Eva - locandina

Eva, ovvero quando la presenza di Isabelle Huppert non basta

Esce il 3 maggio in Italia Eva, diretto da Benoît Jacquot ed interpretato da Isabelle Huppert e Gaspard Ulliel, noto per aver impersonato il celebre stilista Yves Saint Laurent nel film quasi omonimo del 2014, Saint Laurent.

Eva è la seconda trasposizione cinematografica del romanzo best-seller scritto nel 1945 da James Hadley Chase. La prima era stata realizzata nel 1962 dal regista Joseph Losey, ed aveva come attori principali Jeanne Moreau, Stanley Baker e Virna Lisi.

Eva - locandina

Eva – locandina

EVA

Il prologo introduce la figura del protagonista maschile, Bertrand (Gaspard Ulliel), giovane gigolò opportunista che sembra lavorare per uno scrittore inglese piuttosto anziano. Talmente anziano che gli muore davanti, permettendogli così di appropriarsi del suo ultimo lavoro, una pièce teatrale che fingerà di aver scritto lui e che lo porterà a cambiare vita, nonché a riscuotere un discreto successo.

Ritroviamo Bertrand dopo qualche tempo: ora guadagna bene, ha una fidanzata e anche un agente, che lo pressa affinché scriva un’altra pièce di successo, come la precedente. Cosa evidentemente impossibile, visto che l’ha rubata.

A questo punto, incomincia il delirio più totale: Bertrand si rifugia, in cerca d’ispirazione, nello chalet di montagna della fidanzata, dove, per un motivo mai chiarito, trova uno sconosciuto, entrato commettendo effrazione ed intento a passare una notte con una (agguerrita) prostituta d’alto bordo, Eva, appunto (Isabelle Huppert). L’ex-gigolò riesce a cacciare l’intruso e scopre la donna nella vasca.

Eva lo accoglie calorosamente, nonostante si trovasse non invitata nel suo bagno ad esercitare una professione non propriamente legale, e quasi gli spacca la testa col primo oggetto contundente che si ritrova in mano. Dopodiché, scappa.

Bertrand, invece di rivolgersi alla polizia come più o meno chiunque farebbe in una situazione (per quanto improbabile) analoga, rimane – non solo letteralmente – “colpito” dalla donna e, da quel momento, sviluppa per lei una sorta di ossessione.

La cerca, la segue, inizia a scrivere su di lei (una pièce che anche la fidanzata, pur sforzandosi, non riesce a fare a meno di ritenere orribile). Parla di lei al suo agente (che, tanto per rendere sempre più “intrigante” la trama, è segretamente – più o meno – innamorato della fidanzata di Bertrand e che coglie l’attimo di sapere dell’esistenza di questa fantomatica Eva per provare a conoscerla pure lui, anvedi mai almeno lei sia disponibile a concedergli le sue grazie, visto che la fidanzata del suo protetto pare non volerne sapere).

Giusto per insaporire ancora un po’ il tutto, si aggiunge un marito (di Eva) in prigione, apparentemente in quanto mercante d’arte con qualche affare losco nel cassetto, anche se con un’attitudine che lo fa sembrare piuttosto un gangster assassino della peggio specie. E, già che degli elementi torbidi non se ne ha mai abbastanza, non si capisce se lui – il marito – sia ignaro di ciò che fa la moglie (a questo punto probabilmente costretta, per sopravvivere, a prostituirsi) mentre lui è in galera, o se invece ne è al corrente, è complice connivente di questo gioco perverso che Eva conduce trasformandosi a comando in squillo d’alto bordo.

Di male in peggio, si arriva al finale che – senza spoilerare – riesce nel difficile compito di peggiorare ulteriormente (ma perlomeno finisce).

https://www.youtube.com/watch?v=1M9GqJTBhuk

Un pastiche senza capo né coda

Eva è uno di quei (fortunatamente abbastanza) rari film che innervosiscono quasi per quanto siano mal concepiti. Pare una specie di coacervo di luoghi comuni, di varianti sul tema “perversione-erotica-sado-maso-soft-intellettuale”, alla “ho capito da 50 Sfumature che il genere funziona e allora mi ci butto a capofitto”.

