Per la verità, la mia prima intenzione non era di fare una rassegna stampa ma una recensione: ovvero scrivere le mie opinioni a proposito di Inception. Il problema è che – devo ammetterlo – attualmente penso di avere capito non più del 10% di questo film, e qualsiasi cosa dicessi in proposito rischia di essere una sciocchezza. E’ complicato, cervellotico, forse anche…
… troppo per i miei gusti: dunque, per aiutare le idee a sedimentarsi, credo sia meglio lasciare spazio a chi i suoi contributi sul piatto li ha già messi. “Cervellotico” lo definisce anche Nigel Andrews sul Financial Times (ripreso e tradotto da Internazionale di questa settimana): anzi, “una delle follie più cervellotiche del panorama cinematografico. Al di là delle scene di azione, la trama è così complessa che per decifrarla completamente serve un quoziente intellettivo molto alto o la freschezza cerebrale di un bambino”.
Ecco, esattamente quello che pensavo. Un film talmente intelligente che poi lo spettatore, guardandolo, rischia di sentirsi davvero stupido. Come se dovesse continuamente risolvere il test che Leonardo Di Caprio (nella parte del ladro di sogni) sottopone ad Ellen Page (nella parte della studentessa di architettura): “disegna entro due minuti un labirinto che occorra un minuto per risolvere”, e cose di questo genere che io – ovviamente – mai e poi mai riuscirei a fare.
Luca Castelli, sul Mucchio, parte invece con un discorso filosofico: “Prima di Internet, c’erano i sogni. Erano loro a dominare la danza tra reale e virtuale. Nel regno di Facebook e della avatarizzazione dell’umanità, Christopher Nolan riporta indietro le lancette della nostra psiche e proprio sull’ambiguo rapporto tra sogno e veglia costruisce un appassionante film d’azione”.
Io non credo che indagare sul rapporto fra sogno e veglia sia necessariamente un “riportare indietro le lancette” all’epoca pre-Internet, dato che i sogni sono tutt’altro che scomparsi dalle nostre vite: però è vero che l’atmosfera culturale di Inception è decisamente freudiana (la parola “subconscio” ricorre con una frequenza ossessiva), dunque novecentesca, e fuori moda. Che vi sia un’analogia fra Internet ed il sogno, in quanto entrambi mondi “virtuali”, è comunque uno spunto che merita di essere approfondito.
Infine, leggendo la recensione di Natalia Aspesi su Repubblica (22 settembre) mi consolo: sembra averci capito ancora meno di me, e tuttavia Inception le è piacito moltissimo. Io mi chiedo solo se tutte le ammirate parole che si leggono e dicono su questo film siano sincere, oppure se tradiscano un complesso di inferiorità rispetto ad una serie di ingegnose trovate intellettuali che nessuno di noi (esperti e non di cinema) è riuscito ad afferrare completamente. Per capirlo, credo che occorra lasciarlo decantare qualche giorno: ci ritorneremo.
come è possibile giudicare “Inception” un film di alto valore,secondo il parere di numerosi critici e mass media? E” incomprensibile, angosciante e privo di ogni contributo culturale.
sull’incomprensibilità sono pienamente d’accordo.
sull’angoscia, non vedo cosa c’entri con la valutazione del film (anche shining è angosciante, per esempio, ma resta un capolavoro).
sul contributo culturale non lo so, come ho scritto nel post devo rifletterci con calma!
ciao,
massimo