Mathieu Kassowitz, regista de L’odio, regala una duplice buona prova: sia come regista, sia come attore (e non è una novità).
La trama
Nel 1988 nella Nuova Caledonia, terra francese d’oltremare, scoppia una rivolta. Durante l’agitazione i membri di un gruppo indipendentista uccidono quattro gendarmi e ne rapiscono trenta.
Intanto a Parigi il dibattito è condizionato dalla sfida elettorale tra il socialista Mitterand e il gollista Chirac.
In questo quadro vengono mandati sull’isola l’esercito e il GIGN, un’unità specializzata nella liberazione degli ostaggi, coordinato dal capitano Philip Legorjus. Questi tratterà in prima persona coi rivoltosi, che accusano i francesi di essere dei semplici sfruttatori coloniali.
Analisi del film
Mathieu Kassowitz, regista de L’odio, regala una duplice buona prova: sia come regista, sia come attore (e non è una novità).
Il trailer de L’odio (1995)
Rebellion ha ritmo, non si perde nella staticità della trattativa che racconta. Ma soprattuto Kassowitz trasmette tutta la sensibilità dei “buoni” e tutta l’indifferenza del potere, in una vicenda in cui sono in gioco molte vite umane.
Legorjus è l’unico che crede davvero in una trattativa alla pari, basata su alcuni valori comuni, condivisi dagli indipendentisti. Ma per lo Stato francese si tratta solo un gruppo di terroristi, e coi terroristi non si raggiungono compromessi.
Kassowitz attore nel film Il favoloso mondo di Amelie
Il contesto e il messaggio
Le faccende coloniali, si sa, sono una ferita sempre aperta per la Francia. Dalla Guerra d’Algeria in poi è sempre stata folta la schiera dei critici verso la politica coloniale dei transalpini.
Kassowitz si era spinto già oltre con L’odio, un film profetico sulla vita degli immigrati di seconda generazione nelle Banlieu. Si trattava di uno sguardo senza pregiudizi verso categorie che la politica emargina volutamente.
Rebellion rappresenta un passo indietro a livello cronologico, ma decisamente un passo avanti verso una visione più matura e meno anarchica dei fatti. Questo cambiamento non è di poco conto, data l’importanza degli argomenti che abbiamo già sottolineato prima.
In sostanza, non è possibile prendere di petto questioni del genere, anzi, bisognerebbe sempre interrogarsi sui motivi per i quali dei padri di famiglia si giocano tutto e diventano disposti ad uccidere. Per definizione, le ragioni della politica dovrebbero sottostare ai bisogni primari dell’essere umano.