La “Passione” per John Turturro

Sarà da questa sera nelle nostre sale, Passione, il docufilm di John Turturro sulla tradizione musicale napoletana. Senza banalità nè clichè, il film ci trasporta in un viaggio nel tempo tenendoci incollati alla sedia mentre ascoltiamo e guardiamo musicisti di ieri e di oggi che si divertono cantando.

La locandina del film

La locandina del film

Ho sempre pensato di non essere una grande amante della musica napoletana, se per questa s’intende la musica dei cantanti attuali, che conosciamo tutti e di cui preferisco non fare nomi. Quando poi ho saputo che John Turturro, attore e regista americano, seppur di origini italiane, era venuto a girare un film da noi sulla tradizione musicale partenopea, ho pensato: l’ennesimo film pieno di clichè e luoghi comuni sugli italiani.

Ultimamente infatti di film del genere (me ne viene in mente uno in particolare: Letters to Juliet) ne stiamo vedendo tanti. Sembra davvero che l’Italia sia diventata la location preferita dei registi stranieri. Peccato che ne usciamo sempre come i soliti latin lover mafiosi, amanti di pizza e spaghetti.

John Turturro e Lina Sastri

John Turturro e Lina Sastri

Solo un piccolo dubbio mi passava per la testa. Turturro è un attore che mi è sempre piaciuto: ho apprezzato molto infatti soprattutto le sue ultime interpretazioni nei film dei fratelli Coen (Il Grande Lebowsky o Fratello, dove sei?), ma anche il suo film da regista più famoso Romance and Cigarettes (con i bravissimi James Gandolfini, Susan Sarandon, Kate Winslet e Cristopher Walken). Così ho deciso di mettere da parte i pregiudizi e andare a vederlo.

E sono contenta di averlo fatto: come ha detto lo stesso regista in conferenza stampa, in questo film non vedrete pizza e mandolini ma solo musica, quella tradizionale napoletana che tutti inevitabilmente canticchiamo quando ascoltiamo.

E in Passione non riesci solo a canticchiare ma ti verrebbe voglia di alzarti e ballare insieme ai protagonisti per quanto si viene letteralmente trasportati in un mondo di sinfonie straordinarie: già solo guardando il trailer si può infatti avere un’idea, ma il film è molto di più.

Turturro passa con naturalezza da Massimo Ranieri a Raiz (uno dei miei cantanti napoletani preferiti), dagli Avion Travel a Peppe Barra, da Angela Luce ad un inedito Fiorello versione napoletana: quest’ultimo soprattutto, ma gli altri non sono da meno, è davvero fantastico nel cantare, in una location desertica, la famosa canzone Caravan Petrol in compagnia di un Turturro ballerino.

Fiorello e Turturro

Fiorello e Turturro

Il tutto con una fotografia molto particolare: quasi a voler sottolineare la gioia di vivere che i napoletani esprimono in qualsiasi cosa facciano, i colori sono sempre accesi e caldi e tra tutti spicca, a simboleggiare forse il sole che lì non manca mai, il giallo, che ritroviamo sempre in qualche dettaglio della scena, sia esso un fiore o una maglietta stesa ad asciugare tra i vicoli pittoreschi.

Unica eccezione: i filmati di repertorio in bianco e nero dei primo del novecento che il regista alterna a scene di vita reale. In tutto questo la parola Napoli non viene quasi mai detta, anche questo per evitare di cadere nel banale, essendo la musica dei napoletani. Solo nel finale, quasi fosse una dedica, Turturro ci saluta lasciandoci sognare con Napul’è di Pino Daniele.

Un intenso Massimo Ranieri

Un intenso Massimo Ranieri

Insomma un film che chiamare documentario significa sminuire e che va gustato dall’inizio alla fine facendosi trasportare in quella musica che ognuno di noi ha nel sangue e di cui, quando la senti, capisci che non puoi fare a meno di amare.

In occasione dell’uscita del film, John Turturro è venuto a Bari a presentarlo e noi di cinemio eravamo lì ad ascoltarlo.

2 Comments

  1. Antonella Molinaro

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