Esce oggi il secondo film della saga neomitologica tratta dai romanzi di Rick Riordan. Confermato l’interprete Logan Lerman, la regia è di Thor Freudenthal ( curiosamente nome da divinità nordica per quest’ultimo). Leggete qui la nostra recensione in anteprima.
Percy Jackson è tornato
Dopo il grande successo del primo episodio “Il ladro di fulmini” torna Percy Jackson, il giovane semidio( o come si dice nel film “mezzosangue”) nato da un’umana e da Poseidone e ideato dallo scrittore Rick Riordan. Stavolta Percy, ormai alle soglie della giovinezza si trova nel mare dei mostri ( alias il triangolo delle Bermude) per cercare il vello d’oro. Connubio ironico di modernità anche esasperata ( a suon di tablets e di citazioni di aste via internet e di social network) con la mitologia classica in salsa 2.0,il film è una carica di adrenalina impreziosito dalla terza dimensione.
Avventura e ironia
Il primo film della saga neomitologica con Percy Jackson e compagni protagonisti è uscito nel 2010 ottenendo un grande successo.Anche questa seconda pellicola ha tutte le caratteristiche per bissare il buon esito: il regista riprende con una certa fedeltà il libro di Riordan. Lo scrittore ha voluto mixare il mondo classico con i suoi miti e la vita contemporanea ( con un pizzico di new horror in salsa dolce nell’episodio della ciurma di zombie sudisti)attirando così l’attenzione degli adolescenti incuriositi da dei e semidei che taggano immagini sui loro notebook, parlano con gli smartphone e fanno ricerche su “Google” . Accanto a queste amenità si spiega la mitologia così come già fece nei primi anni Novanta il popolare anime “Pollon” facendo conoscere a milioni di bambini gli abitanti dell’Olimpo.
Un semidio più umano che divino
Percy è un mezzosangue che soprattutto all’inizio della storia è pieno di dubbi e di perplessità: nei continui confronti che ha con i suoi coetanei e consimili non riesce a dare il massimo e ha una forte conflittualità con la bizzosa figlia del dio della guerra. Il ragazzo è quindi chiaramente il simbolo dell’ adolescente in cerca ma è anche il tipico americano che vuole dare un suo contributo ( il pensiero puritano fondamento della società a stelle e strisce è tutto giocato sui talenti dei singoli). Può suonare strano che la mentalità americana e il concetto del destino self-built ( costruito dal singolo) ,come ribadirà lo stesso Percy nella vicenda si possa sposare con la mitologia greca al contrario basata sulla moira ( il destino al quale persino gli dei non possono sfuggire), ma è proprio questo a creare il fascino dei libri di Riordan e ora delle trasposizioni filmiche.
Gli interpreti
Più cresciuto rispetto al primo capitolo Logan Lerman ( Percy) è sempre all’altezza del suo ruolo sia nelle incertezze umane che nella sua forza semidivina ben coadiuvato dagli altri giovani colleghi e dagli attori adulti che più di tutti usano l’arma dell’ironia per far capire che in realtà è tutto un gioco anche se tuttavia è bello credere al mondo di oggi popolato da antiche divinità al “passo coi tempi”.