E che faccio? Metto di tutto un po’:

  • l’ex-gigolò senza scrupoli che diventa lui stesso – dopo essere stato carnefice – vittima del suo (quasi) equivalente femminile (CHECK);
  • la squillo d’alto bordo sexy ma algida, di classe, non volgare, con una sfumatura tra il freddo e il sofferente che la rende intrigante e misteriosa (CHECK);
  • il marito forse consapevole forse no, in prigione ma col background del mercante d’arte colto e facoltoso – e qui entriamo nel campo forse della perversione dei ricchi, forse della “caduta degli dei” (leggi, dell’élite alto-borghese), che comunque soddisfa un certo sadismo da rivincita (CHECK);

Tanto per essere sicuri di non dimenticare niente, aggiungiamo anche l’agente, che è anche il miglior amico del suo protetto, e che comunque aspira a fregargli la fidanzata (che ha, per inciso, la metà dei suoi anni e che comunque un pensiero ce lo fa); un infarto; un incidente d’auto; un tentato omicidio, e chi più ne ha più ne metta.

Eva - Isabelle

EvaIsabelle Huppert si mette la parrucca per “andare al lavoro”

I protagonisti di Eva

Annaspano alquanto – come non potrebbero? – anche i solitamente impeccabili Isabelle Huppert e Gaspard Ulliel. L’inconsistenza della trama li porta a non riuscire a donare un reale spessore ai personaggi, che sembrano interagire più perché “è scritto così” che perché mossi da una effettiva motivazione.

Isabelle Huppert passa dall’assenza di espressione all’espressione del “cane addolorato”, battuto senza colpa e contro la sua volontà. Non si capisce se è d’accordo col marito o lo subisce, non si capisce se – non diciamo si innamora, ma quantomeno – si infatua di Bertrand, ha pena di lui, almeno, o semplicemente si gode sadicamente il suo averlo ormai completamente in pugno: sembra per buona parte del film in stato di trance.

Gaspard Ulliel pare costantemente alla ricerca di un senso, in questo accomunandosi agli spettatori – altrettanto persi nei meandri di questo tentativo non riuscito di thriller a metà strada tra l’erotico e il mentale. Passa dall’essere implacabile al diventare iper-fragile senza soluzione di continuità e senza che ci sia un vero e proprio antecedente che lo giustifichi o lo causi.

L’agente, Richard Berry, che quantomeno è in grado di dar prova di qualche cambiamento nella mimica facciale, ha una parte così avulsa da ogni possibile connessione logica interna che pare soffrirne fisicamente – e, quando sarà colto da infarto, dà l’idea di esserne quasi sollevato: la fine di una tortura per lui, attore, e per quelli che lo guardano.

Eva - protagonisti

Eva – i due protagonisti

Bilancio finale

Benoît Jacquot, il regista, ha la tendenza a giocare tra perversità e apparenza in tutti i suoi film.

In Eva, purtroppo, il gioco non gli è particolarmente riuscito. I vari elementi, probabilmente presenti nella trama originale del romanzo, risultano slegati, messi insieme per giustapposizione, come un elenco, senza che ci sia una consequenzialità, un accenno di psicologia, una logica anche vaga.

Isabelle Huppert e Gaspard Ulliel mantengono una presenza scenica ed un fascino personale che a tratti fa quasi sperare il film possa riuscire ad avere un senso. Ma l’impresa era titanica, e neanche la loro forza di attori comprovati (peraltro, tenuta in sordina per tutta la pellicola) riesce a salvare il destino del film.

Al punto che la domanda che sorge spontanea, uscendo dalla sala, è PERCHÉ?? Perché mai avranno scelto di farlo? Uno dei tanti misteri che restano irrisolti guardano Eva. Si sospetta trattasi di sadomasochismo.

One Response

  1. Elettra

Leave a Reply