimenti che trasformano un noir in un cinema a vendetta multipla, dove i numerosi colpi di scena ci tengono incollati allo schermo. Perché proprio come con The Chaser, The Yellow Sea parte da una ricerca/redenzione e termina con la violenza nuda e cruda…

The Yellow Sea
Una scena del film

Cani rabbiosi

All’inizio del film assistiamo ad una sorta di monologo in cui si racconta di un cane con la rabbia, che uccide tutti i suoi simili. Mai incipit fu più azzeccato, perché tutti i personaggi sono dei veri e propri cani rabbiosi.

Sono tutti perennemente incazzati e pronti con l’ascia in mano a fracassare crani a chiunque intralci la loro strada. Non guardano in faccia nessuno, non esistono amicizie, relazioni amorose, esiste solo la violenza fine a se stessa. Il tradimento è la chiave portante dell’intera pellicola, che si basa più sul potere del singolo e non su un mero desiderio economico. Ti ammazzo perché mi va e non perché mi pagano, in sostanza.

La vendetta per alcuni è un mezzo per nascondere le proprie intenzioni, per altri è una scusante per “ammazzare” il tempo, per altri ancora è l’unica via di redenzione. Ma mentre ci si ammazza a destra e a manca, indovinate chi viene ridicolizzato ancora una volta. Esatto, la polizia… È normale che si respira quell’aria di degrado se chi dovrebbe mantenere l’ordine fa parte di un circo.

Ognuno poi fa quello che gli pare, anche rubare macchine/camion e mozzare pollici in un condominio, sotto gli occhi di tutti. Cani rabbiosi,
perché forse l’intento del regista era quello di mostrare uomini spinti dall’istinto primordiale, quello della sopravvivenza…

The Yellow Sea
Una scena del film

Giudizio personale su The Yellow Sea

Penso conosciate già il mio amore verso il cinema asiatico (specialmente quello coreano) e quando scopro un film del genere, è mio dovere farlo conoscere al mondo intero. Bisogna conoscerlo perché non è solo un bel film, ma una storia dentro un’altra, emozioni su emozioni, che non può lasciare indifferenti.

The Yellow Sea meriterebbe qualche visione in più, non perché ve lo chiedo io (si, anche per questo) ma perché è incredibile come il regista al suo secondo film, abbia creato una vera e propria meraviglia. Già, perché ad un primo sguardo sembra il lavoro di un veterano e invece… Non vi ho ancora convinto? Nemmeno se vi dicessi che muoiono in tanti e muoiono anche male? Ok, forse adesso vi ho convinti…

Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.

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