Dopo due anni di annunci, nomi e spoiler vari tornano al cinema, nel trentennale della loro nascita sui fumetti, le quattro tartarughe rese famose grazie alla serie animata che ha spopolato anche nel nostro paese tra gli anni ottanta e novanta. Arrivano al cinema ricche di CGI, con Michael Bay alla produzione e l’immancabile 3D: dal 18 Settembre sono al cinema le Tartarughe Ninja.
Tartarughe Ninja: la trama
April O’Neil (Megan Fox; Transformers, Jonah Hex) è una giornalista che cerca lo scoop del secolo per avere la promozione a cui tanto aspira. L’occasione buona arriva quando, durante l’attacco di un clan mafioso locale, la ragazza avvista un vigilante mascherato che si scoprirà far parte di un gruppo di quattro eroi, tanto verdi, tanto simili a tartarughe.
Trailer del film
A volte ritornano
L’impronta di Michael Bay, regista dei quattro Transformers e di film come Armaggeddon o The Island è visibile sin dall’incipit della storia: una voce fuori campo che poi scopriremo appartenere a Splinter, il “tutore” delle quattro tartarughe, racconta l’origine della storia generalizzando poi sul genere umano, sui valori e su alcuni temi poi fulcro della storia che verrà di seguito narrata (ricorda qualcosa?).
A seguire ci affacciamo su un film ricco della presenza di CGI con le quattro tartarughe pompate a dovere con una forza quasi “sovraumana” ma di certo, questo va detto, ben caratterizzate dal punto di vista visivo. Meno forza visiva ha invece lo Splinter di cui prima o il cattivo di turno, che sembra davvero essere uscito dalla saga fortuna di Bay. E attraverso il cattivo arriviamo ad uno dei punti più deboli del film: sceneggiatura e dialoghi. Probabilmente con questa pellicola esce uno dei copioni più deboli mai fatti al cinema che può avere come unica scusante l’idea che questo film sia solo una lieve base per aprire un mondo futuro in cui le storie e i personaggi si arricchiranno (già è stato annunciato un sequel visti gli ottimi incassi negli Stati Uniti). Trama lineare, debole, prevedibile, scontata, arricchita solo da alcuni citazionismi e omaggi pop e con scatch dei quattro incollati l’uno all’altro per tirare i novanta minuti canonici.
E se lo scagnozzo del cattivo è interpretato da William Fichtner (ma dai? Un’attore che in metà della sua filmografia ha interpretato personaggi malvagi e doppiogiochisti), il resto è tutto dire. Dulcis in fundo poi, la protagonista: Megan Fox. Dopo le forti lamentele e i continui contrasti sui set dei primi due Transformers con il regista, la bella attrice decise di non prendere più parte ai suoi film ne alla visione che lui dava della donna. Oggi invece pare essere tornata sui suoi passi, chissà perché, e decide di “costruire” un personaggio cliché di se stesso dal sapore di “già visto” perché soppiantato da almeno due decenni di cinematografia pop americana e gli sceneggiatori decidono di “posare” su di lei la responsabilità dell’intero percorso narrativo, sbagliando su tutti i punti.
Se dal punto di vista visivo il film sicuramente vince, insieme ad alcune gag ben riuscite e dosate, lo stesso non si può dire di sceneggiatura, copione e della regia spenta di Jonathan Liebesman (World Invasion, Furia di Titani) che qui è visibilmente figlia di quella di Bay, su tutti i ralenty ripetuti durante le scene d’azione che, se eliminate, avrebbero sciolto il film di almeno quindici minuti della durata totale della storia. Indirizzato di certo ai fans delle tartarughe ed agli spettatori più giovani.